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Universitiamo, anche la ricerca scientifica punta sul crowdfunding

L’Università di Pavia lancia il primo portale italiano per finanziare soltanto progetti di ricercatori. “Per anni le Università hanno fatto da sé, ora la sfida è aprirsi alla condivisione” spiega il Rettore Fabio Rugge

Pubblicato il 11 Dic 2014

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Anche la ricerca scientifica si affida alla raccolta fondi online. È nata Universitiamo by UNIPV, la prima piattaforma italiana di “CrowdResearching” dove chiunque può contribuire ai progetti dei ricercatori: l’ha lanciata l’Università di Pavia che si attesta così come il primo ateneo italiano, e tra i primi al mondo, ad aprirsi alla raccolta di finanziamenti su Internet per sostenere il Research & Development. “Nel nostro Paese, per anni, la ricerca e l’Università hanno fatto da sé, quasi chiuse in se stesse” spiega Fabio Rugge, Rettore dell’Università di Pavia. “Ora la sfida è aprirsi alla condivisione delle idee e a processi di co-generazione di valore, assieme a una platea sempre più ampia di stakeholders”.

E così, attraverso il portale, inaugurato pochi giorni fa e realizzato dalla Digital Company Caffeina, si possono già finanziare iniziative per individuare nuovi composti chimici anti-tubercolosi, per gestire attraverso i droni la mole di dati provenienti dai sistemi informativi delle aziende sanitarie e collegarle a informazioni ambientali ottenute dai dati di telerilevamento satellitare, per sviluppare un metodo in grado di contrastare la zanzara tigre e per elaborare strumenti che difendano il consumatore da pratiche di marketing irresponsabile.

Si tratta di un portale di crowfunding reward-based, cioè che prevede simbolici omaggi o piccole ricompense per chi decide di contribuire all’iniziativa con un piccolo o grande finanziamento online.

Come si legge nel sito, “grazie a questo strumento, chiunque può sostenere l’attività di ricerca scientifica- medica, tecnologica, sociale, etc. – anche con un piccolo importo”: i finanziatori avranno dunque la possibilità di scegliere il progetto da finanziare, conoscerne tutti i dettagli e ovviamente restare aggiornati su tutte le informazioni e le novità che ruotano attorno al progetto.

L’obiettivo dichiarato è garantire una boccata di ossigeno alla ricerca italiana e, possibilmente, arginare la fuga di cervelli dall’Italia. I progetti che compaiono nella piattaforma sono proposti da membri della comunità accademica, mentre le donazioni da parte dei finanziatori possono essere effettuate tramite PayPal, carta di credito o semplice bonifico bancario.

Relativamente alla donazione, si parte da un minimo di 5 euro e si arriva a un massimo di 1.600 euro. I finanziatori possono aderire a più progetti contemporaneamente. Per il resto funziona come una classica piattaforma di crowdfunding: se entro i 60 giorni pattuiti un progetto non riceve il finanziamento richiesto lascerà posto a un’altra iniziativa.

Come nei portali tradizionali c’è una clausola di garanzia per cui l’impegno di donazione diventa effettivo solo se il gruppo di ricerca raggiunge almeno l’80% della somma richiesta, una soglia che permette al progetto di essere portato avanti. Quando questa soglia non viene raggiunta, la somma viene sbloccata e torna disponibile sul conto di chi ha sostenuto la campagna.

Caffeina ha avuto un ruolo chiave per la realizzazione del website, occupandosi dello sviluppo della tecnologia e del design della piattaforma. L’attività ha compreso lo studio e il benchmarking dei maggiori player di crowdfunding al mondo per individuare, adattare e realizzare le best practice di settore agli obiettivi e alle particolarità del progetto Universitiamo by UNIPV.

“Siamo orgogliosi di essere stati scelti da UNIPV per la realizzazione di questo progetto a cui abbiamo lavorato con profonda passione oltre che con il consueto impegno perché crediamo molto nelle potenzialità dell’iniziativa” spiega Tiziano Tassi, Fondatore e Managing Director di Caffeina. “Si tratta del primo progetto che in Italia permette alla ricerca di cercare sostenitori e finanziatori affidandosi al tanti piccoli finanziamenti da parte degli utenti come opportunità integrativa rispetto a pochi sostanziosi investimenti”. (L.M.)

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