Come le multinazionali implementano l’Open Innovation?

Pubblicato il 23 Mag 2016

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Aiutare le imprese a capire, affrontare e gestire l’innovazione aperta. Con questo obiettivo il Gruppo Digital 360 ha creato la piattaforma di servizi Digital & Open Innovation”, dove è possibile aprire un dialogo con cinque esperti che risponderanno alle vostre domande su come si attiva, si “mette a terra” e si governa un processo di innovazione aperta in grado di creare valore e accrescere la competitività di un’azienda.

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Stefano Mainetti, consigliere delegato di Polihub

COME LE MULTINAZIONALI IMPLEMENTANO L’OPEN INNOVATION?

Risponde Stefano Mainetti, Consigliere Delegato dell’incubatore d’Impresa PoliHub
del Politecnico di Milano, gestito dalla Fondazione Politecnico.

Open Innovation significa flusso di innovazione non solo dall’esterno verso l’interno dell’azienda (inbound), ma anche dall’interno verso l’esterno (outbound).


Il primo approccio è tipico di aziende che vogliano assorbire innovazione al fine di accelerare lo sviluppo del core business (approccio strutturale), aggredire nuovi mercati o padroneggiare nuove tecnologie (approccio opportunistico). L’inbound Open Innovation si declina in uno spettro di approcci che vanno dal co-sviluppo con le Università, alle Call for Ideas fino all’istituzione di fondi di corporate venture capital. Intel, 3M, IBM sono alcuni degli esempi più illustri in questo ambito.

Il secondo approccio (outbound) è spesso associato ad innovazione, sviluppata all’interno, che si collochi al di fuori o a cavallo tra diversi business segments dell’azienda. Il modo più efficace di capitalizzare su tale innovazione consiste quindi nel concederla in licenza ad esterni, o nello sviluppare spin-off di cui l’azienda madre detiene una quota. Gli incubatori corporate sono uno strumento classico per l’outbound Open Innovation, adottato ad esempio da Philips, Siemens e Google.

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