Three-Comma Club

VentureUp, per adesso accontentiamoci di portali istituzionali e soldi pubblici…

È stato appena lanciato un sito di incontro fra startup e venture capitalist, dove la cosa più naif è la richiesta di indicare la propria valutazione e quanto si è disposti a cedere a un investitore… Chi vuole convolare a nozze, meglio impari a finire nel letto almeno dopo l’anello di fidanzamento.

Pubblicato il 04 Nov 2015

Tetto ai contanti

Il Three-Comma Club, il Club delle tre virgole che dividono gli zeri nel Billion, può essere visto da diversi angoli. Si vedano le cronache delle ultime settimane.

· Una nazione, China, con ben oltre un miliardo di abitanti che decide di togliere il freno del un-bebè-per-coppia al fine di creare crescita economica. Ricordiamoci che all’osso l’economia è demografia.

· Un miliardario in tenera età, per tutti noi Mark di FB, che ha inventato un social network con una comunità di più di un miliardo di persone che ha appena terminato un giro tra due Paesi che insieme hanno ben oltre 2B di abitanti. E ci spara un discorso in mandarino (certo, ha la moglie cinese!) che ci fa capire che siamo indietro e che lui merita il posto nella classifica di Forbes e tutti gli altri no.

· L’editor in chief di FierceBiotech, John Carroll, che a San Francisco mi spiega come sceglie le Fierce 15, le più promettenti 1B startup biotech del globo. Io: “John, come le selezioni?”. Lui:“devono aver raccolto molto dai VC, devo avere visibilità, un management e piani ambiziosi. E se saltano devono comunque fare un gran rumore”. Io: “come siete americani voi americani”.

Sarebbe troppo semplice, dopo questo giro in tre paesi a nove zeri, ironizzare sul recente convegno per il lancio del portale VentureUp, sito di match tra VC e startup appena lanciato da Aifi e Fondo Italiano d’Investimento. Appare per ora più un modo per dirottare le chiamate dei wanna be entrepreneur verso l’ignoto che un efficiente punto di incontro tra offerta di capitali, pochi, e idee, poche quelle buone. Ma aspettiamo e vediamo. E intanto pubblicizziamo.

Non si può però non rendersi conto che il Italia il VC ha sempre più un attore pubblico al centro e questo non so se sia proprio sano. Addirittura uno dei panel del convegno era composto da tre-su-tre rappresentanti di istituzioni all’apparenza diverse: Fondo Italiano Investimento, Invitalia e Cassa Depositi e Prestiti. Sembravano tre ma erano uno, sempre e solo il soldo pubblico. E il privato? E’ stato molto citato da tanti oratori il modello Silicon Valley, però li per convegni si incontrano solo partnership molto private.

I miei “2 cents” sul portale: se vedessi un valore, una startup da “Fierce 15”, non so se consiglierei di esporsi in un portale. Due, la cosa più naif che ho visto tra le pagine è la scheda dove l’impresa dovrebbe indicare la propria valutazione e la percentuale disposta a cedere al VC: ecco, chi vuole convolare a nozze meglio impari a finire nel letto almeno dopo l’anello di fidanzamento.

Insomma, i contrasti misurati a suon di zeri segnano un solco che appare ancora incolmabile. Mark non studia l’italiano perché siamo una popolazione che si conta in milioni e anche se il tasso di fertilità aumenta rimaniamo lontani dai nove zeri. Accontentiamoci di portali e soldi pubblici. Per ora.

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