La missione

Bicocchi Pichi: «Portiamo a Londra l’Italia che innova»

L’imprenditore è a capo della delegazione di startup che il 25 novembre parteciperà all’Unbound Digital, evento che riunisce circa 800 business leader da tutto il mondo. “L’obiettivo è presentare il sistema Italia come un’opportunità di investimento pari a circa 50 milioni di euro” dice

Pubblicato il 21 Nov 2014

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Marco Bicocchi Pichi

Una delegazione italiana di 29 startup, coordinata dall’associazione Italia Startup, volerà a Londra, il prossimo 25 novembre, per partecipare all’Unbound Digital, l’evento che riunisce circa 800 imprenditori, investitori, business leader e società digitali di tutto il mondo (Repubblica Ceca, Lituania, Estonia, Israele, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Italia, Francia, Spagna, Germania, Irlanda, Portogallo, India, Corea del Sud, Armenia e Singapore). Un’opportunità unica per mostrare i talenti del nostro Paese a una piazza internazionale, cercando di attrarre investimenti pari a 50 milioni di euro. Il progetto è stato fortemente voluto da Marco Bicocchi Pichi, imprenditore, consulente manageriale e business angel dell’anno (riconoscimento ricevuto dall’Italian Business Angel Network), come prima missione nel ruolo di consigliere e delegato all’internazionalizzazione di Italia Startup, l’associazione che riunisce e sostiene chi fa impresa in Italia. “Il 24 settembre è stato nominato il comitato esecutivo di Italia Startup e io sono stato eletto come consigliere e delegato per l’internazionalizzazione – dice Marco Bicocchi Pichi -. Mi sono posto l’obiettivo di fare subito qualcosa di concreto prima del prossimo consiglio direttivo, il 27 novembre. L’Unbound Digital mi è stato segnalato da un socio, Maurizio Rossi di H-Farm, e subito sono stato attratto dalla formula che prevedeva la partecipazione di delegazioni nazionali, a differenza di altre iniziative”. È così iniziata la difficile corsa al reperimento di fondi, con il sostegno della Camera di Commercio e Industria italiana nel Regno Unito, che si è conclusa con il sostegno da parte del fondo Oppenheimer. “Mi piacerebbe – aggiunge il consigliere – che la prossima volta si avessero finanziamenti italiani”.

I 32 consiglieri di Italia Startup hanno contribuito alle segnalazioni delle startup meritevoli di rappresentare l’Italia che innova, finché non si è giunti alla rosa di 29 candidati (prima 30 ma poi uno si è ritirato). “Inizialmente avevamo 10 posizioni libere, ma dato che la risposta è stata molto positiva sono riuscito ad allargare il numero dei partecipanti e a portarlo a 30. Ci siano rivolti soprattutto a startup che sono in uno stadio di sviluppo non early stage, ma che sono in grado di attrarre investimenti da 2 a 5 milioni di euro, per proseguire con l’internazionalizzazione del prodotto e dei mercati. Tra i partecipanti ci sono anche società più giovani ma che hanno caratteristiche interessanti per gli investitori esteri”. Alla fine le startup che rappresenteranno l’ecosistema italiano a Londra sono Alleantia, Bemyeye, Beond, Cloudesire, Digitalbees, Fabtotum, Fazland, Flazio, Ipresslive, Kolektio, Lanieri, Lorenzo Vinci, LoveTheSign, Mosaicoon, Musement, Musicraiser, Negentis, Nextome, Photospotland, Primo Round,Rebel Alliance, Retailer In, Sellf, Skebby, Spazio Dati, Taggalo, Waynaut, Wib, Xmetrics. Toccano un po’ tutte le regioni e anche i settori fondamentali per il nostro Paese, da quelli “pure digital” a punte di eccellenza come la meccanica di precisione, la mecatronica e l’automotive. “Abbiamo cercato di creare una delegazione variegata – spiega il consigliere – per far vedere che abbiamo tante cose interessanti da mostrare. Le 3 F del made in Italy (food, furniture e fashion) sono un patrimonio importante e molto spesso queste startup digitali hanno dei forti legami con le radici industriali del nostro Paese: ad esempio, Lanieri ha tra i suoi azionisti due lanifici, uno del 1660 e uno del 1800”.

Le 29 startup selezionate sono soltanto una parte di tutte le imprese innovative presenti sul nostro territorio, meritevoli di attenzione da parte di investitori internazionali per il capitale professionale e tecnologico che rappresentano. “Il messaggio che porteremo a Londra – aggiunge Bicocchi Pichi – è che il nostro sistema non è episodico ma sta diventando una industry. Vogliamo far vedere che l’Italia non ha soltanto 1-2 startup ma è un sistema in crescita e che ci sono circa 100-200 società che potrebbero interessare agli investitori internazionali”. L’obiettivo è di presentare il “sistema Italia” come un’opportunità di investimento pari a circa 50 milioni di euro (“una cifra venuta fuori da un aggregato approssimativo tra tutte le startup ma potrebbe essere anche di più”, spiega il consigliere) che servirebbe a queste imprese per diventare scalabili e affrontare con maggiore sicurezza i mercati internazionali. “Dimostreremo che l’Italia non è un insieme di cellule più o meno brillanti – dice Bicocchi Pichi – ma è un unico sistema che riflette le eccellenze del tessuto industriale-produttivo-economico. Speriamo di fare massa critica per attrarre investimenti, rivolgendoci a chi, come Google Ventures, non aveva messo in conto di portare capitali nel nostro Paese”.

È un percorso appena iniziato che il consigliere di Italia Startup vuol portare avanti, sviluppando tre temi fondamentali: attrazione di nuovi clienti, di nuovi investitori per le imprese italiane e promozione dello scambio culturale sull’innovazione. “Spero di trovare sponsor italiani – conclude Marco Bicocchi Pichi – per partecipare a un altro evento interessante che ci sarà ad aprile a Singapore e, a marzo, al Global Enterpreneurship Congress a Milano. Sempre utilizzando la stessa formula della delegazione e del sistema Italia. Per continuare su questa strada cerchiamo supporto da più fronti, soprattutto da parte delle istituzioni. Speriamo che il Governo prosegua con sempre maggior coraggio le politiche di liberalizzazione e in favore dell’impresa, partendo magari con una revisione profonda del regolamento del crowdfunding”.

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