Innovazione & Politica

Pmi innovative, via all’esame del decreto

È iniziato ieri nelle Commissioni Finanze e Attività produttive riunite l’esame del Dl che attribuisce a piccole e medie imprese portatrici di innovazione molte agevolazioni riservate alle startup. Relatori Marco Causi e Luigi Taranto, entrambi Pd. Probabile la presentazione di emendamenti entro il 20 febbraio

Pubblicato il 11 Feb 2015

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È iniziato ieri nelle Commissioni competenti l’esame del decreto legge “recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti A. C. 2844″, il cosiddetto “Investment Compact”, nell’ambito del quale si propone di introdurre la nuova categoria aziendale delle Pmi innovative, attribuendo loro gran parte delle agevolazioni finora riservate alle startup innovative.

Il decreto, datato 24 gennaio 2015, è assegnato in sede referente a due Commissioni riunite: la VI, ovvero la Commissione Finanze, presieduta da Daniele Capezzone (Forza Italia), e la Commissione X, Attività Produttive, guidata da Guglielmo Epifani (Pd). Relatore del testo per la Commissione Finanze è Marco Causi (Pd), per le Attività produttive Luigi Taranto, anche lui del Partito Democratico.

Come è prassi, in questi giorni si stanno tenendo l’audizione dei relatori nelle due Commissioni riunite, seguirà la discussione generale e la presentazione di emendamenti, sempre all’interno delle Commissioni. Presentazione che presumibilmente dovrebbe avvenire intorno alla fine della prossima settimana.

Dopodiché il decreto approderà in aula, con conseguente dibattito parlamentare ed eventuale proposta di emendamenti. Come è noto, ci sono 60 giorni di tempo per convertire il decreto legge in legge.

In base al decreto nella sua versione attuale sono da considerarsi Pmi innovative quelle non quotate, che hanno l’ultimo bilancio certificato e che possiedono almeno due su tre requisiti in grado di certificarne la capacità di innovazione, ovvero: 
le spese in ricerca e sviluppo devono essere pari al 3% del maggiore importo tra costo del lavoro e valore totale della produzione; almenoun quinto dei dipendenti o collaboratori deve essere personale altamente qualificato;
devono avere la titolarità di un brevetto o marchio relativi ai campi industriali o biotecnologico.

Le Pmi innovative possono remunerare il personale con stock option e i fornitori con il modello del work for equity (cioè fornitori di beni e servizi possono accettare di ricevere come pagamento per le proprie prestazioni alcune quote della società). Possono anche 
raccogliere capitali su portali online di equity crowdfunding. In più alle Pmi innovative sono estese le agevolazioni fiscali previste per i privati e per le società che investono in startup innovative, anche se in questo caso possono godere di questo beneficio solo le aziende che sono in attività da meno di sette anni.

“Ritengo importante la parte di questo decreto che si occupa della definizione delle pmi innovative, con l’estensione di una serie di benefici importanti fiscali che prima riservati erano solo alle startup, e non solo perché contribuisce ad accrescere la competitività delle nostre aziende” dice a EconomyUp Raffaello Vignali, componente della Commissione Attività Produttive, deputato di Area Popolare (Ncd-Udc), ciellino doc ed ex presidente della Compagnia delle opere. “In questo modo – prosegue – si crea di fatto nel registro delle imprese una particolare categoria, così potremo avere una precisa mappatura delle aziende innovative in Italia. Oggi nel registro delle Camere di commercio c’è l’azienda che produce bulloni insieme a quella che si occupa di meccatronica. In pratica non sappiamo qual è il patrimonio di innovazione del Paese. Conoscendolo e facendolo emergere riusciremo ad attuare politiche più mirate”.

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