L'INTERVISTA

Massimo Nordio, CEO Volkswagen: auto elettrica e condivisa, ecco cosa faremo

Auto elettrica a un costo “normale” tra un anno. E poi il ride pooling, per condividere l’auto in città. Il responsabile per l’Italia del gruppo Volkswagen svela alcuni piani della casa tedesca. E racconta il futuro della M.E.C.C.A: Mobilità Elettrica Connessa Condivisa e Autonoma. “Sarà un vantaggio per tutti”

Pubblicato il 06 Dic 2018

Massimo Nordio, CEO Volkswagen Group Italia

Il futuro dell’auto è la M.E.C.C.A. Nessun intento blasfemo, l’acronimo sta per Mobilità Elettrica Connessa Condivisa e Autonoma. “Le nostre autovetture sono già in parte costruite così e entro pochi anni lo saranno in modo ancora più completo, capillare e diffuso. Difficile dire con esattezza quando verrà raggiunto il traguardo, ma una cosa è certa: Ci saranno vantaggi in termini di consumi, tempi di trasferimento, efficienza”.  Ad assicurarlo è Massimo Nordio, Ceo di Volkswagen Group Italia, che in questa intervista a EconomyUp svela alcune iniziative alle quali la casa automobilistica sta lavorando: un’auto elettrica al costo dell’analogo modello tradizionale entro un anno e l’ingresso di Volkswagen nel ride pooling con un nuovo marchio, Moia. Più qualche riflessione su infrastrutture, smart road e incentivi alla circolazione “green”.

AUTOMOTIVE E INNOVAZIONE: LO SCENARIO

Innovazione e industria dell’auto: quali tendenze per il futuro prossimo?

In questi ultimi anni l’automobile, ma più in generale il mondo della mobilità, ha iniziato la trasformazione più significativa in termini di offerta da quando è nata alla fine dell’Ottocento. Si potrebbe azzardare un paragone con la storia dell’umanità. Gli esseri umani sono apparsi sulla terra circa 200mila anni fa, ma per 197mila anni il livello di civiltà è stato pressoché lo stesso. Poi di colpo, nessuno ha ancora capito bene i motivi, questo livello ha cominciato a crescere in modo esponenziale e continua a farlo, perché lo sviluppo tecnologico continua ad accelerare la velocità di crescita.   Un’analoga accelerazione si è vista nel mondo dell’automotive. Gli stakeholders ne sono consapevoli, ma anche l’opinione pubblica se ne sta rendendo conto. I grandi cambiamenti sociali ed economici che stiamo vivendo si sono in qualche modo intersecati l’uno con l’altro fino a generare quello che sarà il punto di arrivo:  ”M.E.C.C.A.”, cioè la Mobilità Elettrica Connessa Condivisa e Autonoma.

Quando ci arriveremo?

È molto difficile da prevedere, anche perché è difficile stabilire come l’obiettivo dovrà essere raggiunto. Sarà quando tutte le auto che si vendono in un anno saranno elettriche, connesse, condivise e autonome, oppure quando lo saranno tutte quelle che circolano, o la metà di quelle che circolano? In attesa di arrivare lì, avremo una progressione esponenziale dell’auto elettrica ma anche dei mezzi commerciali elettrici leggeri per servizi di consegna e dei cosiddetti mezzi dell’ultimo miglio quali monopattini o motocicli elettrici. Le automobili elettriche esistevano già 20 anni fa, ma lo spazio posteriore era completamente occupato dalle batterie, che caricavano in 24 ore e offrivano un’autonomia limitata. Oggi le auto elettriche sono molto avanti, ma fra un anno o due la differenza con quelle odierne sarà la stessa differenza che c’è tra le auto elettriche del 2018 e quelle di 20 anni fa. In due anni si faranno passi da gigante.

Quindi converrà acquistare l’auto fra due anni? 

Sicuramente tra due anni gli elementi che ne hanno rallentato o frenato la diffusione – prezzo d’acquisto, autonomia e tempo di ricarica – saranno risolti, e le autovetture elettriche diventeranno sempre più simili a quelle tradizionali, se non in alcuni casi migliori. Nel caso del nostro gruppo questo avverrà tra un anno. A fine 2019 avremo una famiglia di vetture Volkswagen prodotta sua una piattaforma completamente nuova e pensata per realizzare l’auto elettrica.

L’AUTO ELETTRICA DI VOLKSWAGEN

Come sarà la nuova piattaforma? 

La piattaforma è la base su cui si mette il motore, la carrozzeria ecc. Quando si progetta un’ auto elettrica occorre pensare alla distribuzione delle batterie. La piattaforma tradizionale non è progettata per metterci le batterie. Si può eventualmente togliere il motore tradizionale e metterci le batterie, ma è ancora insufficiente. Tra un anno avremo la nuova piattaforma. L’auto che produrremo avrà un’autonomia di 400/500 km con una ricarica completa e il tempo di ricarica sarà inferiore a mezz’ora. Il prezzo d’acquisto sarà in linea con quello di una Golf Turbo Diesel, che oggi è intorno ai 25mila euro. Attualmente le auto elettriche costano in media il 50% in più rispetto al medesimo modello con motorizzazione tradizionale.

AUTO AUTONOMA E AUTO CONNESSA

Quali prospettive per l’auto a guida autonoma?

Anche in questo caso si può dire che ci arriveremo ma non definire esattamente quale sarà il punto di arrivo. La guida autonoma utilizza una serie di intelligenze che prevedono un intervento del guidatore minimo, elevato o nullo. Si va dal livello 1, la guida meno autonoma, fino al livello 5, quella totalmente autonoma. Oggi è il livello è 3: si possono percorrere tratti stradali a una velocità fino a 50 km all’ora in totale autonomia senza intervento da parte del guidatore, neppure le mani sul volante. Il livello 5 funziona allo stesso modo ma a una qualsiasi velocità. Esistono già dei prototipi: quello di Volkswagen si chiama Sedric. Per arrivare al livello 5 svolge un ruolo fondamentale l’infrastruttura. L’automobile ha bisogno di interagire con la strada, il traffico ecc. Il limite alla crescita è la struttura circostante.

Serve una Smart City? 

Sì, o perlomeno servono parti della città in cui sia possibile far circolare questo tipo di automobili. Ci saranno fasi intermedie, si comincerà dai centri storici per poi estendersi ad altre zone.

Quale futuro per l’auto connessa?

Auto connessa significa connettività tra l’utilizzatore e l’automobile, ma anche tra l’automobile e la casa madre. L’auto ci avvisa se dobbiamo fare benzina, in caso di emergenza segnala una serie di funzioni e molto altro ancora. In futuro, per esempio, si potrà ordinare un pacco su Amazon: se la persona non è in casa, il corriere potrà inserire nel bagagliaio della vettura quella che è stato ordinato attraverso un sistema di connessioni e codici. È un test che si sta facendo.

AUTO CONDIVISA: MOIA, IL BRAND DEL RIDE POOLING

Quanta importanza assumerà nei prossimi anni la condivisione dell’automobile?

È un aspetto rilevante. Per le compagnie aeree esiste il cosiddetto fattore di riempimento: quando ci sono troppi posti vuoti in aereo, la compagnia ci rimette.  Per quanto riguarda le automobili, ovviamente non si guadagna a riempire i posti vuoti, ma tutti ci perdiamo, perché per 4 persone che usano 4 automobili diverse causano maggiore congestionamento del traffico e inquinamento. Noi di Volkswagen pensiamo che la riduzione della congestione delle città sia un vantaggio per tutti e che la condivisione dell’autovettura sia un passaggio inevitabile. Non è solo car sharing, ma anche car pooling. Abbiamo creato un brand, Moia, che si occuperà di fornire servizi di mobilità, tra cui il ride pooling.

Più precisamente di cosa si occuperà Moia?

È un servizio del Gruppo Volkswagen a livello internazionale, attualmente operativo ad Hannover e in fase sperimentale ad Amburgo. Potremo dire che è una via di mezzo tra taxi e trasporto pubblico. Il servizio, gestito tramite app, viene svolto con mezzi collettivi guidati da un autista. In pratica chi fa lo stesso percorso può condividere il mezzo con gli altri lungo le varie tappe del cammino. È l’ideale per percorsi ripetitivi. Un domani potrà essere fatto con mezzi a guida autonoma. Sedric, il nostro modello di auto totalmente a guida autonoma, potrebbe essere usata per questo servizio.

È l’Uber di Volkswagen?

Più che altro è il frutto di un incrocio di servizi. Ognuno alimenta e amplifica l’altro. Si potrebbe parlare di omnicanalità dell’automotive.

AUTO DEL FUTURO: INFRASTRUTTURE E SMART ROADS

Quali infrastrutture serviranno per implementare questo scenario? 

Ogni servizio avrà bisogno di determinate infrastrutture. La parte più complicata riguarda la guida autonoma. Per le altre tre componenti  (elettrica, condivisa e connessa) il livello è simile, anche se per l’auto elettrica servono le colonnine di ricarica, per quella connessa il 5G ecc. ecc.

Quali opportunità e quali difficoltà per Volkswagen in questo contesto?

L’opportunità è avere la possibilità di mettere sul tavolo una quota gigantesca di investimenti: abbiamo previsto circa 44 miliardi di euro di investimenti per i prossimi 5 anni su questi temi. Questa è una partita dove bisogna investire tantissimo per poter arrivare presto e bene al traguardo. La difficoltà è riuscire a fare squadra con tutti gli stakeholders della mobilità: istituzioni, regolatori, società che producono colonnine, software. Fare squadra è difficile ma inevitabile se si vuole raggiungere l’obiettivo.

Smart roads: quali effetti avranno sull’industria dell’auto? 

Le smart roads sono strade che consentono di utilizzare le nuove tecnologie nella forma più evoluta e moderna. Per farlo devono essere attrezzate e avere la possibilità di sfruttare le potenzialità tecnologiche. Sarebbe bello avere un’Italia fatta tutta di smart roads, e forse non avverrà mai. Ma nel Nord Italia si stanno facendo dei test, che pian piano si estenderanno. Non mi immagino certo un mondo alla Blade Runner, ma una situazione per cui almeno una parte della città sia smart e consenta l’uso di auto “M.E.C.C.A.”. Ci saranno vantaggi in termini di consumi, tempi di trasferimento, efficienza.

Cosa ne pensa del primo showcase dell’auto a guida automa avvenuto quest’anno a Torino? 

Non ho dettagli, ma certo la sperimentazione è fondamentale per mettere a fuoco i problemi.

Quali sono le criticità del mercato italiano nel fronteggiare l’innovazione? 

Il parco circolante che abbiamo in Italia è enorme in termini numerici, circa 35 milioni di veicoli, con un rapporto veicolo-abitante secondo solo agli Usa. Sono però auto molto vecchie. Più si andrà avanti più la tecnologia sarà superata. Il ringiovanimento del parco circolante, che oggi ha quasi 10 anni di età media, bisogna farlo in maniera accelerata, creando un sistema di premi e penalizzazioni per incanalare la domanda verso mezzi più moderni.

AUTO DEL FUTURO E INCENTIVI

Pensa ad incentivi alla rottamazione? 

Più che altro a una politica di bonus e malus sulla base dell’auto che uno compra e guida. Più le auto sono vecchie, più l’impatto ambientale è pesante.

E possibili incentivi all’acquisto di auto elettriche? 

Dal momento in cui il prezzo della vettura elettrica sarà uguale al suo corrispettivo non elettrico il problema non si pone. Se voglio accelerare il passaggio il problema si pone di nuovo. Non penso assolutamente a incentivi monetari, ma per esempio al fatto che chi ha un veicolo con emissioni sotto una certa soglia possa non pagare la tassa di possesso o le strisce blu.

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Concetta Desando
Concetta Desando

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

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