La scommessa

Food, ecco perché Milano (e l’Italia) possono diventare il centro dell’innovazione

Marco Gualtieri, fondatore di Seedsandchips, racconta l’opportunità che ha il nostro Paese dopo l’Expo. «Siamo credibili a livello internazionale, dobbiamo solo accelerare. Se non ci muoviamo noi, lo fa qualcun altro, altrove». Lui ci prova, con il sostegno del sindaco Sala, con un grande evento in programma a maggio

Pubblicato il 14 Mar 2017

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Marco Gualtieri, fondatore di Seedsandchips

Quando si parla di cibo l’Italia è credibile, molto credibile, a livello internazionale: su questo non ci sono dubbi. Ma siamo spesso più ispiratori (la pizza, il caffè, il vino, qualche chef star…) che leader. Perché ci serve più innovazione, dai campi ai supermercati. Marco Gualtieri ne è talmente convinto da averne fatta la missione della sua nuova startup, chiamiamola cosi, una startup che anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala in qualche modo ha fatto sua: fare di Milano la capitale mondiale del food. Un po’ come è successo con la moda, ma soprattutto con il design. Mission possible, probabilmente, ma non semplice. La prova generale è in programma a inizio maggio (8-11) con la prima Food Week, all’interno della quale troverà spazio Seeds&Chips, creatura di Gualtieri e catalizzatore del nuovo ambizioso progetto.

Marco Gualtieri è un “ragazzo” della NewEconomy, eclettico ma con una prevalente attrazione per il digitale. A fine anni 90’ fonda TicketOne, servizio on line di ticketing che attira le attenzioni di Sisal, Telecom, Seat e poi finisce in pancia al gruppo tedesco CTS Eventim. «All’inizio TicketOne si chiamava EasyItaly: ho sempre pensato di fare qualcosa per valorizzare gli asset italiani», ricorda. «Poi lessi un articolo sulle code agli Uffizi e pensai: chi fa la coda non solo perde tempo ma non consuma. Da qui l’idea della piattaforma per acquistare i biglietti online». A tavola Gualtieri si siede per caso prima e soprattutto dopo l’Expo, quando viene invitato a insieme ad altri imprenditori ad una cena organizzata per raccogliere idee attorno a un tema: e adesso che si fa per fare in modo che Milano e l’Italia restino al centro del mondo? «Quella sera non mi veniva nessuna idea. Devo dire che ero particolarmente frustrato ma con una domanda fissa in testa: se è stato fatto per il design, con un appuntamento unico al mondo, perché non è possibile farlo sul cibo? C’era solo da lavorare sulle condizioni per creare un ecosistema favorevole»

Gualtieri comincia con Manifesto (MilanoCucina), lavora allo sviluppo di contenuti sul food e in virtù delle sue esperienze digitali soprattutto sull’innovazione: nasce così Seeds&Chips. E lo fa adottando i suoi numi tutelari ad altissimo livello. «Bill Gates dice: abbiamo tutti gli strumenti per battere la fame nel mondo. La sfida c’è e la soluzione, la chiave per vincerla è l’innovazione». Non si ferma a tavola, guarda in alto (climate change, health, food innovation) e coinvolge la municipalità. Per ovvie ragioni: Milano ha in corso la battaglia per prendersi la sede dell’EPA, l’Ente europeo per il farmaco, e sta immaginando il futuro dell’area Expo («Io avrei focalizzato sul concetto Future Food Valley che, in senso ampio, include le aree individuate per Human Technopole, ma è più chiaro e vendibile», chiosa Gualtieri). E nel 2017, terza edizione di Seedsandchips, arriva il momento per avere un evento forte sul cibo, che possa confermare il ruolo cardine di Milano. «Altrimenti lo fa qualcun altro, altrove». La partita però non può considerarsi solo municipale.

È forse utile ricordare che a Roma ci sono tutte le principali agenzie mondiali sull’alimentazione (FAO, AIFA, World Food Program) e a Parma ha sede l’Authority europea sulla sicurezza alimentare. «L’Italia ha la tradizione e le competenze per essere la Silicon Valley del Food», conclude logicamente Gualtieri che, dicevamo, ha una visione ambiziosa: «Non si tratta solo di cibo, si tratta di riprogettare le città. Per esempio con le colture idroponiche , che sarà il tema della conferenza di apertura di Seeds&Chips. Si tratta di ripensare al primario con la CEA, la Control Enviroment Agricolture».

Food is the new internet, dice Gualtieri riproponendo un motto di Kimbal Musk, sì il fratello del più celebre Elon, quello di Tesla e Hyperloop. E l’Italia ha tutti i numeri per essere la culla di questa nuova rete. Non a caso il più importante acceleratore europeo, Startupbootcamp, ha aperto a Roma la sua sede dedicata al food, e la stessa cosa sta cercando di fareil leader americano Techstar.

«Devo dimostrare che questa cosa può avvenire», è la sana ossessione di Gualtieri. «Ho trovato un interlocutore, il sindaco Sala, che sa di cosa parliamo avendo guida la grande avventura dell’Expo. Devo adesso trovare partner che ci credano e che comprendano l’urgenza di questa passo». Per esempio, i signori italiani della grande distribuzione. «Dovrebbero vedere che cosa sta facendo Whole Foods con la startup Gotham Greens. Se non lo fanno anche loro sono morti e non se ne sono neanche accorti», dice Gualtieri (citando Claudio Lolli cantautore bolognese degli anni 70) che è anche investitore in startup. Per questo guarda sistematicamente Oltreoceano. E al sindaco Sala ha proposto un gemellaggio con Seattle, la città di Amazon e Starbucks. Un ponte verso una location innovativa meno scontata della Silicon Valley. Eppoi le iniziali delle due città sintetizzano perfettatamente quel che serve per il futuro della più grande industria del mondo: Se-Mi.

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