Bentornato Piacentini! Ma sarai staff o line?

Abbiamo chiesto a una serie di opinion leader che cosa si aspettano dal commissario per l’Italia Digitale. Il primo intervento è del presidente FPA, uno dei maggiori conoscitori della pubblica amministrazione. Che dice: non serve un altro consigliere, ma un amministratore delegato…

Pubblicato il 15 Feb 2016

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Carlo Mochi Sismondi, presidente FPA

Ho conosciuto Diego Piacentini tanti anni fa quando a lui giovanissimo e da poco entrato in Apple io, un po’ meno giovane, raccontavo di quel che volevo fare con un FORUM PA ancora tutto da progettare. Poi l’ho seguito da lontano e mi sono inorgoglito, da italiano, del suo successo. Sono quindi felice del suo arrivo in Italia. Questo mio sentimento non rimuove però una domanda di fondo: Diego sarai staff o line?

Non mi si accusi di rigidità né di atteggiamento vetero-aziendalista, ma non è la stessa cosa dare preziosi consigli, intessere relazioni, immaginare scenari o essere responsabili di obiettivi misurabili, di risorse umane e finanziarie, di risultati definiti nei tempi (brevi) di una necessaria trasformazione digitale.

Entrambe le funzioni mi sembrano in questo momento affollate, in un Paese in cui prima delle determinare le cose da fare si sceglie chi le farà. La line vede infatti una governance politica che, discendendo da Presidente del Consiglio, è delegata ad un Ministro competente (Marianna Madia) che si avvale delle strutture del Dipartimento della Funzione Pubblica e dell’AgID. Vede poi Antonio Samaritani, competente direttore generale dell’AgID recentemente nominato con un compito preciso di execution, un comitato di indirizzo che approva i piani dell’Agenzia (presieduto da Stefano Quintarelli), un tavolo di coordinamento delle Regioni (presieduto dall’assessore del FVG Panontin) e un tavolo di coordinamento dei comuni (con la responsabilità, pur con diversi ruoli, del sindaco di Pisa Marco Filippeschi e dell’assessore di Lecce Alessandro Delli Noci e il supporto della struttura ANCI diretta dalla vicesegretaria generale Antonella Galdi). Per non parlare poi delle politiche di settore, demandate ad un numero considerevole di strutture tecniche che vanno dalla Sogei ai Ministeri –MEF e Interno in primis- alle strutture di missione. Non dimentichiamo poi la gestione, essenziale, dei fondi europei, che sono la benzina di tutta la macchina, che è svolta dall’Agenzia per la Coesione Territoriale e, insieme, dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica della Presidenza del Consiglio.

Il pensiero del Commissario per l’Italia Digitale in 10 pillole

Ma anche la funzione di staff è bella piena: non ho voglia di fare tutti i nomi che si sono avvicendati in questi anni come consiglieri, ma vanno ricordati almeno gli attuali e tra essi Paolo Barberis, consigliere del Presidente del Consiglio, Paolo Coppola, consigliere del Ministro Madia, Riccado Luna, Digital Champion.

Che serva un po’ d’ordine mi pare fuor di dubbio. Diego aiuterà a mettere in ordine avendo funzioni e ruoli chiari, chiari obiettivi e risorse, responsabilità definite, catena di comando certa e pubblicamente esposta?

Lo spero caldamente, ma i presupposti non mi fanno essere ottimista: quel che penso ci servirebbe infatti è più simile ad un Amministratore delegato che ad un ennesimo consulente, seppure blasonato. Ma gli amministratori delegati, vi prego specie se li troviamo super, paghiamoli (e bene) e pretendiamo da loro risultati. Posti gratis (o pro bono), a cui quindi per definizione non possiamo “guardare in bocca”, non mi pare siano quello che ci serve.

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