#CIAOENRICO

Un grande ufficiale di collegamento fra il vecchio e il nuovo

Un’edizione speciale della newsletter di EconomyUp per salutare Gasperini. Che è riuscito a contemperare l’esperienza del cinquantenne e l’entusiasmo del ventenne. Questo gli dava la capacità di parlare con l’establishment e di ascoltare lo startupper. Una lezione per tutti

Pubblicato il 07 Nov 2015

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Non si fermava mai un momento, neanche con le sigarette. La sua forza e la sua debolezza. Il limite che forse giovedì sera ha tradito Enrico Gasperini, portandolo via per sempre. Andarsene così giovane lascia sempre attoniti, specie quando capita a chi è attivo, inarrestabile, vulcanico come dicono con parole e toni diversi tutti gli amici che ricordano Enrico nell’edizione speciale della nostra newsletter, #CiaoEnrico, che viene distribuita nel giorno dell’ultimo saluto.

Appena appresa la notizia, ho subito fatto un search tra i file nel mio personal. E mi sono reso conto che con lui parlavo con ritmi alterni dalla fine degli anni ’90, dalla stagione della New Economy, dalle serate in cui si discuteva di Internet come carbonari che preparano la rivoluzione. C’era tanta ingenuità ma anche tanto entusiasmo. Ed Enrico dimostrava già di avere quella che potremmo chiamare una visione di sistema, una capacità di pensare al business senza dimenticare il contesto. E questo credo abbia fatto la differenza nel corso del tempo. Da Inferentia a DigitalMagics.

Tutti nei ricordi scritti per EconomyUp gli riconoscono questa capacità di visione. A me piace in questo momento sottolineare un’altra sfumatura. Enrico riusciva a contemperare l’esperienza del cinquantenne e l’entusiasmo del ventenne. Questo gli dava la capacità di parlare con l’establishment e quella di ascoltare lo startupper esagitato; di muoversi nei corridoi tortuosi di azienda complicate come Rcs e capire le logiche delle imprese nuove, agili e veloci; di convincere un banchiere d’affari navigato come Giovanni Tamburi a investire in DigitalMagics e confrontarsi con i modelli nuovi del venture incubator. Insomma, Enrico è stato il migliore ufficiale di collegamento fra il vecchio e il nuovo, una figura chiave che la sua scomparsa non deve far dimenticare a tutti coloro che credono nella necessità e nell’opportunità dell’open innovation. Anche per questo dobbiamo ringraziarlo.

Un’altra eredità che non va dispersa è il lucido ottimismo. Mi diceva in un’intervista di quasi tre anni fa: “Superata la crisi, si aprirà il mercato delle exit anche in Italia. Le grandi aziende per innovare dovranno comprare startup”. Lui ci credeva. Dobbiamo crederci anche noi.

P.S. Quando Mondadori decise di chiudere PanoramaEconomy, che allora dirigevo io, Enrico fu il primo a chiamarmi, a volermi incontrare. Voleva sapere del mio futuro. Mi diceva che avrei potuto continuare sul web. Credo sia sempre stato attratto dall’editoria, abbiamo parlato molto su evoluzioni e modelli possibili. Dopo ha sempre dimostrato il suo apprezzamento per EconomyUp. Quello che sono riuscito a fare lo devo un po’ anche a lui che mi ha spronato a battere nuovi sentieri. Grazie Enrico

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