Tecnologia solidale

Educazione e responsabilità: ecco i due cardini della legge sul cyberbullismo

Il 17 maggio la Camera ha approvato definitivamente (e all’unanimità) la legge contro le “violenze digitali”. Un segnale importante sull’impossibilità di distinguere ormai tra virtuale e reale. Una raccomandazione al tavolo tecnico previsto: teniamo conto del tanto che c’è già su questo fronte

Pubblicato il 19 Mag 2017

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Mercoledì 17 maggio alla Camera è stato approvato definitivamente (e all’unanimità) la legge contro il cyberbullismo. Anche questa è tecnologia solidale e per questo motivo questa settimana propongo in forma quasi integrale il mio intervento in dichiarazione di voto per Forza Italia.

Cyberbullismo: finalmente si fa leva su responsabilità ed educazione

Cyberbullismo: finalmente si fa leva su responsabilità ed educazione

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Gentile Presidente, sono contento di essere stato smentito. Nel mio intervento lo scorso anno in dichiarazione di voto avevo prefigurato che la legge sarebbe finita su un binario morto, perché noi qui alla Camera l’avevamo in realtà peggiorata.

L’avevamo peggiorata non per un conflitto fra Camera e Senato, semplicemente perché c’era un conflitto all’interno del Partito Democratico: un conflitto tra visioni diverse, che avevano tutte le ragioni di esistere e che aveva portato a una situazione di sostanziale impasse. Per cui sono, e siamo lieti come gruppo di Forza Italia che questo conflitto, questo dissidio sia stato ricomposto con una scelta ragionevole, cioè quella di non toccare ulteriormente un testo del quale apprezziamo l’impostazione, che insiste sul versante educativo, sul versante della prevenzione, l’impostazione voluta dalla senatrice del PD Ferrara. Questo proprio ad indicare il fatto che su questo tema per noi non c’è una distinzione di partiti: c’è una distinzione di impostazione e di modalità di intervento su un tema complesso, per il quale certamente questa legge non è la panacea che risolve tutti i mali. Nessuna legge lo è: nessuna legge può imporre di essere più o meno intelligenti, più o meno rispettosi, più o meno consapevoli di sé e degli altri.

Questa legge è importante però perché è un segno. Innanzitutto è un segno di vicinanza nei confronti delle vittime del cyberbullismo, delle loro famiglie, ed un segno di vicinanza nei confronti di tutti coloro i quali si impegnano a contrastare questo fenomeno sotto ogni punto di vista: quindi comprese da un lato le forze dell’ordine, da un altro lato le istituzioni scolastiche e le altre istituzioni educative. Ed è un segno perché conferma che nell’era digitale insistere su di una separazione tra virtuale e reale è anacronistico e non ha più alcuna ragion d’essere.

Questa legge dicevo che è un segno che si fonda su due parole cardine: responsabilità ed educazione. Responsabilità declinata sotto vari aspetti: nel testo è indicata la responsabilità che riguarda i gestori dei social media, i quali, come tutti abbiamo già detto, non possono tirarsi indietro né attribuire a se stessi un ruolo di mera autostrada da dove passa qualsiasi contenuto, a prescindere da quale esso sia, ma devono avere un’attenzione e prestarsi (come già in parte, devo dire, si prestano) ad un’azione responsabile per ciò che alloggia, per così dire, nei social.

Responsabilità nei confronti della scuola e della famiglia. L’abbiamo già detto, nella norma scuola e famiglia vengono coinvolte in modo profondo. Responsabilità nei confronti delle istituzioni: le forze dell’ordine da un lato, con la loro attività di azioni, di monitoraggio e anche di repressione, là dove serve; il questore, nell’istituto dell’ammonimento nei casi più gravi, dove è opportuno che sia fatto sentire al minore che sta compiendo degli atti che vanno oltre il lecito e oltre quello che è umanamente comprensibile. E responsabilità nei confronti dei ragazzi e delle ragazze: sia nei confronti delle vittime, sia soprattutto nei confronti dei persecutori.

La responsabilità nei confronti dei ragazzi e delle ragazze ci porta alla seconda parola chiave, cioè la parola “educazione”. Educazione: certamente il primo punto è educazione all’uso consapevole dello stare nel digitale, perché è evidente che, così come serve la patente per guidare un’auto e si fanno corsi e si passano esami per questo, perché si ha consapevolezza che un’auto è uno strumento potente, ma anche pericoloso se male usato; allo stesso modo è importante che tutti noi sappiamo che il nostro stare personale online non è senza conseguenze, per noi e per gli altri.

Educazione al rispetto di sé e degli altri. C’è la norma aurea: fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te. Questa norma per troppo tempo è stata dimenticata, non è stata più nemmeno riproposta in termini educativi. È ora di rispolverarla, di tirarla fuori e di proporla come regola d’oro della vita e della convivenza tra le persone.

C’è stata per molti anni una confusione tra istruzione e educazione, confondendo lo stare a scuola con una sorta di addestramento, lasciando da parte quello che riguarda il perché del vivere: quello che riguarda il perché sia bello vivere, sia un dono essere stati messi al mondo, valga la pena di compiere e vivere una vita bella e degna di essere vissuta. Perché appunto è mancato da parte di tutti noi adulti l’essere accanto a queste ragazze e questi ragazzi e mostrare loro – non tanto attraverso le parole, ma attraverso la testimonianza, perché l’educazione è essenzialmente una testimonianza – che vale la pena di stare ed essere al mondo, e di starci rispettando sé e gli altri, come ho cercato di dire poco fa.

E c’è appunto per questo un’educazione, lasciatemi dire anche una forma di rieducazione, nei confronti di coloro che si macchiano di atti di cyberbullismo. Da questo punto di vista la norma è una norma che mette in campo alcune piste di lavoro interessanti, ma riteniamo che essa rimarrà solo sulla carta se non ci sarà un concorso effettivo di tutti coloro che sono parti in campo di un’azione veramente educativa.

Termino, gentile Presidente, con un suggerimento per il tavolo tecnico che è previsto dalla legge. Il suggerimento è quello, in modo sussidiario, di tenere conto del tanto che c’è già. Cito tre esempi.

L’esempio di “Ma basta!”, cioè l’azione iniziata oltre un anno fa all’Istituto “Galilei-Costa” di Lecce da parte di una serie di ragazze e ragazzi adolescenti, volta appunto al contrasto del cyberbullismo e del bullismo che si è diffusa un po’ in tutta Italia. Cito l’accordo fatto dalla Ministra Fedeli, lunedì scorso a Milano, assumendo il manifesto di “parole ostili” che lei Presidente ha sottoscritto (io stesso l’ho sottoscritto), cioè il decalogo che aiuta a usare per bene il nostro stare nel web a partire dall’uso dei termini e del rispetto reciproco. C’è l’azione, fatta sempre a Milano dal professor Luca Bernardo che con il suo centro da anni lavora proprio per aiutare le vittime e coloro che compiono atti di cyberbullismo. Sono tutte realtà e iniziative che vanno messe a fattore comune e per questo l’invito è appunto che il tavolo ne tenga conto e le valorizzi.

Noi di Forza Italia abbiamo su questi temi un impegno che viene da molto lontano: nel 2009 le Ministre Gelmini e Carfagna iniziarono in comune una serie di azioni di prevenzione, allora, del bullismo nelle scuole. Recentemente, in questa legislatura, l’onorevole Brambilla ha presentato la proposta di legge contro il cyberbullismo, l’onorevole De Girolamo una mozione a questo riguardo, e l’onorevole Centemero plurime iniziative per la scuola, qui, in questa sede, alla Camera, proprio per sensibilizzare famiglie, genitori, attori educativi, proprio sull’importanza di un’azione costante e continua su questo versante.

Per questo, con piacere, votiamo a favore di questa norma perché appunto riteniamo che non sia la panacea di tutti i mali, ma sia quel segno di vicinanza che, finalmente, riusciamo a dare tutti quanti insieme.

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