L’intelligenza (artificiale) degli avvocati (parte prima)

Un noto studio legale americano ha assunto “Ross”, sofisticato software IBM che promette di lavorare esattamente come un professionista in carne ed ossa. Il vento del cambiamento non si può fermare, a patto che i benefici dell’eliminazione del lavoro umano siano spalmati a favore di tutti. E se le macchine cominciassero anche a fare le leggi?

Pubblicato il 20 Ott 2016

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Luciano Quarta, avvocato amministrativista ed esperto di contenzioso tributario in Milano

Prologo: recentemente, io e Stefano Tresca abbiamo dato vita a una divertente schermaglia sulle pagine di EconomyUp. Tema: riusciranno gli avvocati a sopravvivere all’avvento della tecnologia blockchain e dei contratti che si auto-eseguono (smart contracts)?

Stefano sponsorizzava la tecnologia e io facevo il tifo per la sopravvivenza degli avvocati. Abbiamo cercato di affrontare il tema con leggerezza, sapendo che dietro si nascondeva qualcosa di più grosso: nel cammino evolutivo degli uomini e dei gruppi di uomini, sopravvivono quelli reagiscono più velocemente ed efficacemente al cambiamento.

► Ma fino a che punto ha senso spingere la corsa verso il cambiamento?

È giusto arrivare ad un punto in cui tutti quei lavori che fino ad oggi riteniamo non possano essere svolti da altri che da esseri umani, vengano svolti da macchine, computer e programmi? Probabilmente sì, a patto che i benefici della totale ed assoluta eliminazione del lavoro umano vengano “spalmati” e diffusi a favore di tutti: le macchine lavorano e tutti se la godono. Tuttavia, c’è la possibilità che questi benefici invece restino nelle mani dell’élite tecnologico-finanziaria in grado di spingere e controllare lo sviluppo di piattaforme e tecnologie capaci di surrogare il lavoro umano.

Nonostante questa eventualità, concordo con Stefano: “quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”. Ora, nella mia esperienza, tra gli avvocati prevalgono nettamente quelli che costruiscono muri, altissimi, rispetto a quelli che costruiscono mulini a vento. Bene, io sto dalla parte dei costruttori di mulini a vento. Intanto arriva una notizia che toglierà il sonno proprio a quegli avvocati intenti a costruire barriere contro il vento del cambiamento: un noto studio legale americano, Baker & Hostetler, ha assunto “Ross”, sofisticato software IBM che promette di lavorare esattamente come un avvocato in carne ed ossa.

Basato sulla tecnologia di Watson (“computer cognitivo” sviluppato da Ibm), questo arnese infernale sarebbe in grado di leggere e comprendere il linguaggio degli avvocati (il che è già qualcosa di sovrumano), formulare ipotesi, fare ricerche e sfornare risposte. Per di più, sarebbe capace di imparare con l’esperienza, migliorando velocità e qualità delle sue performance con l’uso e il passare del tempo.

Dal sito ufficiale si legge: «Gli poni le tue domande in inglese semplice, come faresti con un collega, e poi Ross passa in rassegna l’intero corpus legale e ti dà una risposta contenente una citazione e letture a tema a partire dalle leggi, dai precedenti legali e dalle fonti secondarie per metterti velocemente in moto». E mica si ferma lì: «Ross monitora la sfera legale senza interruzioni per notificarti di eventuali nuovi verdetti che possono interessare il tuo caso».

Insomma, a quanto pare, rispetto ad un avvocato in carne ed ossa, l’unica cosa che Ross non può a fare è portarsi a letto la segretaria, tanto per fare una battuta sessista. D’altro canto le notizie di incredibili sviluppi tecnologici riguardano altri mille settori: ad esempio, una vettura Tesla ha salvato la vita di un uomo perché “ha capito” che il conducente aveva un attacco cardiaco in corso e automaticamente l’ha condotto al primo ospedale. E credete che ci sia scampo per il mondo delle arti o che il limite di queste applicazioni stia nella mancanza di creatività?

Ricredetivi: Google sta lavorando su “Magenta”, sistema che genera composizioni musicali e immagini originali. Scommetto che con una buona stampante 3d si metterebbe anche a sfornare sculture.

► Questi e altri mille stupefacenti esempi ci mettono di fronte ad un fatto difficile digerire per molti: HAL 9000 è tra noi.

Ovvero, le applicazioni di intelligenza artificiale e dintorni si sono talmente evolute, che potrebbe cominciare ad essere superata la domanda: “c’è una qualsiasi attività umana che una appropriata combinazione di software e hardware non riesca a fare come e anche meglio di un uomo?”

La risposta infatti potrebbe proprio essere: “no”. O al massimo: “non ancora, ma molto presto”.

Tutto ampiamente previsto dalla letteratura: pensiamo a molte delle fantastiche macchine dei romanzi di Jules Verne, più o meno divenute vere e reali nel tempo. E quella specie di telecomando che nella serie TV degli anni ’80 “Spazio 1999” si utilizzava per comunicazioni in video, per aprire le porte, per accedere a monitor e computer? Nulla di più di quello che un iPhone e molti altri smartphone oggi ormai fanno comunemente.

Aspettavate la provocazione? Eccola: e se a un certo momento venisse realizzato un sistema informatico in grado di scrivere le migliori leggi, cioè, le più ragionevoli ed efficaci, sulla base della raccolta di una certa gamma di parametri (dati economici, statistiche su delitti e fatti di cronaca, etc.)?

E se questo sistema fosse integrato con altri sistemi in grado di dare esecuzione coattiva ed automatica alle leggi che esso stesso scrive?

Dubitate ancora che questa possibilità sia già oggi alla portata? Io personalmente no. Se sbaglio, qualche amico informatico potrà smentirmi.

Ora, immaginiamo che un sistema del genere ci sia già. Potrei mai accettare l’idea di delegare ad un elaboratore, la produzione di norme? Più precisamente, potrei accettare di deferirgli quella che nella sostanza è la funzione legislativa che oggi nel mondo appartiene ai parlamenti (ma anche ai dittatori)?

E potrei mai accettare di inserire questa funzione in un sistema “self enforcing”, magari basato su tecnologia Blockchain, in grado di dare esecuzione automatica alle prescrizioni della legge? Cioè, potrei accettare di deferire a questo sistema meccanizzato quella che potremmo definire come la funzione giudiziale?

Ve lo rivelerò nella prossima puntata.

* Luciano Quarta è avvocato amministrativista ed esperto di contenzioso tributario in Milano.
Componente della commissione Giustizia Tributaria del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano

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