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Uniqlo debutta in Italia: una storia giapponese di innovazione

Il colosso da oltre 19 miliardi di dollari di fatturato ha aperto a Milano il 13 settembre 2019, evento molto atteso nel mondo del retail. Previste centinaia di assunzioni. Ecco come è nato, la storia del fondatore Tadashi Yanai, i valori del brand, l’e-commerce e le innovazioni sulle quali punta per proseguire l’espansione

Pubblicato il 13 Set 2019

Uniqlo

Ha aperto venerdì 13 settembre 2019 nel cuore di Milano il Palazzo Uniqlo, megastore di circa 1500 metri quadrati su tre piani. Inizialmente annunciata per la primavera 2019 e poi slittata a fine estate, l’apertura era attesa nel mondo del retail milanese e italiano.

Le persone si sono messe in coda fino dalle 5 del mattino per entrare per primi nel nuovo spazio. Il taglio del nastro è avvenuto alle 9.30. Ha partecipato anche il sindaco di Milano Beppe Sala, con tanto di kimono bianco e rosso, che sui social ha commentato: “Il più grande store europeo, già 150 assunzioni: UNIQLO a Milano fa le cose in grande (anche nel nastro da tagliare😊)”.

Il taglio del nastro di Uniqlo
L’ingresso è avvenuto alle 10. I clienti sono stati accolti dall’esibizione dei percussionisti giapponesi di Taiko. Ai primi 200 clienti in coda anche una sciarpa in cashmere e a tutti un ventaglio firmato da Olimpia Zagnoli. Erano presenti installazioni artistiche in omaggio alla creatività italiana.

“È con piacere che apriamo nella capitale del mondo della moda” è stato il saluto di Tadashi Yanai, fondatore di Uniqlo e presidente di Fast Retailing. “Qui in Italia ci sono grandi marchi, da Ferragamo a Prada. Noi offriamo complementi che possono essere accostati con tutti i marchi italiani, come a quelli globali”.

A fine luglio era stato scritto che, a regime, il marchio giapponese avrebbe dovuto assumere in tutto 300 persone: 250 giovani nel negozio e altri 50 nel quartier generale. Sul sito aziendale risultano ancora aperte alcune posizioni: si cercano addetti alla sicurezza, consulenti di vendita e visual merchandising. Qui per candidarsi e inviare cv.

Che cosa fa Uniqlo

Uniqlo  è un’azienda giapponese che disegna, produce e vende abbigliamento casual per uomo, donna e bambino. In Giappone è una delle catene d’abbigliamento capofila del mercato per profitti e volume di vendite. Il successo del marchio ha consentito all’azienda di aprire diverse filiali nel mondo con  flagship store (negozi monomarca) a Tokyo, Seul, Shanghai, Hong Kong, Parigi, Londra, New York, Berlino e, da settembre 2019, appunto anche a Milano. A questi si aggiunge una fitta rete di negozi diffusa in tutto il Giappone e con numerose filiali in Corea del Sud, Cina e Singapore. Complessivamente il brand giapponese possiede circa 2000 negozi in 19 diversi mercati. L’Italia è il decimo paese europeo in cui è presente la società giapponese. Nel 2018 Uniqlo ha fatturato 19,17 miliardi di dollari. Per il 2020 l’obiettivo dichiarato è arrivare a 50 miliardi di dollari di vendite e a 10 miliardi di dollari di profitti. In questo modo la company conta di superare il terzo posto a livello mondiale tra le grandi catene di retail di abbigliamento scavalcando i concorrenti H&M e Zara.

Uno store di Uniqlo

Come è strutturato il gruppo Fast Retailing

Uniqlo fa parte del gruppo Fast Retailing, la quarta compagnia di abbigliamento al mondo che comprende, oltre a questa società, anche Helmut Lang, J Brand, Theory, Comptoir des Cotonniers e Princess Tam.Tam. Presidente e CEO di Fast Retailing è Tadashi Yanai, l’uomo più ricco del Giappone, nonché presidente e Ceo del gruppo.

Chi è il founder di Uniqlo e la sua storia

Tadashi Yanai
Nato il 7 febbraio 1949 a Ube, nella prefettura di Yamaguchi, i suoi genitori gestivano un negozio specializzato in abiti maschili occidentali. Dopo la laurea Tadashi Yanai viene assunto dalla catena di supermercati Jusco ma dopo un anno torna al negozio di famiglia, di cui, nel 1984, diventa managing director. Intuendo che i gusti dei clienti stanno cambiand, invece di continuare a proporre completi da uomo confezionati apre uno store di dimensioni più grandi a Hiroshima – lo Unique Clothing Warehouse – per proporre abiti casual a prezzi abbordabili. In versione abbreviata, il nome del negozio suona come “Uniclo”, ma quando il marchio è registrato a Hong Kong, viene scritto in modo sbagliato, con una “q” al posto della “c”. Nel 1991 la Ogori Shoji cambia nome in Fast Retailing. Nel 1994 Fast Retailing crea un gruppo di progettazione a New York per raccogliere informazioni sulle tendenze e sui concept di prodotto, ma l’esperimento non funziona. La società di design viene chiusa e l’intero sistema di ricerca e sviluppo è integrato a Tokyo. Il boom di Uniqlo alla fine degli anni ’90 è il risultato di una lunga serie di tentativi ed errori come questo, che porta il brand al massimo successo nel 1998. A novembre Uniqlo apre il suo primo negozio nel quartiere trendy di Harajuku, a Tokyo, insieme a numerosi altri punti vendita in diverse grandi città giapponesi. Nel 2006 Fast Retailing stringe una partnership strategica con Toray Industries, società tessile nipponica, per sviluppare un nuovo prodotto, HeatTech: una gamma di biancheria per uomo e donna cattura-calore, traspirante, ad asciugatura rapida e anti-odore, progettata per mantenere al caldo chi l’indossa pure nei mesi più freddi.

I valori di Uniqlo

Uniqlo vuole incarnare i valori giapponesi di semplicità, qualità e longevità. In un’intervista a Forbes, quando gli è stato chiesto cosa lo distinguesse dai suoi competitor, Tadashi Yanai  ha mostrato una targa con lo slogan che simbolizza l’etica del brand: “Uniqlo is clothing in the absolute”. Per l’imprenditore giapponese, l’abbigliamento dovrebbe essere una naturale estensione della persona che lo indossa: ecco perché il marchio propone pochi modelli basici, ma in molteplici varianti cromatiche. La tendenza all’essenzialità e alla semplicità non ha però escluso la collaborazione di Uniqlo con designer e figure di spicco del fashion system.

COME è IL “PALAZZO UNIQLO” A MILANO

La sede di Uniqlo a Milano è un megastore di circa 1500 metri quadrati su tre piani – seminterrato, piano terra e primo piano – in Piazza Cordusio 2, di fronte a un altro colosso internazionale, Starbucks.. L’edificio è stato progettato alla fine del 1800 dall’ingegnere Francesco Ballorino. Il palazzo è stato acquistato dalla società Hines da Sorgente nel 2016 per 130 milioni di euro. Dopo quasi due anni di lavori, e un investimento che secondo fonti di stampa dovrebbe superare i 20 milioni, l’edificio è stato consegnato al marchio giapponese.

Il negozio si sviluppa su tre livelli con sezioni dedicate a uomo, donna e bambino. L’unità centrale beneficia di uno spazio a doppia altezza ottenuto attraverso la realizzazione di una copertura in vetro nel cortile centrale.

Nel palazzo che ospita Uniqlo è già stato inaugurato il 17 aprile 2019 il nuovo flagship store di Yamamay. Il marchio di underwear nato nel 2001 ha aperto i battenti del suo più grande monomarca in Italia proprio al civico 2 di piazza Cordusio. È il suo suo primo progetto pilota in ambito omnichannel, con un’integrazione virtuosa tra fisico e digitale. (QUI tutti i dettagli sullo store Yamamay)

“Aprendo il nostro primo store in una città così importante come Milano, un global center, un hub della moda internazionale – aveva dichiarato a suo tempo al Corriere della Sera Yuki Katsuta, senior vice president del gruppo Fast Retailing – il nostro desiderio sarà di mostrare ai clienti come sia possibile coordinare alta moda e nostri capi di abbigliamento. Capi che hanno indubbiamente più a che fare con pezzi essenziali, e basici, che con capi di abbigliamento più modaioli di altri brand”.

Uniqlo vendita online: l’e-commerce in Italia

Già ad aprile 2019, per avvicinarsi progressivamente al mercato italiano, Uniqlo ha lanciato il sito di e-commerce interamente dedicato ai clienti del nostro Paese. L’e-store di Uniqlo propone un assortimento di tutte le proposte del brand per uomo, donna, bambino e neonato, a cui si aggiungono le capsule collection create in collaborazione con designer come JW Anderson e Alexander Wang. A tutti gli utenti registrati sulla piattaforma europea del marchio è stata inviata una email in cui si informa che l’id e la password sono stati trasferiti sull’e-store italiano e che i servizi pre e post-vendita e consegne saranno più vantaggiosi per chi abita in Italia.

L’innovazione tecnologica di un colosso del retail

Un colosso del retail come Uniqlo non poteva certo ignorare le innovazioni tecnologiche che stanno radicalmente trasformando il modo di vendere e di acquistare. Per esempio quelle relative al mondo degli assistenti vocali. Come riporta questo articolo di Manuela Gianni su Digital4, Uniqlo, in partnership con Google, ha integrato la tecnologia di riconoscimento vocale tramite Intelligenza Artificiale sulla propria mobile App. È sufficiente pronunciare “Uniqlo IQ” o “Uniqlo FAQ” per mettersi in contatto con l’assistente vocale di Google che supporta il cliente rispondendo a varie domande, come quelle sul monitoraggio della consegna degli acquisti online, ed è anche possibile chiedere consigli di stile personalizzati. Altre insegne, come le olandesi della GDO Bol e Jumbo, entrambe del gruppo Ahold –Delhaize, hanno da poco stretto accordi simili con Google. Non servirà più digitare o scrivere il proprio elenco della spesa, ma sarà sufficiente dettarla, oltre a poter tenere sotto controllo i valori nutrizionali degli alimenti e ingredienti, e ricevere consigli su ricette o offerte.

(Articolo aggiornato al 13/09/2019)

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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