Exit

Banzai, una matricola sotto esame

Il gruppo digitale andrà in Borsa il 16 febbraio. Il prospetto informativo dice che chi ha investito finora fa non ha avuto grandi ritorni. I bilanci sono ancora in rosso. E manca un piano aggressivo. Ma i manager sono blindati. E i margini in crescita. Per questo bisogna fare il tifo. In nome della digital economy

Pubblicato il 03 Feb 2015

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Paolo Ainio, fondatore di Banzai

La prima matricola di Borsa del 2015 sta per compiere gli ultimi passi verso il listino. Ed è una matricola digitale. Lunedì 2 febbraio si è aperto il collocamento di Banzai, la Internet Company fondata da Paolo Ainio, che si concluderà mercoledì 11. Il debutto a Piazza Affari è previsto per lunedì 16. Una data importante, dopo il ritiro, lo scorso ottobre, con la campagna di comunicazione avviata, di ItaliaOnLine.

A far scattare il collocamento è stata l’approvazione del prospetto informativo, che dà un’idea delle condizioni di salute della prima web company italiana e delle reali dimensioni del business digitale in Italia, che comincia a muovere cose, persone e capitali ma non sembra ancora produrre grande valore.

Banzai cammina su due gambe: una, più gracile (poco meno di 15 milioni di ricavi), è quella dell’editoria verticale; l’altra, più robusta (106 milioni), è quella dell’ecommerce. La società è ancora in perdita (il gruppo dichiara un rosso di 2,5 milioni di euro), anche se ricavi ed Ebitda (il margine operativo lordo, cioè gli utili prima degli interessi passivi, imposte, svalutazioni e ammortamenti) risultano essere in crescita: quasi 2,5 milioni nel 2013, con un’attesa per il 2014 fra 3,1 e 3,9..

Il collocamento riguarda 16milioni di azioni, metà da un aumento di capitale di 50 milioni e metà dalla vendita delle quote di alcuni soci storici. Se tutte saranno sottoscritte dagli investitori istituzionali, sul mercato andrà quasi il 40% del gruppo che avrebbe così una valutazione oscillante fra 220 e 277 milioni di euro.

Sarà un buon investimento per i nuovi azionisti? Una risposta può venire guardando che cosa attende alcuni dei soci in uscita. Prendiamo il più audace per vocazione, il fondo Principia I di Quantica, che ha investito su Banzai oltre 5milioni di euro. In caso di collocamento nella parte bassa della forchetta (6,75 euro per azione) incasserebbe circa 9 milioni, che diventerebbe poco più di 11 se si andasse verso la parte alta della forchetta (8,50 euro ad azione). Un affare? Sì e no. L’investimento è stato fatto circa 5 anni e mezzo fa, con un rendimento fra il 12 e il 13% l’anno (sempre che il prezzo post collocamento tenga fino alla vendita di tutte le azioni). Nella migliore delle ipotesi sarebbe un 2x, come si dice in gergo, cioè due volte l’investimento, che per un venture capitalist è poca cosa se si tiene conto che nel mercato americano i numeri sono ben altri e, per restare in Italia, nel biotech, per esempio, i moltiplicatori sono molto più soddisfacenti (basti ricordare che per Eos, venduta agli americani, si è raggiunto il 10x). Un affare decente, quindi, finora. C’è solo da augurarsi che sia più promettente per i nuovi investitori, se il mercato crescerà e Banzai riuscirà a migliorare risultati e redditivtà.

La quotazione in Borsa di Banzai è un’operazione che ha come obiettivo, oltre alla raccolta di liquitidà, la “exit” di soci di capitale importanti come Quantica e la Sator di Matteo Arpe (che con Banca Profilo è anche uno dei due I joint global coordinators e joint lead manager del collocamento insieme con Jefferies international ) ma anche di “amici” storici che hanno investito dalla fondazione in avanti: Boroli, Pelliccioli e altri. E per far uscire un socio prestigioso come Francesco Micheli, che si è ritrovato sovraccarico di carta dopo la fusione dei due siti di ecommerce born4shop e SaldiPrivati. Nessuno si arricchirà, i manager azionisti non venderanno (dopo la quotazione avranno il 9,34& del capitale) – e questo è un buon segnale – tantomeno Ainio (che ha un emolumento annuale di 500mila euro), che si impegna a mantenere bloccata la sua posizione (21,45%) per 12 mesi, quota di cui nei due anni successivi potrà cedere solo il 10%.

A che cosa serviranno i soldi che dovrebbero arrivare dal collocamento? A ItaliaOggi Ainio ha risposto così: «I 50 milioni da raccogliere con il collocamento primario non verranno usati per fare grandi acquisizioni, così sgombriamo subito il campo….Ci saranno operazioni di routine, nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, fino a pochi milioni di euro…Un 40% verrà investito per spingere sulla leva della crescita, perciò sul marketing e sul marketplace. Poi un altro 20-25% per migliorare i servizi ai clienti, aumentando i Pick & Pay (luoghi fisici di distribuzione dei prodotti comprati on line, ndr) che ora sono 66 in Italia, e sviluppando i servizi premium per le cosiddette case connesse. Infine, investiremo in tecnologia. A inizio 2016 sposteremo il nostro centro smistamento da Caleppio (una frazione del comune di Settala, in provincia di Milano, ndr) a una zona limitrofa su una superficie molto più ampia». Quindi si punta su una crescita organica, senza nuovi e significativi slanci. E l’assenza di un business plan aggressivo lascia la sensazione che il mercato digitale italiano non sia ancora maturo. Muove cose, persone e fatturati. Ma non fa ancora veri soldi. Anche per questa ragione, nonostante tutto, dobbiamo tifare per quella che è l’IPO digitale italiana. Auguri, Banzai!

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