Industria 4.0

Padoan: «In Italia c’è innovazione, ma fa vita a sé»

In audizione alla Camera il ministro dell’Economia ha commentato il Report sull’Industria 4.0: «C’è una frattura crescente tra le aziende che usano nuove tecnologie e le altre, perciò servono incentivi a rafforzare le filiere e le reti». Ecco il testo integrale dell’indagine conoscitiva sulla quarta rivoluzione industriale

Pubblicato il 06 Lug 2016

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Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

“In Italia c’è una separazione crescente tra le imprese che usano le nuove tecnologie e le altre. Se non viene sanata, produrrà solo nicchie”. A dirlo è il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, intervenendo oggi in audizione alla commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera, dove sono stati presentati i risultati dell’indagine conoscitiva appena conclusa su “Industria 4.0: quale modello applicare al tessuto industriale italiano – Strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali“. (Qui è possibile scaricare il documento completo). L’indagine è servita a definire le coordinate della quarta rivoluzione industriale, la cosiddetta Industria 4.0, e ad elaborare alcune proposte per incentivare la digitalizzazione del settore manifatturiero italiano.

Cos’è l’industria 4.0 e perché è importante saperla affrontare

In particolare le proposte sul modello da applicare al nostro tessuto industriale per l’Industria 4.0 si articolano in 5 punti: creare una governance per il sistema Paese attraverso una cabina di regia governativa; realizzare le infrastrutture abilitanti (tra i quali il Piano per la banda ultralarga); PA digitale e open data; formazione per le competenze digitali; ricerca sul territorio e centri di ricerca internazionali. Per ulteriori dettagli sull’indagine conoscitiva sull’Industria 4.0 clicca qui

Durante l’audizione, tra le osservazioni sul documento e le risposte ai parlamentari presenti coinvolti nella sua elaborazione, Padoan ha trovato modo di sottolineare il gap esistente nel nostro Paese tra realtà produttive che innovano, e sono quindi attrezzate per affrontare le molteplici sfide dell’industria 4.0, e quelle che sono rimaste indietro. “Non è tanto che da noi manchino attività di innovazione e imprese innovative – ha detto Padoan – ma il problema è che fanno vita a se stante. C’è una frattura crescente tra le aziende che usano nuove tecnologie e le altre. Per sanarla occorre immaginare misure che permettano alle imprese di apprendere processi, prodotti e attività innovative già adottate da altre imprese, magari più grandi. In una parola servono incentivi a rafforzare le filiere e le reti”.

Per costruire la strada italiana all’Industria 4.0, ha aggiunto il presidente della Commissione, Guglielmo Epifani, occorre una “visione d’insieme. Siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa dopo la Germania – ha ricordato – e già oggi l’innovazione è in grado di fare aumentare la produttività d’impresa del 30% fino a toccare il 50% negli anni futuri. Ma per cogliere la sfida della quarta rivoluzione industriale occorrono una serie di interventi condivisi: tra questi il riordino degli incentivi sugli investimenti, ai quali sta lavorando il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Ma dobbiamo anche lavorare moltissimo sulla formazione, mettere un po’ di ordine nel sistema di ricerca e soprattutto individuare un modo di governare l’insieme di questi problemi”.

L’onorevole Lorenzo Basso (Pd), deputato relatore del documento conclusivo, ha sollecitato “incentivi fiscali per le piccole e medie imprese (pmi) che necessitino di software per automatizzare la produzione, finora molto costosi e tarati sulle grandi aziende”. Ha chiesto inoltre di “accendere i riflettori sulla banda ultralarga nelle zone industriali” e ha suggerito incentivi per indurre le aziende ad aderire a percorsi formativi sullo smart manufacturing, dedicati sia al management sia agli operai.

“Incentivazione in piani specifici e modalità condivise per la diffusione dell’informazione su questo tema” sono stati sollecitati da Gianluca Benamati (Pd), mentre Marco Da Villa (Movimento 5 Stelle) ha ricordato che l’Industria 4.0 “non è un modello che si può imporre dall’alto, ma ha bisogno di prossimità sul territorio e contaminazione tra imprese”. Ha poi richiamato il tema occupazionale, sollecitando a trovare soluzioni per la possibile perdita di posti di lavoro causata dalla quarta rivoluzione industriale, quali per esempio il reddito di cittadinanza. “Con l’Industria 4.0 – ha replicato Padoan – si pone un problema di ricostruzione del capitale umano, gestione della transazione e riallocazione delle risorse. Sono a favore di strumenti di riqualificazione professionale, ma meno convinto del reddito di cittadinanza, strumento di tipo generalistico e non orientabile verso questa specifica situazione”.

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