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Smart Readiness Indicator: come funziona l’indicatore Ue per gli smart building

Il futuro è degli edifici smart. Ma come si fa a quantificare il loro livello di “intelligenza” e automatizzazione? C’è lo Smart Readiness Indicator dell’Unione europea. Ecco come calcolarlo, i vantaggi e le domande

Pubblicato il 03 Giu 2021

Gli edifici del futuro dovranno essere gestiti in maniera sempre più intelligente e automatizzata. Ma chi è in grado di stabilire se un edificio è veramente smart? Esiste a questo scopo lo Smart Readiness Indicator, ovvero l’indice di intelligenza degli edifici introdotto dalla Commissione Europea con una direttiva del 2018.

L’indicatore è nato con l’obiettivo di definire una metodologia di calcolo, comune a tutti i Paesi europei, per determinare e quantificare il livello di smartness degli edifici, ossia la capacità di migliorarne l’efficienza energetica e la performance di comfort grazie all’adozione di tecnologie “intelligenti”.

Smart Readiness Indicator, la normativa

Il 19 giugno 2018 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la Direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 maggio 2018, che ha modificato le direttive 2010/31/UE, riguardante la prestazione energetica nell’edilizia, e 2012/27/UE, sull’l’efficienza energetica. La norma introduce un sistema comune facoltativo per gli Stati membri per determinare la predisposizione degli edifici alla “smartness”, cioè la capacità di migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni complessive. Questo sistema di assessment si fonda su un indicatore, lo Smart Readiness Indicator (SRI) e su una metodologia specifica per calcolarlo.

Obiettivi dello Smart Readiness Indicator

Come si legge nello Smart Building Report 2020 dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, lo Smart Readiness Indicator (SRI) è stato predisposto al fine di:

  • Aumentare la consapevolezza in merito ai vantaggi delle tecnologie intelligenti e dei servizi digitali negli edifici dal punto di vista energetico e di comfort
  • Motivare i consumatori ad accelerare gli investimenti nelle tecnologie per l’edilizia intelligente
  • Sostenere l’adozione dell’innovazione tecnologica nel settore dell’edilizia

Come si calcola lo Smart Readiness Indicator

La metodologia di calcolo dell’indicatore si basa su una procedura valutativa attraverso un semplice processo di check-list diretto ed immediatamente  implementabile. Come spiega nel suo report l’Energy&Strategy Group, sono state proposte 3 diverse metodologie di valutazione a seconda del livello di dettaglio con cui si intende valutare la performance dell’edificio. Il certificatore, soggetto responsabile di valutare il grado di smartness di un edificio, deve verificare quali servizi siano presenti ed il loro livello di funzionalità (un livello di funzionalità più alto riflette un’implementazione “più intelligente” del servizio, il che generalmente si traduce in impatti più vantaggiosi per gli utenti dell’edificio). Per ciascuno dei servizi smart-ready e per ciascun livello di funzionalità, sono stati definiti i punteggi relativamente alle 7 categorie d’impatto analizzate (risparmi energetici, manutenzione e prevenzione, comfort, convenienza, accesso alle informazioni, benessere, flessibilità per la rete).

Ognuno dei 9 domini su cui si basa l’indicatore (riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria, sistema di ventilazione, illuminazione, copertura dinamica edificio, elettricità, sistemi di ricarica veicoli elettrici, controllo e gestione) è caratterizzato da molteplici servizi, ciascuno dei quali definito all’interno della check-list in modo tecnologicamente neutrale. Il contributo di ciascun servizio viene poi aggregato a livello di dominio, il quale viene poi valutato relativamente a 7 categorie di impatto, che attraverso opportuni coefficienti permettono di ottenere un indice complessivo dello SRI associato a ciascun edificio.

Ai fini del calcolo dello SRI, ogni macrocategoria (performance e utilizzo dell’energia, risposta ai bisogni degli utenti e risposta ai bisogni della rete) ha un peso equivalente sulla valutazione dell’indice di smartness dell’edificio. Il peso di ogni macro-categoria viene poi suddiviso equamente tra le singole categorie d’impatto di cui è composta. Nella figura di seguito si evidenzia il peso di ogni macro-categoria e di ogni categoria di impatto. Il contributo di ciascun dominio, relativamente alle 7 categorie d’impatto, risulta essere definito attraverso l’utilizzo di opportuni coefficienti.

QUI è POSSIBILE SCARICARE IL REPORT COMPLETO DI ENERGY&STRATEGY GROUP

Vantaggi e svantaggi dell’SRI

E’ opinione diffusa – è emerso dalla survey dell’Energy&Strategy Group su 60 player del mercato – che l’adozione di questo strumento può produrre numerosi benefici. Lo SRI potrebbe stimolare investimenti in tecnologie intelligenti all’interno del building, promuovendo uno sviluppo tecnologico del settore dell’edilizia, oltre ad incoraggiare investimenti in efficienza energetica. Al tempo stesso, sono diversi gli ostacoli e le barriere da tenere in considerazione per ottenere un’applicazione diffusa dello strumento: per esempio la necessità di reperire dati da fonti diverse ed eterogenee; la mancata definizione di un indice customizzato in funzione della tipologia di edificio considerato; la poca chiarezza in merito ai benefici economici ottenibili da un aumento del livello di intelligenza dell’edificio; e la natura e caratteristiche del soggetto responsabile incaricato del rilascio della certificazione.

I dubbi sull’applicabilità in Italia

Con riferimento all’Italia, gli intervistati evidenziano ulteriori difficoltà e barriere all’adozione dello strumento nel nostro Paese, legate principalmente alla lentezza con cui le normative europee vengono generalmente recepite; alla vetustà del parco edilizio italiano; ed all’impossibilità di effettuare una stima precisa dei benefici ottenibili mediante l’adozione dello strumento. Questi fattori si traducono nella percezione degli intervistati di una minor applicabilità dello SRI nel contesto italiano (-23% circa), rispetto alla potenziale diffusione ed uso dello strumento a livello comunitario.

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