sharing economy

Gnammo: «La politica si apre all’innovazione. O almeno cerca di capirla»

La startup che ha ideato un portale per prenotare pranzi e cene in case altrui è stata convocata alla Camera per discutere di social eating e home restaurant. «Prima di emanare norme e regole, hanno ascoltato il nostro punto di vista» dice il cofounder Cristiano Rigon

Pubblicato il 27 Gen 2016

gnammo-social-eating-150709212358

“La politica si apre all’innovazione. O, almeno, cerca di capirla”. Parola di Cristiano Rigon, cofounder di Gnammo, startup che ha ideato un portale di social eating per prenotare pranzi o cene in case altrui attraverso Internet, che è stato convocato in audizione presso la X Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati. Un incontro dal quale il ragazzo è uscito soddisfatto. E speranzoso.

Gnammo, tutto quello che vorreste sapere sull’Airbnb della tavola

“’Rigon, questa è l’audizione più lunga alla quale io abbia mai partecipato’ ci ha detto il Presidente Epifani dopo più di un’ora di confronto e dibattito” dice lo startupper. “Segno che la politica ascolta ciò che le startup hanno da dire in fatto di innovazione”.

Il caso Gnammo era scoppiato lo scorso giugno, quando il Ministero dello Sviluppo economico ha chiesto il rispetto di nuove regole e in particolare ha segnalato la necessità della Scia, dichiarazione di inizio attività, per chi fa il ristorante in casa.

Dopo Uber scoppia il caso Gnammo, home restaurant sotto la lente del Mise

La risoluzione è stata diffusa dal ministero in risposta a una email di una Camera di Commercio che chiede di “chiarire come configurare l’attività di cuoco a domicilio e se tale attività possa rientrare fra quelle soggette alla Segnalazione Certificata di Inizio di Attività (Scia) da presentare al Comune di residenza, al fine di stabilire in modo chiaro l’iter da seguire per garantire il controllo dei requisiti professionali a tutela del consumatore finale”.

Nella stessa email venivano chieste informazioni su “apertura e gestione di un Home Restaurant, ovvero un’attività che si caratterizza per la preparazione di pranzi e cene presso il proprio domicilio in giorni dedicati e per poche persone, trattate come ospiti personali, però paganti”. A questo riguardo si specificava che “realtà di questo genere esistono già a Roma e Milano e sono presenti anche con domini su siti web”.

Allora, si parlò di una chiusura della politica alla sharing economy, visto che sempre la scorsa estate, pochi giorni prima della risoluzione, era scoppiato il caso UberPop, bloccata dal Tribunale di Milano per “concorrenza sleale” nei confronti dei tassisti.

“Dopo aver sentito rappresentanti e associazioni di categoria, la Commissione ha voluto ascoltare anche il nostro punto di vista e le nostre motivazioni” continua Rigon. “È stata l’occasione per rivedere la risoluzione 7/00824 promossa dall’onorevole Senaldi sulla differenziazione che Gnammo chiede di fare tra le attività di Social Eating, in cui un soggetto propone eventi culinari nella propria abitazione, occasionalmente senza organizzazione d’impresa rivolta al pubblico, dal caso in cui la stessa attività sia organizzata regolarmente o, comunque, con un’impresa rivolta al pubblico, cioè l’Home Restaurant” continua il giovane imprenditore.

“Abbiamo proposto alla Commissione di valutare e porre dei confini numerici tra dove finisce il social Eating ed inizia l’Home restaurant, che possono essere identificati in 8 eventi nel mese, oppure 30 in un anno, ed in ogni caso entro una transato di 5mila euro all’anno. Oltre questi limiti riteniamo che il cook abbia una finalità che va oltre la convivialità e quindi siano necessarie norme di regolamentazione quali una SCIA semplificata ed unica a livello nazionale, la formazione dei cuochi secondo precisi contenuti relativi ad HACCP (cioè il protocollo in materia di igiene alimentare) e sicurezza alimentare e la redazione di un manuale, anche se relativo ad una struttura domestica, di autocontrollo HACCP”.

Un codice per distinguere tra social eating e home restaurant

“Abbiamo anche parlato delle tematiche relative alla fiscalità che deve essere seguita da un soggetto che offre servizi di Home Restaurant, ma soprattutto sulla sicurezza e l’igiene alimentare, tema su cui Gnammo è attento e per cui entro il mese di Marzo produrrà corsi on line per tutti i propri cuochi, con l’intento di ridurre l’incidenza domestica delle intossicazioni alimentari e diffondere cultura in materia”.

“Non siamo ancora arrivati a un accordo – conclude il neo-imprenditore -, non c’è nessuna promessa: ma ci hanno ascoltato con interesse. E questa è già una vittoria. Per l’innovazione e per la politica”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 3