Business & Creatività

Corporate Art, cosa succede quando l’azienda “assume” un artista

La startup pptArt, piattaforma di opere in crowdsourcing, lancia a Roma una mostra dedicata alle opere d’arte commissionate dalle imprese. Grandi nomi del passato si sono cimentati nel genere, i contemporanei continuano a farlo. E la strada può rivelarsi fruttuosa anche per gli startupper

Pubblicato il 30 Giu 2015

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L'opera di street art dipinta per Banca Ifis da Riccardo Bernucci

Arte e impresa: un matrimonio che s’ha da fare, anzi da rifare, perché in passato ci sono stati prestigiosi esempi in tal senso. È con questo intento che è stata organizzata a Roma dalla startup pptArt la mostra “Corporate Art”, mirata appunto a recuperare la tradizione di collaborazione tra i due mondi evidenziando i recenti segnali di riscoperta delle potenzialità artistiche all’interno di processi di marketing, responsabilità sociale e comunicazione aziendale. In altre parole: rilanciare il mercato della corporate art.

Nel secolo scorso artisti storici quali Renato Guttuso, Mario Mafai o Giuseppe Riccobaldi, solo per fare qualche nome, sono stati chiamati a realizzare opere per società come Esso, Strega Alberti o Martini. Più di recente Ugo Nespolo ha messo la sua arte a disposizione di Caffarel disegnando immagini finite poi sulle scatole di cioccolatini, Emilio Tadini ha stretto un legame con Sisal, che ha utilizzato il suo lavoro per le schedine di gioco, e Peter Max ha dato vita a forme e colori destinati a illustrare le carte dell’American Express. Queste opere, eseguite su committenza industriale, non hanno minore valore artistico di quelle scaturite dall’ispirazione personale, come si può constatare visitando la mostra (dove le suddette opere sono esposte) aperta fino all’11 ottobre alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea (Gnam) di Roma.

La startup organizzatrice dell’evento ci mette un ingrediente in più, quello del crowdsourcing. Fondata e presieduta da Luca Desiata, dirigente dell’Enel e docente di Corporate Art al Master of Art della Luiss Business School di Roma, pptArt è il frutto della creatività collettiva dei suoi artisti. In pratica il team mette in contatto domanda e offerta attraverso un semplice meccanismo: per il cliente è sufficiente compilare un modulo online, specificando budget e dettagli del progetto. La richiesta viene condivisa in esclusiva con la piattaforma di centinaia di artisti internazionali riuniti sotto l’ala di pptArt (a tutti è stato richiesto di firmare un manifesto di adesione) che, a loro volta, inviano le proposte. Gli advisor ne selezionano una decina e presentano al cliente una short-list tra le quali può scegliere quella che più lo soddisfa. Una percentuale della transazione sull’importo fatturato al cliente va alla piattaforma, il resto all’artista. A detta del founder Desiata, la startup procede spedita nel suo percorso imprenditoriale, sta fatturando e non ha avuto finora necessità di finanziamenti esterni, che probabilmente andrà a cercare solo allo scopo di scalare e garantirsi l’espansione.

Uno dei percorsi più “naturali” e fruttuosi per questo tipo di startup sembra proprio essere la corporate art. All’interno della mostra ci sono tre progetti di artisti del collettivo: un “Apollo e Dafne” ideato per una società di consulenza da Giancarlo Lepore (un artista che è anche professore universitario e che ha appunto vinto il contest interno per la realizzazione dell’opera), un quadro voluto da una società di giochi online e un ritratto di un (misterioso) top manager italiano eseguito da Marcello Reboani. Il resto dell’esposizione è un esempio di come si può proseguire su questa strada già percorsa da nobili predecessori. Tra le opere esposte “La grande fiaba” di Tadini, una stampa di Romero Britto per “Absolute Vodka”, un’opera di Marco Lodola per Fabbri, una Vespa dipinta da Reboani, un poster del 1938 di Riccobaldi per Martini & Rossi, la tela “Raffineria” di Giuseppe Santomaso per Esso Italiana, una pittura che ritrae la macchina da caffè Marzocco fatta da Bicio (Fabrizio Folco Zambelli) e molto altro.

Per quanto riguarda il passato la mostra offre una triade d’eccellenza composta da Renato Guttuso, Mario Mafai e Beppe Guzzi, chiamati nel secolo scorso a dipingere quadri in occasione del Premio Strega, fondato a Roma nel 1947 da Maria e Goffredo Bellonci con il contributo dell’imprenditore Guido Alberti, nato a Benevento e comproprietario della fabbrica di torroni Alberti e del Liquore Strega. I tre quadri sono magnificamente ispirati alla leggenda delle streghe di Benevento.

Un caso contemporaneo di dialogo tra artisti e aziende è invece quello che vede protagonista Banca Ifis: nel 2013 l’istituto ha chiamato a raccolta tutti gli street artist desiderosi di realizzare la grafica relativa a un conto bancario attraverso un contest su Facebook. La Rete ha scelto il vincitore, Riccardo Bernucci, che ha poi eseguito l’opera dal vivo durante un flash mob nella stazione di Santa Lucia a Venezia. Oggi è tra quelle in esposizione allo Gnam.

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