C'è aria di "restaurazione" nel mondo dell'innovazione aziendale. Addirittura si comincia a parlare di morte dell'open innovation, ma potrebbe essere una buona notizia, perché vorrebbe dire che innovare accogliendo gli stimoli e le soluzioni che nascono fuori dal perimetro aziendale - a partire dalle startup - è diventato il modo normale di fare innovazione. Si tagliano i budget? No, se si riesce a dimostrare il valore portato al business dalle attività di innovazione, risponde Emanuele Calà, Senior Vicepresidente Innovation & Technology di Aeroporti di Roma. In un'intervista esclusiva a EconomyUp racconta il modello che sta alla base dell'Innovation Hub di Fiumicino, lanciato tre anni fa: Innovazione e Tecnologia insieme coordinate da una nuova funzione aziendale dedicata alla Trasformazione. Il risultato? Il 50% delle sperimentazioni fatte con le startup è diventato soluzioni introdotte in azienda. Campione del mondo di open innovation per il 2025 è Google, che è riuscita a recuperare il ritardo sul fronte dell'AI. Nella Top 100 ci sono anche sei grandi gruppi italiani. Siamo a quasi a fine anno e arrivano i report degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, che non fotografano una situazione particolarmente brillante: solo un'azienda su tre ha una strategia di trasformazione digitale e il 40% non ha le risorse per realizzarla. Anche sul fronte degli investimenti sulle startup la situazione è di stallo:poco più di 1,4 miliardi di venture capital e dentro ci sono anche i round di Bending Spoons, che proprio startup non può essere considerata: ormai è l'italian digital champion e questa settimana ha comunicato una nuova acquisizione negli Stati Uniti, Eventbrite. Una storia di successo che dimostra che tutto si può fare, anche dall'Italia. Buona innovazione a tutti!
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