#INNOVATIONFIRST

Dalmasso (Satispay): via il tetto dei 15 milioni e più deducibilità per gli investimenti in startup

15 milioni è il massimo che una startup può ricevere in 5 anni con vantaggi fiscali per chi investe. Eliminare questo tetto dovrebbe essere il primo provvedimento del Governo Conte secondo Alberto Dalmasso, CEO di Satispay, che sottolinea: le norme devono favorire l’innovazione e non inseguirla…

Pubblicato il 12 Set 2018

Alberto Dalmasso CEO e cofounder di Satispay

Alberto Dalmasso conosce bene la questione degli investimenti in startup perché con la sua l’ha superata alla grande. Satispay è stata una delle startup più finanziate del 2017 e in luglio ha chiuso un altro round da 10 milioni con un aumento di capitale fino a 15. Perché questo è il massimo che una startup innovativa può ricevere nell’arco di 5 anni con vantaggi fiscali per chi fa l’investimento. «Eliminare questo tetto è la prima cosa che il Governo dovrebbe fare per liberare nuovi investimenti sulle startup e sulle Pmi innovative», dice Dalmasso intervenendo nel dibattito #InnovationFirst, avviato da EconomyUp prima delle elezioni del 4 marzo e ora rilanciato in attesa dei primi provvedimenti del Governo Conte sul fronte innovazione e anche  in vista dell’indagine conoscitiva del Parlamento che presto partirà sull’ecosistema italiano.

Il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha detto alla Camera che intende spingere sul pedale delle risorse finanziarie a favore delle startup, con un fondo per il venture capital.  Ovviamente startupper e venture capitalist sono tutti interessati e in attesa. Ma intanto ricordano la necessità di semplificare, semplificare e rendere la vita più facile alle nuove imprese, come a tutte le imprese.

Dalmasso è parzialmente ottimista: «Il contesto delle startup italiane è positivo, la regolamentazione invece risulta penalizzante: le norme sono complesse e non tutti possono farsi accompagnare da consulenti legali», dice. «Inoltre, sul fronte investimenti manca la reale informazione su dove reperire i capitali. Si è diffusa molta aspettativa sugli incubatori e sui venture capital, ma questi nel panorama italiano sono ancora pochi e piccoli». Un ruolo decisivo in questo scenario tocca quindi alle aziende, grandi ma non solo. Nel contempo si è sviluppato un ecosistema costituito da aziende private, che hanno molta voglia di investire nelle realtà innovative. In quest’ottica sarebbe interessante incentivare misure di defiscalizzazione degli investimenti nelle startup innovative.

Un sostengo all’Open innovation, quindi. Ma come incentivare la relazione delle imprese con le startup?
Questo è un tipo di approccio che le imprese devono maturare e adottare autonomamente e su cui non credo si debbano riversare ruoli e responsabilità alle istituzioni.

Alberto, che cosa ti aspetti dal Governo per il futuro delle imprese innovative?
Mi aspetto una semplificazione delle norme e uno snellimento della burocrazia. Penso inoltre che sarebbe interessante vedere un’inversione del trend degli ultimi anni. Fino a oggi abbiamo visto che le norme venivano sviluppate rincorrendo l’innovazione. Se invece le proposte fossero mosse dalle necessità delle giovani imprese, la regolamentazione non andrebbe a rincorrere l’innovazione ma, al contrario, la favorirebbe. Questo è quello che noi abbiamo visto accadere in Europa con la nuova regolamentazione sui pagamenti. Sulla scia di questa normativa moltissime giovani imprese sono riuscite a creare servizi innovativi, proprio come Satispay. 

Quale dovrebbe essere il primo provvedimento del Governo a favore dell’innovazione?
Incrementare gli incentivi agli investimenti in startup e pmi innovative, eliminando il limite di 15 milioni di capitali raccolti e incrementando ulteriormente la deducibilità.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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