La storia

Slowd, la startup per i designer nata tra passione e destino

Una famiglia di artigiani, un incontro fortunato alla macchinetta del caffè e l’amore per l’artigianato hanno permesso ad Andrea Cattabriga, architetto 33enne, di creare insieme a Sebastiano Longaretti un marketplace che valorizza il made in Italy e la distribuzione a km0

Pubblicato il 01 Ott 2014

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“Era già tutto scritto nel mio DNA”. Quando chiedi ad Andrea Cattabriga, founder di Slowd, perché ha creato una startup che si occupa di artigianato e design, risponde così. E non ha tutti i torti. Perché lui, emiliano 33enne con una laurea in architettura, ha alle spalle una famiglia di artigiani: “il nonno paterno gestiva un’officina meccanica, la nonna era pastaia; i nonni materni, invece, lavoravano nel settore del maglificio e il papà si occupa di incisioni su marmo e pietra” racconta. Non è strano, dunque, che abbia sviluppato un interesse verso ciò che è manuale e creativo e che abbia scelto di studiare architettura all’Università. “Sono stato tre anni al Politecnico di Milano, poi alla Sapienza a Roma. In mezzo ci sono un Erasmus in Germania e poi un tirocinio internazionale in Brasile, dove ho lavorato in uno studio di architettura partecipando al recupero di favela”.

E come tutti i giovani che viaggiano, Andrea pensa in grande: “Mi sento a casa in tutta Europa – racconta -. L’esperienza all’estero ti insegna a sviluppare progetti che non abbiano rilevanza soltanto nel tuo territorio di provenienza, ma che vadano oltre”.

È questa la premessa per la creazione di Slowd. E il passo decisivo per mettere in piedi la startup arriva dall’incontro con Sebastiano Longaretti, 34 anni, architetto bergamasco, con esperienza di ricerca alle spalle. “È stato il classico incontro alla macchinetta del caffè: ci siamo incontrati in uno studio di architettura e abbiamo notato come avessimo entrambi l’esigenza di scambiarci prodotti per il design. Da un bisogno prettamente personale, poi, abbiamo capito che era possibile creare una piattaforma che realizzi il vero design a chilometro zero: l’idea di business di Slowd è cercare di risolvere contemporaneamente i bisogni del designer emergente e della domanda di prodotti di qualità ad un prezzo accessibile per l’utente finale. Come? Creando una fabbrica diffusa , un network di imprese artigiane di qualità attivabile in ogni momento vicino al cliente finale”.

Un’idea azzardata in un momento in cui made in Italy e artigianato sembrano essere in difficoltà. “Niente affatto – continua Andrea Cattabriga -. I giovani designer sono alla ricerca di possibilità di produzione dei propri progetti, ma spesso devono sottostare alle logiche della grande produzione e all

e strategie ermetiche di posizionamento delle aziende. Solitamente è difficile ottenere anche solo un colloquio per sottoporre i propri progetti. Nel caso in cui si riesca ad ottenere un interessamento, il più delle volte, i progetti sono poi sottopagati o addirittura opzionati senza possibilità di produzione. L’alternativa che Slowd offre è basata su royalties al 10% (a fronte di un 1,5 – 2 % di media) e sulla possibilità di far iniziare la produzione e la vendita partendo da un solo pezzo alla volta. Anche molte imprese artigiane in difficoltà, dopo la continua contrazione del fatturato di questi anni, sono alla ricerca di possibilità di rilancio che passano necessariamente per la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e nuove strategie. Se tutto questo si configura come certamente inaffrontabile in termini di tempistica e investimenti richiesti, Slowd ha invece una risposta veloce ed efficace, portando a queste imprese nuovi prodotti e uno strumento di vendita online di cui non devono curare lo sviluppo e la gestione, oltre che una serie di servizi legati al marchio ‘Artigiano a Km Zero’”.

Era il 2012 quando i due co-founder si sono buttati a capofitto nel progetto: “L’idea ha vinto il bando per l’incubatore Knowbell promosso dalla Fondazione Democenter-Sipe di Modena, oltre ad aver vinto uno dei grant di Working Capital. Un passo fondamentale per la vita della startup perché abbiamo capito due cose fondamentali: dovevamo iniziare subito a pensare come imprenditori, lavorando sulla comunicazione e sul marketing e non solo sulle idee; inoltre abbiamo capito che le otto ore di lavoro dedicate al progetto non bastavano più. Oggi lavoriamo su Slowd dalle 15 alle 18 ore al giorno”. Un bell’impegno, dunque. Spesso guardato con scetticismo dalla famiglia: “I miei genitori sanno che l’impegno porta sempre buoni risultati. Ma non nascondo che a volte, quando mi vedono cedere quote della società o impegnare denaro con altre persone, mi guardano come se fossi un bambino che gioca a fare l’imprenditore. Si preoccupano, ma è normale”.

Una preoccupazione, infondata, però. Perché, almeno fino ad oggi, i numeri danno ragione ad Andrea: “Sono attualmente oltre 200 i designer professionisti iscritti, mentre circa 15 quelli con i quali abbiamo sviluppato i prodotti visti all’ultimo Fuorisalone di Milano. All’inizio dell’anno è stata lanciata la nuova piattaforma web che permetterà a designer e artigiani di muoversi in autonomia, incontrandosi, prototipando e sviluppando i prodotti, rendendo il processo scalabile ed autonomo. L’obiettivo per il 2014 è di raggiungere una massa critica di 400 designers e 100 imprese artigiane italiane, sviluppando parallelamente le strutture operative in UK e Danimarca dove già operano due country manager. Per il 2015 lo scopo è triplicare questi numeri, per garantire a Slowd una sostenibilità economica ed un attivo già dal secondo anno, rappresentando quindi anche in termini economici, un approccio “slow” alla crescita d’impresa” conclude il founder.

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