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Shark Tank, le parole per capirlo

Giovedì 4 giugno va in onda la terza puntata del programma di Italia1 dedicato alle startup. Per orientarsi nel gergo di investitori e startupper, ecco un mini-dizionario preparato da StartupBusiness, da deal a pivot, da burn rate a write off.

Pubblicato il 02 Giu 2015

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Giovedì 4 giugno andrà in onda in prima serata su Italia1 la terza puntata di Shark Tank, format internazionale che vede cinque investitori scommettere il loro denaro su startup e idee innovative.

Per capire il mondo dell’investimento in startup rappresentato anche da questo programma televisivo ecco un vero e proprio mini-dizionario curato da StartupBusiness.

Gergo base

Startup. è un’attività d’impresa innovativa nella sua fase di avvio. Può, e generalmente è, basata su una componente tecnologica molto forte, a volte tutelabile attraverso brevetti. Per essere appetibile agli occhi dell’investitore la startup deve essere scalabile e “fast growing”, cioè capace di crescere velocemente in diversi mercati, anche internazionali.

Investitore. Può essere di diversi tipi, nelle aziende startup generalmente investono business angel (rappresentati nel programma da Cannavale e Vigorelli), fondi di venture capital (Dettori di Dpixel) e investitori dal mondo industriale (Bonetti e Costanza).

Deal. Investimento effettuato da un investitore nel capitale di rischio. Nel programma alla conclusione di un pitch che ha raccolto il consenso, abbiamo visto apparire la scritta “Affare Concluso”. In realtà, ciò che la startup ha ottenuto in quel momento è il “committment” cioè l’impegno dell’investitore a portare la startup nella fase di due diligence, che se si conclude bene, porta all’investimento effettivo.

Elevator pitch o semplicemente pitch. Si tratta della modalità di presentazione in cui la startup in pochi minuti illustra a potenziali investitori e partner industriali le sue attività e il suo progetto d’impresa. Gli elevator pitch possono avere una durata compresa tra il minuto e mezzo e gli 8-10 minuti e sono supportati da una presentazione di poche slide denominata pitch deck o da modalità più creative e variegate, come abbiamo visto nello show tv.

Equity. Capitale proprio dell’azienda, versato, generalmente, attraverso la sottoscrizione di titoli azionari o quote. La sua remunerazione dipende dalla redditività e dal successo dell’iniziativa, sia in termini di utile prodotto e distribuito ai soci tramite dividendi, sia in termini di aumento di valore delle azioni. L’investitore in cambio del suo apporto chiede una parte di equity, variabile in base a diversi elementi tra cui l’evaluation pre-money, cioè il valore della startup prima dell’investimento. Nella prima puntata di Shark Tank abbiamo visto la startup Airlite chiedere l’investimento più alto (750k) a fronte dell’equity minore (3%), (quindi con un’evaluation piuttosto elevata) accettata senza battere ciglio da Cannavale. La startup ha una forte componente tecnologica (basata su nanotecnologia e brevettata), ha già fatturato interessante, un team solido, rapporti già instaurati con mercati esteri.

Exit. Termine con il quale si identifica il disinvestimento, e cioè la cessione, totale o parziale, della partecipazione detenuta dall’investitore al temine di un’operazione di investimento e una volta raggiunti gli obiettivi di creazione di valore all’interno dell’azienda partecipata. La exit può per esempio avvenire per operazioni di acquisizione o per quotazione in Borsa.

Business angel. Sono gli investitori cosiddetti informali, di solito singole persone con dispnibilità finanziaria tipo manager o imprendiori che si appassionano a una startup e portano a essa sia capitale sia esperienze, conoscenze, contatti. I business angel a differenza dei fondi di investimento investono risorse proprie e spesso la loro motivazione non è esclusivamente finanziaria. I business angel investono anche in gruppo al fine di differenziare le operazioni e quindi distribuire il rischio.

Execution. E’ la capacità del founder e del team di una startup di realizzare efficacemente quanto nei piani di sviluppo della società, sia a livello tecnologico e sviluppo prodotto, che di mercato. Non è scontato che la stessa persona che ha delle brillanti idee, sia anche capace di metterle in pratica, perciò il team è uno degli elementi che convincono l’investitore. Nella puntata si è visto molto bene con la startup MammaMenia, che ha colpito sopratutto per la forza della sua founder.

Business plan. Documento nel quale un progetto di impresa, o un piano di sviluppo, viene esposto in termini di linguaggio aziendale, con riferimento alle variabili strategiche, tecnologiche, commerciali ed economico-finanziarie. Esso è la base per la richiesta del capitale di rischio e quindi è, spesso, per l’imprenditore il primo strumento di contatto con l’investitore istituzionale.

B2a, b2b, b2c, b2b2c. Sono le sigle che indicano come il modello di business intende rivolgersi al mercato: b2a significa che si rivolge alla pubblica amministrazione, b2b che è un modello da business a business quindi i clienti sono altre imprese, b2c indica che il cliente è consumer, quindi l’utente finale, mentre b2b2c indica che il prodotto è pensato per l’utente finale ma che è venduto tramite altre aziende che a loro volta lo portano sul mercato al dettaglio.

Closing. Momento della conclusione di un’operazione di investimento, generalmente coincidente con la girata delle azioni (quote) della società acquisita e il conseguente versamento del prezzo di acquisto da parte dell’investitore.

Due diligence. Insieme di attività, svolte direttamente dall’investitore o per mezzo di consulenti esterni, volte ad approfondire, preventivamente all’investimento, “lo stato di salute” dell’impresa e la corrispondenza dei contenuti del business plan.

Gergo avanzato

Acceleratore. Programmi di supporto allo sviluppo delle startup che hanno una durata definita e che prevedono il coinvolgimento di mentor e partner industriali. Di solito ogni programma termina con un demo day in cui le startup incontrano imprese e investitori.

Burn Rate. La velocità con la quale la startup spende le risorse finanziarie rese disponibili dai finanziamenti. Più il burn rate è elevato meno sarà il tempo che la startup ha a disposizione per rendere il suo progetto sostenibile sul mercato.

Buy-out. Tecnica finanziaria diretta all’acquisizione di un’impresa mediante il ricorso prevalente al capitale di debito, che verrà per lo più rimborsato con l’utilizzo dei flussi di cassa positivi generati dall’impresa stessa.

Capital Gain. Differenza tra il prezzo di acquisto di una partecipazione e il ricavo derivante dalla sua vendita. Rappresenta la fonte di ricavo principale per un investitore nel capitale di rischio.

Corporate governance. Insieme delle regole che definiscono i comportamenti da rispettare per il buon governo dell’impresa e i rapporti tra i soci e il management.

Corporate venture capital. Fondo di venture capital derivante dalle attività di investimento di un’azienda, di solito aziende di grandi dimensioni. Esistono anche Cvc collettivi dove più aziende fanno convergere le loro risorse per gli investimenti.

Deal flow. Flusso delle opportunità di investimento individuate e analizzate da un investitore nel capitale di rischio.

Disinvestimento. Cessione, totale o parziale, della partecipazione detenuta dall’investitore al termine di un’operazione di investimento e una volta raggiunti gli obiettivi di creazione di valore all’interno dell’azienda partecipata.

Drag along. Diritto dell’investitore nel capitale di rischio di obbligare gli altri soci alla vendita del controllo dell’impresa, in genere qualora le previste, alternative modalità di disinvestimento da parte dell’investitore non siano state perseguibili entro un termine concordato (definito anche Diritto di trascinamento).

Early stage financing. Investimento in capitale di rischio effettuato nelle prime fasi di vita di un’impresa, comprende sia le operazioni di seed sia quelle di startup.

Expansion financing. Investimento in capitale di rischio effettuato nelle fasi di sviluppo dell’impresa, realizzato attraverso un aumento di capitale e finalizzato a espandere (geograficamente, merceologicamente ecc.) un’attività già esistente.

Follow on. Successivo investimento nel capitale di rischio di un’impresa già partecipata dallo stesso investitore.

Fondo d’investimento mobiliare chiuso. Strumento finanziario che raccoglie capitali presso investitori istituzionali (quali banche, fondazioni, compagnie assicurative, fondi pensione) e presso privati, per investirli nel capitale di rischio di imprese non quotate.

Incubatore. Si tratta di strutture che offrono alle startup i finanziamenti iniziali, lo spazio dove lavorare, il supporto di professionisti e di mentor al fine di aiutarle a superare la fase iniziale di validazione del progetto d’impresa. Di solito la permanenza all’interno dell’incubatore ha una durata definita.

Initial Public Offering (IPO). Offerta pubblica di vendita o di sottoscrizione di azioni di un’impresa, finalizzata ad avviare il processo di quotazione in Borsa.

Investitore captive. Operatore nel capitale di rischio posseduto per una quota di maggioranza da un’istituzione finanziaria o industriale che ne definisce le linee strategiche e operative e gli fornisce i capitali necessari per l’attività di investimento. Si contrappone all’investitore indipendente.

Investitore indipendente. Operatore nel capitale di rischio non riconducibile, in termini sia di emanazione sia di provenienza dei capitali utilizzati, a un’altra istituzione finanziaria o industriale, mantenendo, pertanto, totale autonomia strategica e gestionale.

Investment agreement. Contratto di investimento che contiene l’insieme delle clausole che regolano l’operazione di acquisizione della partecipazione.

Investment company. Operatore del capitale di rischio, differente dalle Sgr generaliste, specificamente dedicato all’Italia. A partire dal 2011 tale dicitura sostituisce la precedente ‘country fund’.

Large deal. Investimento di importo (equity) compreso tra i 150 milioni di euro e i 300 milioni di euro.

Liquidation preference. Clausola che può essere contenuta nel contratto di investimento al fine di definire una distribuzione preferenziale per l’investitore del ricavato derivante dalla vendita della società o da altri eventi liquidatori.

Lock-up. Accordo tra i soci di una società in base al quale tutti o parte di questi si impegnano a non cedere le proprie partecipazioni prima di una predeterminata scadenza.

Love capital o Fff. Si tratta del capitale raccolto nella fase precedente la creazione stessa della startup, capitale che viene raccolto presso familiari, parenti, amici. Noto anche come Family, friend and fool (Fff).

Mega deal. Investimento di importo (equity) superiore ai 300 milioni di euro.

Mentor. Sono i professionisti, esperti, manager, imprenditori che dedicano del tempo a consigliare le startup sulle loro azioni strategiche e tattiche. Si solito i mentor sono anche business angel o operano all’interno di incubatori e programmi di accelerazione. Ci sono mentor con competenze tecnologiche e

Milestone. Momenti di verifica del percorso di sviluppo di una iniziativa generalmente legati al raggiungimento di dati obiettivi.

Mvp, Minimum viable product. La prima versione del prodotto che serve sia per testarne le funzionalità e raccogliere i primi commenti dagli utenti iniziali , sia per mostrare ai potenziali investitori o partner finanziari la capacità di realizzazione di ciò che ci si propone di fare aumentando così la credibilità del progetto.

Option Plan. È il piano per l’assegnazione delle opzioni, quindi i diritti di acquistare una determinata quantità di quote o azioni a un prezzo predeterminato, fino a che non sono esercitate non generano redditto e quindi non sono soggette a tassazione. L’option pool è il pacchetto di azioni o quote che vengono destinate ai dipendenti, manager, collaboratori dell’azienda.

Pivot. Termine che deriva dal gergo del basket e che indica il cambio di strategia di una startup in relazione per esempio al posizionamento del sui prodotto o servizio sul mercato o alle modifiche al prodotto stesso per renderlo più interessante agli acquirenti. Il pivoting avviene dopo che la startup ha testato il suo modello originale scoprendo che modificandolo si ottengono migliori risultati.

Portfolio company. Impresa presente nel portafoglio di un investitore nel capitale di rischio.

Private debt. Termine utilizzato per indicare, in modo generale, l’attività dell’investitore in capitale di debito.

Private equity. Termine utilizzato per indicare, in modo generale, l’attività dell’investitore nel capitale di rischio, facendo specifico riferimento alle operazioni di investimento realizzate in fasi del ciclo di vita delle aziende successive a quella iniziale.

Replacement capital. Investimento finalizzato alla ristrutturazione della compagine societaria di un’impresa, in cui l’investitore nel capitale di rischio si sostituisce, temporaneamente, a uno o più soci non più interessati a proseguire l’attività.

Round di investimento A, B, C. Sono le varie fasi di raccolta del capitale che seguono le fasi di Fff, pre-seed e seed. Ogni nuovo round di raccolta di capitali è contrassegnato dalla lettera in modo da evidenziare la capacità della startup di trovare finanziatori e quindi il suo percorso di crescita e sviluppo. Secondo alcuni puristi anche la quotazione in Borsa (Ipo) è da considerarsi come round di finanziamento.

Seed. Investimento nella primissima fase di sperimentazione dell’idea d’impresa quando è ancora da dimostrare la validità tecnica del prodotto o servizio.

Spin off. Creazione di una società indipendente ed autonoma, derivante dallo scorporo di uno o più determinati rami d’azienda (spin-off industriale) ovvero di uno o più prodotti derivanti dall’attività di ricerca (spin-off di ricerca, o accademico).

Startup financing. Investimento finalizzato all’avvio di un’attività imprenditoriale, quando non si conosce ancora la validità commerciale del prodotto/servizio, ma esiste già almeno un prototipo.

Tag along. Diritto dell’investitore nel capitale di rischio di partecipare, pro-quota, alla vendita, nel caso in cui gli altri soci decidano di cedere la loro partecipazione nell’impresa (definito anche Diritto di covendita).

Target company. Impresa oggetto di investimento da parte di un investitore nel capitale di rischio.

Term Sheet. E’ un documento preparatorio del contratto vero e proprio , firmato da startup e investitore che delinea i punti essenziali dell’accordo e, generalmente, vincola la startup a non portare avanti trattative con altri investitori.

Traction. E’ usata con diverse accezioni, generalmente si riferisce alle metriche (KPI), cioè è l’insieme degli elementi, per esempio numero di utenti attivi, traffico sul sito web, che consentono di valutare quanto il prodotto o servizio trova positivo riscontro sul mercato. Spesso gli investitori li richiedono sia per comprendere meglio il modello della startup sia perché ciò denota che è già presente il Mvp.

Trade sale. Modalità di disinvestimento, attraverso la quale la partecipazione detenuta dall’investitore nel capitale di rischio viene ceduta ad un acquirente industriale, determinato all’acquisto in virtù di una motivazione strategica.

Tranche di investimento. Suddivisione del versamento dell’ammontare di investimento in più rate generalmente subordinate al raggiungimento di dati obiettivi.

Turnaround financing. Operazione con la quale un investitore nel capitale di rischio acquisisce un’impresa in dissesto finanziario al fine di ristrutturarla e renderla nuovamente profittevole.

Venture Capital. Attività di investimento in capitale di rischio realizzata da operatori professionali e finalizzata alla realizzazione di operazioni di early stage ed expansion.

Write off. Abbattimento totale o parziale del valore della partecipazione detenuta da un investitore nel capitale di rischio a seguito della perdita di valore permanente della società partecipata ovvero della sua liquidazione o fallimento con conseguente riduzione della quota detenuta o uscita definitiva dalla compagine azionaria.

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