Incubatori

H-Farm, dall’Aim al listino principale entro 2 anni

Il titolo dall’inizio dell’anno ha perso oltre il 20%. “Abbiamo fatto qualche errore ma il mercato delle Pmi è poco liquido”, dice Riccardo Donadon che in occasione dell’InvestorDay ha annunciato l’intenzione di lasciarlo. L’incubatore, che nel primo trimestre ha fatturato 5,8 milioni, cerca nuove sedi a Milano e in Europa

Pubblicato il 13 Mag 2016

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Riccardo Donadon, fondatore e amministratore delegato di H-Farm

“La flessione del titolo di H-Farm in Borsa? È dovuta anche a qualche nostro piccolo errore legato ad acquisizioni prima della quotazione. Dobbiamo imparare ancora qualcosina in più”. Così Riccardo Donadon, ceo e cofondatore di H-Farm, spiega durante l’Investor Day del 12 maggio il calo del titolo dell’incubatore-acceleratore di Roncade (Treviso), passato da un valore di 1 euro il giorno della quotazione, (0,99 euro il 13 novembre), a 0,78 euro l’11 maggio: circa il 22% in meno.

Quali sono stati i piccoli errori? Acquisizioni con scambio di azioni che chi è stato comprato non ha ritenuto di dover tenere. “È bastata qualche vendita per condizionare il mercato AIM, che essendo poco liquido, non ha dato al nostro titolo la possibilità di muoversi facilmente”, continua Donadon. “Anche per questo ci siamo presi l’impegno di lasciare l’AIM e di andare sul mercato principale nel giro di due anni”.

La Borsa però non è tutto. “L’andamento del titolo sul mercato AIM non rispecchia per nulla l’andamento effettivo dell’azienda, che invece è positivo”, dice con soddisfazione Donadon. “Non ci sono state novità ed eventi che hanno inciso sull’andamento del titolo. Le flessioni – ragionano da Ca’ Tron – sono soprattutto legate al fatto che nei primi mesi dell’anno quasi tutti i titoli sul mercato italiano hanno perso il 20-25 per cento al di là delle performance reali delle aziende. Anzi, ci sono state grandi imprese italiane, che non hanno avuto problemi reali, ma che in Borsa hanno perso moltissimo. La realtà è che un mercato poco liquido come l’AIM, per quanto dia un’impostazione e faccia fare le ossa, a volte è penalizzante”.

I numeri presentati agli investitori non fanno pensare a un’azienda in difficoltà. Nei primi tre mesi dell’anno, il fatturato consolidato è stato di 5,8 milioni di euro, trainato dalla divisione Industry (5,3 milioni, 170 persone occupate) dedicata ai servizi di digital transformation per le aziende. Nel primo trimestre H-Farm (fatturato 2015 pro forma di 24,8 milioni) ha poi registrato una posizione finanziaria netta positiva di 11,7 milioni.

Nell’area dell’accelerazione sono in partenza due dei cinque programmi da 4 mesi ciascuno, organizzati sulla base di una partnership con Cisco. Questi primi corporate accelerator, del valore di 600mila euro, saranno dedicati alla moda e al food. Il primo avrà come partner aziende come Diesel, Percassi, Miroglio, OVS e Sinv. Il secondo conterà sulla partecipazione, tra gli altri, di Coldiretti e Autogrill.

Nella divisione Education, nella quale H-Farm mira a ridisegnare i percorsi scolastici alla luce dell’innovazione digitale, Ca’ Tron ha già completato le iscrizioni per l’anno accademico 2016/2017 dell’H-International School e potrebbe duplicare le sezioni.

Per quanto riguarda gli investimenti (divisione guidata da Roberto Bonanzinga, ex Balderton Capital), sono stati impegnati 1,1 milioni nel primo trimestre in 11 imprese.

La sfida ora è quella dell’espansione. Donadon ha annunciato l’apertura di una nuova sede più grande a Milano, che vada a integrare o sostituire quella di via Solferino, e ha dichiarato di cercare location in Europa dove esportare il modello H-Farm.

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