Three-Comma Club

Un nuovo unicorno è tra noi: Editas Medicine in un mese cresce in Borsa del 67%

Nonostante un inizio anno difficilissimo sui mercati finanziari, la startup che si occupa di editing dei geni, si è quotata a inizio febbraio e ha raggiunto rapidamente un miliardo di valore. Per gli investitori un ritorno pari a 10 volte l’investimento, in meno di tre anni

Pubblicato il 28 Feb 2016

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Un nuovo unicorno tra noi. Il Three-Comma Club si allarga. Venerdì 26 febbraio con un più 14% Editas Medicine ha superato il valore di soglia per entrare tra i cavalli magici, 1 miliardo di dollari.

Avevamo parlato della possibile IPO già qui, Editas si occupa dell’editing dei geni utilizzando una delle tecnologie più rivoluzionarie degli ultimi anni, CRISPR/Cas9. Cercando di semplificare, si tratta di un meccanismo nel quale una proteina – Cas9 – si lega ad una molecola di RNA in grado di guidarla in un punto specifico del genoma della cellula che necessità di essere riparato. In altre parole, con questo sistema si possono accendere, spegnere o riscrivere (editing) geni difettosi che causano malattie. Il tutto ad un costo competitivo.

Editas è stata fondata pochi anni fa, nel 2013, e ha ottenuto 43 milioni di dollari come Series A round da venture capital americani specializzati nel settore delle biotecnologie come Flagship Ventures, Polaris Partners e Third Rock Ventures.

Ricordo sempre che in Italia non abbiamo neanche un investitore dedicato al biotech, nonostante siamo nella top ten mondiale per produzione scientifica, e che AIFI – l’associazione del Private Equity e dei VC italiani – abbia registrato per il primo semestre 2015, per tutti i settori, per tutte le start-up, un totale di investimenti pari a poco meno della metà del solo primo round di Editas.

La quotazione al NASDAQ è avvenuta lo scorso 3 febbraio a 16 dollari per azione, Editas ha raccolto circa 94 milioni di dollari in IPO e la valutazione è partita da 650 milioni di dollari. In meno di un mese il titolo è salito di oltre il 67%. Nello stesso periodo il NASDAQ Biotech Index ha perso l’1% e lo S&P dei 500 maggiori titoli ha guadagnato l’1,86%.

Il risultato è ancora più interessante se si considera che il NBI arrivava da una discesa di oltre un terzo dai massimi di luglio 2015 e che per la prima volta da almeno 5 anni a questa parte non c’erano state IPO di biotech nel mese di gennaio.

La Società non ha prodotti in fase clinica, vale a dire non ha ancora iniziato a testare le proprie terapie geniche su pazienti. Ciò fa venire qualche vertigine da una montagna alta 1 miliardo. Ma ancora una volta, un team di scienziati e imprenditori preparati, tecnologia all’avanguardia e VC specializzati hanno fatto l’unicorno.

Per gli investitori del primo round si tratta di un ritorno pari a 10x quanto investito. Non male per un investimento di poco più di due anni.

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