La storia

Taskhunters, così abbiamo fatto una startup lavorando a distanza

La piattaforma che fa incontrare chi non ha tempo con studenti universitari disposti a sbrigare piccole faccende quotidiane è stata creata da quattro amici di Treviso under30 che vivono in parti diverse del mondo, da Milano a Dubai. Ecco come hanno fatto. Con quali strumenti e quali vantaggi. Anche per lo sviluppo del progetto

Pubblicato il 02 Ago 2016

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Il team di Taskhunters

Lorenzo Teodori è un consulente di 29 anni esperto di IT, fintech e user experience che per circa un anno ha lavorato in Svizzera. Marco Premier, 29 anni, è uno sviluppatore e vive a Dublino. Francesco Piovesan, 28 anni, che si occupa di finanza e marketing strategico, è a Dubai e sta per concludere un’esperienza professionale in una multinazionale. Alberto Mora, 29 anni, copywriter, è di stanza a Milano. Questi quattro ragazzi di Treviso, a cui si è aggiunto come consultant anche il developer irlandese Jessy Conroy, 36 anni, sono la dimostrazione che non serve trovarsi nello stesso luogo fisico per dare vita a una startup.

La loro creatura, Taskhunters, è stata sviluppata in remoto da quattro angoli diversi del pianeta. E anche se a breve due degli expat – il ceo Lorenzo e il cfo Francesco – si trasferiscono a Milano, dove la società ha sede, per lavorare full time sul progetto, i due componenti del team che risiedono in Irlanda continueranno per il momento a operare da lì.

Quello che questi ragazzi hanno concepito a distanza è un marketplace online di task, ovvero quelle piccole

Lorenzo Teodori, ceo e cofounder di Taskhunters

faccende quotidiane che molti lavoratori non hanno tempo di svolgere e che possono essere affidate agli studenti universitari in cerca di lavoretti per arrotondare il proprio reddito. In Italia, il servizio interessa potenzialmente a 2,5 milioni di persone oberate di lavoro e a una platea di 650mila universitari.

Gli utenti dell’app, attiva dallo scorso luglio per iOS e Android, possono chiedere agli universitari iscritti alla piattaforma di fare lavori occasionali di vario tipo, dal ritirare gli abiti in lavanderia all’ organizzare i contenuti di una presentazione di lavoro.

Il funzionamento è abbastanza intuitivo. Gli utenti pubblicano la richiesta descrivendo il task e indicano il prezzo che sono disposti a pagare. Gli studenti che vedono il lavoretto, in base alla geolocalizzazione possono proporsi per svolgerlo e, tramite una chat integrata, comunicare con il richiedente per farsi affidare la commissione e mettersi d’accordo sulla ricompensa.

Marco Premier, cto e cofounder di Taskhunters

Una volta eseguito il lavoro, il “tasker” viene pagato attraverso Stripe, il sistema di pagamento virtuale integrato nell’app. Poi, sia al lavoratore che allo studente è richiesto di lasciare una valutazione reciproca per generare un circuito man mano più affidabile.

E sulla fiducia si è basato anche Lorenzo Teodori, che della startup è ceo e cofounder, per capire chi coinvolgere nel progetto. “Durante i miei studi tra Padova, Milano e Anversa, ho sempre cercato lavoretti temporanei per finanziarmi”, racconta a EconomyUp. “Invece, quando sono entrato nel mondo del lavoro, ho iniziato, come molti consulenti, ad avere poco tempo per me stesso. Così, mettendo insieme il ricordo del mio passato da studente e la mia condizione di lavoratore, un anno e mezzo fa ho pensato a Taskhunters. Ho buttato giù l’idea e ho contattato le persone fidate che avessero le competenze per portarla avanti, a partire da Marco, il cto, con cui abbiamo lavorato allo sviluppo del primo prototipo, e proseguendo con gli altri componenti del team, anche se si trovavano in zone del mondo diverse”.

I quattro del nucleo italiano della startup erano tutti amici di vecchia data. Forse è stato anche per questo che la creazione di un metodo per coordinare il lavoro a distanza si è rivelata meno complicata del previsto. Tutto è fatto utilizzando strumenti piuttosto comuni. “Organizziamo 2-3 call a settimana con Google Hangout e Skype in orari post-lavorativi, per allinearci sui lavori che ognuno sta portando avanti, discutere e confrontarci”, spiega Alberto Mora, communication manager della startup e unico tra gli italiani di Taskhunters che per ora ha scelto di mantenere il doppio lavoro continuando a fare il copy per l’agenzia Havas Worldwide.

Con Dropbox condividiamo online il materiale e i documenti. Con le e-mail portiamo avanti le discussioni su particolari argomenti e condividiamo

Alberto Mora, communication manager di Taskhunters

informazioni. Con Whatsapp ci teniamo in contatto 24 ore su 24 e segnaliamo eventuali questioni su cui intervenire tempestivamente. Poi abbiamo usato Slack come sistema di instant messaging per metterci in contatto con gli utenti di Taskhunters e raccogliere feedback e Jira per pianificare e monitorare le attività di ogni membro del team. In ogni caso, gli altri compagni del team sono in arrivo in Italia quindi da ora in poi il tool più utilizzato, se così si può dire, diventerà l’interazione di persona”. Lo spazio in cui interagiranno è Speed MI Up, l’incubatore di Università Bocconi, Camera di Commercio e Comune di Milano, che ha da poco accolto il team.

Nello specifico, i tipi di lavoretti che possono essere effettuati attraverso Taskhunters rientrano in dieci categorie: shopping, faccende domestiche, assistenza personale, lezioni, mobili e arredamento, trasloco, pet care, ritiro e consegna, assistenza computer, graphic design. Il guadagno della startup arriva da una percentuale trattenuta sul compenso dello studente pari al 18,3%.

Il modello è simile a quello dell’azienda che più si è imposta nel mercato dei lavori occasionali in Europa e oltreoceano: Taskrabbit. “Ma ci sono alcune differenze sostanziali”, spiega il ceo. “Per esempio, i nostri tasker sono soltanto studenti, verificati attraverso l’indirizzo e-mail dell’università. Il nostro obiettivo è di non favorire in alcun modo il lavoro precario offrendo un’attività temporanea ai disoccupati. Coinvolgendo gli studenti, non corriamo questo rischio e forniamo uno strumento utile per autofinanziarsi e sgravare i genitori dai costi della permanenza all’università”.

Francesco Piovesan, cfo di Taskhunters

Taskhunters poi si distingue anche nel modo in cui guida domanda e offerta a trovare un punto di incontro e nella natura della relazione tra i vari soggetti in causa. “Il prezzo non è basato su un tariffario esposto dagli universitari ma è contrattabile”, continua Teodori. “Inoltre, non esiste un contratto tra noi e i tasker, ma solo tra tasker e richiedenti: a entrambe le parti è erogata una ricevuta di collaborazione occasionale tra privati”.

Un’altra differenza, innegabile, con Taskrabbit è la quantità di risorse raccolte: se la piattaforma americana in otto anni di vita ha già chiuso round per quasi 38 milioni di dollari, la startup italiana si è appena messa alla ricerca di finanziatori. “Abbiamo già ricevuto chiamate da parte di incubatori e investitori interessati al team, al progetto e a come lo stiamo sviluppando”, conclude il ceo.

“Uno degli aspetti più apprezzati è la nostra idea di espansione.

Jessy Conroy, mobile developer consultant

Dopo aver coperto tra quest’anno e il prossimo Milano e gli altri principali poli accademici italiani, puntiamo a espanderci dal 2018 in città europee come Londra, Madrid, Lisbona, Berlino e Parigi: così il bacino potenziale arriverebbe a 20 milioni di utenti e 2,5 milioni di studenti. Contiamo di crescere attraverso varie strade. E una è proprio la creazione di un network con università e studenti, in cui proponiamo ad alcuni ragazzi di diventare nostri ‘ambasciatori’ in cambio di gadget e guadagni più elevati”.

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