OPEN INNOVATION IN PRACTICE

Smart Home: che cosa cercano Amazon e gli altri nelle startup dell’Internet of Things

Il colosso USA ha acquisito per 90 milioni di dollari Blink, azienda fornitrice di un campanello e una videocamera di sorveglianza gestibili da remoto. Ora potrebbe sfruttarne la tecnologia per ottimizzare i consumi energetici dei suoi device. Ma tante altre realtà dell’IoT applicato alla sicurezza stanno attirando i grandi

Pubblicato il 23 Feb 2018

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Nel corso del 2017 il mercato delle soluzioni Internet of Things per la Smart Home in Italia è cresciuto bene, facendo registrare un +35% rispetto al 2016 e raggiungendo quota 250 milioni di euro. Sono principalmente due le tipologie di soluzioni che hanno lasciato il segno in questo mercato. In primo luogo le applicazioni per la sicurezza, che continuano – sulla scia di quanto già osservato nel 2016 – a trainare il settore, con sensori per porte e finestre in grado di rilevare tentativi di infrazione, videocamere di sorveglianza, serrature e videocitofoni. Seguono in termini di incidenza sulle vendite le caldaie e i termostati connessi per la gestione del riscaldamento, la cui crescita è dovuta principalmente alla capacità delle imprese di comunicare efficacemente i benefici ottenibili, in termini di comfort e risparmio energetico.

In questo scenario le startup giocano un ruolo fondamentale, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale: ad oggi oltre la metà dei prodotti in vendita sono offerti da startup. Nel corso della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things ne abbiamo analizzate 163 operanti a livello globale (+31% rispetto al 2016), di cui 124 finanziate da investitori istituzionali. Complessivamente negli ultimi tre anni sono stati raccolti quasi 1,2 miliardi di dollari, in linea con quanto fatto registrare nel corso del 2016.

Le soluzioni per la sicurezza e la gestione scenari si collocano ai primi posti tra le soluzioni offerte (il 45% delle startup ha sviluppato almeno un prodotto in questi due ambiti) ed è proprio l’area della sicurezza ad aver attratto i maggiori capitali da parte degli investitori: non è un caso che i tre round di finanziamento più ingenti del 2017 siano stati ottenuti da startup che hanno sviluppato campanelli smart (Ring, 109 milioni $), videocamere di sorveglianza (Lighthouse, 17 milioni $) e serrature connesse da applicare alla porta di casa (August, 25 milioni $).

Sempre più spesso, inoltre, si assiste a startup che sviluppano soluzioni complementari rispetto all’offerta tradizionalmente veicolata da grandi aziende, in primis produttori, compagnie assicurative, utility e OTT (Over-The-Top), che manifestano un crescente interesse verso queste nuove iniziative imprenditoriali, in ottica open innovation. Un esempio rappresentativo di questo fenomeno è il caso di Blink, azienda che ha realizzato un campanello e una videocamera di sorveglianza gestibili da remoto e che è stata acquisita da Amazon a fine 2017 per 90 milioni di dollari.

Ma cosa si nasconde dietro questa acquisizione? Come è noto, il colosso statunitense ha mosso i primi passi nel mercato Smart Home lanciando nel 2014 Amazon Echo, il proprio Smart Home speaker (supportato dall’assistente vocale Alexa): un vero e proprio hub – dotato di altoparlante, microfono, display e un processore in grado di renderlo smart – che nasce per ridurre la complessità di connessione e gestione di una pluralità di oggetti intelligenti eterogenei presenti in casa.

L’interesse di Amazon verso Blink non riguarda soltanto la possibilità di integrare la soluzione sviluppata dalla startup (la videocamera) all’interno della più ampia offerta del colosso statunitense per la casa, ma è dettato soprattutto dalla tecnologia su cui sono basati i chip proprietari, economici da produrre e al tempo stesso caratterizzati da consumi molto ridotti, tanto che le webcam Blink non sono alimentate a corrente ma a batteria, promettendo un’autonomia di ben 2 anni. Amazon potrebbe quindi sfruttare questi chip per ottimizzare i consumi energetici dei suoi più importanti device come la Cloud Cam e tutta la gamma di diffusori Echo, ma anche per la realizzazione di futuri dispositivi. Tutto ciò, inoltre, migliorerebbe notevolmente il servizio Amazon Key, attualmente disponibile negli USA, rendendolo ancora più comodo e sicuro.

L’acquisizione potrebbe dunque rappresentare per il colosso statunitense il tassello mancante necessario per completare il puzzle dell’offerta per la casa smart.

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Giulio Salvadori
Giulio Salvadori

Direttore Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano

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