Il piano

Diego Piacentini, cosa farà la squadra del Commissario al Digitale e come intende farlo

Per la prima volta il top manager presenta il team al completo e spiega i 12 punti della sua strategia: tra questi sicurezza, pagamenti veloci, uso delle app, servizi digitali, open data. «L’obiettivo – spiega – è creare il sistema operativo del Paese»

Pubblicato il 19 Dic 2016

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Per la prima volta Diego Piacentini spiega in dettaglio come intende riformare la pubblica amministrazione: vuole creare, scrive su Medium, “il ‘sistema operativo’ del Paese”, ovvero “una serie di componenti fondamentali sui quali costruire servizi più semplici ed efficaci tra i cittadini, le imprese e la Pubblica Amministrazione attraverso prodotti digitali innovativi”. Parola d’ordine: semplificazione.

È stato lo stesso Piacentini, nominato quest’anno Commissario straordinario per l’Attuazione dell’Agenda Digitale dal governo Renzi, a spiegarlo in un lungo post nel quale svela anche tutti i nomi, e i relativi curricula, dei componenti del suo Team per la Trasformazione Digitale. (Qui l’elenco completo)

Il senior vice president di Amazon era stato indicato quale nuovo Commissario del governo per il Digitale a febbraio 2016 dall’allora premier Matteo Renzi attraverso la diffusione di uno scambio di tweet con Jeff Bezos, numero uno di Amazon. Dal 17 agosto il top manager, che ha lavorato per tredici anni in Apple e sedici in Amazon, ha fatto il suo ingresso ufficiale a Palazzo Chigi. Il suo incarico è pro bono, cioè non riceve alcun compenso.

Diego Piacentini, tutto quello che vorreste sapere sul nuovo Commissario al Digitale

Il 30 settembre ha diffuso su Medium il bando per entrare a far parte del Team per la Trasformazione Digitale ed è partita la caccia a una ventina di talenti con padronanza della lingua italiana e inglese e con comprovata esperienza in Informatica, Matematica, Statistica, Product Design, User Experience e altre discipline connesse all’agenda digitale. In 12 giorni sono arrivati oltre 3.500 curricula. La call è stata chiusa il 13 ottobre, i curricula sono stati valutati e i primi sei nomi sono stati diffusi il 22 novembre. Il numero due di Piacentini è Paolo Barberis, consigliere per l’Innovazione del Presidente del Consiglio dei ministri da settembre 2014, ruolo che svolge anche lui pro bono.

Team per la Trasformazione Digitale, quanto guadagna chi lavora con Piacentini

Nel frattempo, a seguito dell’esito del referendum sulla proposta di riforma costituzionale, il premier Renzi si è dimesso. Subito il Movimento 5 Stelle ha invocato anche le dimissioni di Piacentini, ma lui, secondo alcune indiscrezioni riportate da CorCom, avrebbe fatto capire di non essere disponibile a ritirarsi, almeno per il momento.

Al contrario, ora che tutte le caselle sono al loro posto, Piacentini spiega come intende procedere e lo fa in modo molto semplice e pragmatico, ma anche con una punta di lirismo.

“Abbiamo deciso di seguire un consiglio di João Gilberto – scrive in apertura del post – uno dei maestri della bossa nova, che così parlava a un giovane Enrico Rava, durante i suoi anni a New York: “Suona solo le note necessarie. Le altre cerca di non suonarle”.

Il messaggio sembra essere: faremo poche cose, ma essenziali.

Piacentini premette che, pur non essendo due anni (questa la durata del suo mandato) un tempo sufficiente a digitalizzare la Pubblica Amministrazione italiana, l’obiettivo è “attivare un processo di cambiamento e di fare in modo che la digitalizzazione non sia più ‘straordinaria’ ma diventi la normalità nella PA”.

Il primo step, la formazione del team, è stato compiuto. “I componenti della squadra – scrive il top manager – sono italiani che hanno fatto le valigie per ritornare dal Rhode Island, da Berlino, da New York, dalla Silicon Valley, da Zurigo; altri arrivano da ogni angolo dello stivale (Roma, Firenze, Milano, Trento, Brescia, Palermo, Padova); quasi tutti da società tecnologiche, startup e multinazionali e, con piacevole sorpresa, da aziende della Pubblica Amministrazione. C’è chi ha quattro lauree e chi non ha finito l’università perché ha creato la propria startup o è entrato in aziende alla ricerca talenti tecnologici unici”.

Dopo aver illustrato due esempi di malfunzionamento della PA (un caso relativo alla richiesta di un passaporto e un altro riguardante il Documento Unico di Regolarità Contributiva o DURC), Piacentini ha sottolineato che “la digitalizzazione non è solo un insieme di progetti tecnologici. Ovviamente un sistema operativo serve a molto di più (…) Il problema in passato è stato affrontato, soprattutto a livello legislativo; quello che manca è una chiara esecuzione e reingegnerizzazione dei processi grazie alle nuove tecnologie”.

Quindi il Commissario ha illustrato il piano di azione in 12 punti, ciascuno con un responsabile, e ha annunciato che, a partire dai prossimi giorni, il programma di lavoro verrà comunicato tramite un post a firma del responsabile di ognuno dei programmi pubblicato sull’area del Team di Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ecco i 12 punti del programma di Piacentini: “è ancora in evoluzione – scrive lui – e la nostra ambizione è fare molto di più, ma da qualche parte bisogna pur partire”.

1. SICUREZZA “La responsible disclosure – tra hacker etici e non”
Non esistono software “sicuri”: la sicurezza è un processo iterativo, in cui si identificano e chiudono ogni volta nuove falle. Vogliamo creare una policy che spieghi a tutti coloro che identificano un problema di sicurezza come segnalarlo in modo adeguato, tutelando gli utenti coinvolti grazie a una pronta risoluzione, e incentivare così tutti i cosiddetti “hacker etici” ad aiutarci in questo compito.

2. ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente) “I dati devono essere unici e in un unico luogo”
Oggi le nostre identità sono disperse in ottomila anagrafi comunali. Dobbiamo portarle in una sola anagrafe, guadagnando in efficienza e risparmiando soldi ed energia, perché il cittadino non debba più preoccuparsi di comunicare a ogni ufficio della Pubblica Amministrazione i suoi dati anagrafici o il cambio di residenza, per semplificare le procedure di variazione e uniformarle a livello nazionale, perché sia possibile ottenere certificati senza più bisogno di recarsi allo sportello. Questo passo è una premessa per rendere possibili successive innovazioni che oggi sarebbero impossibili o molto costose. Si tratta di un progetto esistente di cui stiamo fortemente accelerando la realizzazione e il completamento.

3. PAGOPA “Per pagare basta un click”
Un modo diverso e più naturale per i cittadini di pagare la Pubblica Amministrazione, che diventi più immediato, veloce, e più economico per il Paese. Il cittadino deve poter scegliere metodi di pagamento moderni, a minima frizione, e il mercato deve potersi integrare, aggiungendo facilmente nuovi strumenti di pagamento innovativi. Vogliamo rendere il sistema più aperto e flessibile.

4. SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) “L’identità di una persona è una, è certa, è per sempre”
Un’identità digitale (SPID) sicura, semplice da utilizzare e da ottenere, perché cittadini e imprese possano identificarsi con la Pubblica Amministrazione, accedendo ai servizi pubblici senza bisogno di portare con sé documenti di identità cartacei o compilare innumerevoli moduli online. Una volta ottenuto SPID, potrete usarlo per autenticarvi su tutti i siti della PA, senza dover dover seguire procedure diverse e a volte complicate. Un solo account e una sola password per tutti i servizi.

5. APPLICAZIONI CHE SI PARLANO “Un ecosistema di API”
I sistemi informatici della Pubblica Amministrazione devono essere connessi tra loro e parlare la stessa lingua, rendendo disponibile l’informazione immediatamente dove serve. Se le applicazioni si parlano non sarà mai il cittadino o il funzionario pubblico a estrarre dati da un sistema (magari stampando su carta) per inserirli in un altro sistema, né sarà chiesto al cittadino di fornire dati di cui la PA già dispone. Tutte le applicazioni dovranno esporre interfacce comprensibili alle macchine (le famose API – Application Programming Interface) e lavorare in maniera integrata, collaborativa e sicura, facilitando il riuso delle applicazioni esistenti per costruire nuove soluzioni più potenti e innovative. Pochi componenti centrali (infrastrutture immateriali) forniranno funzionalità di base; ogni macro ambito potrà così concentrarsi solo sullo sviluppo degli applicativi specifici degli ecosistemi (ad esempio gli ecosistemi di sanità, scuola, giustizia, fisco, imprese, ecc.). Ove possibile le interfacce dovranno essere aperte e diventare strumenti abilitanti per i privati che potranno costruire applicazioni per interagire con la Pubblica Amministrazione. Così facendo il cittadino comunicherà i suoi dati una volta e basta.

6. COMMUNITY “Dagli individualismi al lavoro di squadra”
L’Italia è piena di meravigliosi talenti nel digitale e in tantissimi ci stanno contattando in questi giorni. Come poter sfruttare questa energia e questo entusiasmo intorno al nostro progetto? Dobbiamo cambiare il modo in cui lavora la Pubblica Amministrazione, utilizzando standard e software aperti, e realizzando API documentate pubblicamente, non con un linguaggio giuridico ma tecnico, intorno alle quali poter coinvolgere una community di sviluppatori che crei innovazione.

7. UN PROGETTO APERTO “Servizi e contenuti digitali a misura di cittadino e imprese”
Vogliamo costruire servizi progettati su misura per i cittadini e le imprese, e ideati a partire dai loro bisogni. E lo smartphone, in questo momento, è lo strumento digitale più vicino alle persone: abbiamo il mondo in tasca sui nostri telefoni, dobbiamo fare spazio anche ai servizi pubblici. Per raggiungere questo obiettivo intendiamo creare linee guida, esempi e kit di sviluppo rapidi da implementare per aiutare tutte le Amministrazioni a offrire un’esperienza utente moderna, coerente e semplice per tutti i cittadini. Vogliamo introdurre una logica di sviluppo e miglioramento continuo, perché i prodotti digitali e le interfacce devono essere un corpo vivo, che evolve insieme ai bisogni degli utenti e alle innovazioni digitali. Vogliamo ragionare sul linguaggio, scrivere insieme i principi della nuova comunicazione tra Pubblica Amministrazione, imprese e cittadini.

8. CITTADINANZA IN DIGITALE “Scegli tu come essere contattato dalla PA, anche sullo smartphone”
Un modo diverso da parte della Pubblica Amministrazione di comunicare con noi, notificare atti e ricordarci scadenze. Una casa digitale accessibile dallo smartphone nella quale trovare avvisi anche quando siamo in mobilità, senza la necessità di lunghe e inutili code agli uffici, nella quale poter esprimere le nostre preferenze, aggiornare i nostri punti di contatto. La Pubblica Amministrazione che va dal cittadino e non viceversa. Per farlo, collaboreremo in maniera aperta con le comunità dei designer, dei content e social media strategist, degli architetti dell’informazione, dei produttori di contenuti digitali e degli esperti di user research, cui chiederemo suggerimenti e contributi sui temi in agenda e feedback costanti sulle nostre scelte.

9. UNO PER TUTTI TUTTI PER UNO “Un procedimento amministrativo standard in digitale per esercitare gli stessi diritti”
Siamo tutti cittadini dello stesso Paese eppure a seconda che ci si ritrovi a chiedere un permesso, un’autorizzazione o un nulla osta in questo o quel Comune ci viene chiesto di farlo in migliaia di modi diversi quasi che, anziché di articolazioni locali dello stesso Stato, si trattasse di feudi medievali indipendenti l’uno dall’altro. Finalmente le regole stabiliscono che procedimenti, moduli e formulari che cittadini e imprese devono compilare per interagire con l’amministrazione devono essere standard senza distinzione per Comune o Regione. Dobbiamo però scongiurare il rischio che le regole restino lettera morta, e dare, subito, forma digitale ai nuovi procedimenti standard. Una forma semplice, moderna, aperta e trasparente.

10. DATA & ANALYTICS – OPEN DATA Da “questo dato è mio e lo gestisco io” a “questi dati sono aperti e condivisibili”
Niente più silos privati di questa o quella amministrazione, i dati pubblici sono un bene comune e una risorsa preziosa per il Paese che, come un giacimento petrolifero, può essere esplorata e minata per estrarre valore. Vogliamo una nuova interfaccia all’interno della quale singole amministrazioni comunichino e condividano tra loro dati e API in maniera libera e aperta, permettendo la nascita di servizi e data application nuovi e prima impensabili realizzati sui bisogni del cittadino. Ovviamente nel massimo rispetto delle norme di privacy e nella piena sicurezza tecnologica.

11. DAI CODICI AL CODICE “Le regole dell’amministrazione digitale”
Dobbiamo iniziare a scrivere meno leggi e più software [meno codici e più codice] e, soprattutto, bisogna fare in modo che nelle leggi – generali e astratte per definizione – vengano scolpiti solo principi capaci di resistere al tempo e incapaci di imbrigliare innovazione e tecnologie del passato. Le regole, quelle di dettaglio, vanno tradotte in bit, mentre le convenzioni per lo scambio dei dati tra amministrazioni in API, i procedimenti amministrativi nei quali l’attività discrezionale dell’amministrazione è assente o modesta, vanno trasformati in processi machine to machine più efficaci e più democratici.

12. INTERNET GOVERNANCE “Giocare il ruolo che ci spetta nella comunità globale che detta le regole della rete”
Digitale e innovazione sono stati, sono e saranno naturali fattori di trasformazione delle dinamiche sociali, economiche e politiche e stanno radicalmente cambiando il volto del mondo che conoscevamo. Non ha più alcun senso continuare a discutere di leggi, decreti e regolamenti nazionali in relazione a questioni transnazionali che nascono e muoiono (peraltro alla velocità dei bit). In un contesto di questo genere vogliamo restituire al nostro Paese il ruolo che gli spetta nella comunità multistakeholder europea e internazionale che discute e stabilisce le regole della rete. (L.M.)

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