TH2, come funziona un acceleratore per il Made in Italy

Selezionare, finanziarie e potenziare startup già avviate per poi “consegnarle” alle imprese. È l’obiettivo di TH2, il nuovo corporate accelerator nato come evoluzione dell’incubatore TheHive di Ancona e dedicato allo smart manufacturing. Quattro le prime growup in portafoglio: Cantiere Savona, Armotia, Mashcream e Woopfood

Pubblicato il 30 Mar 2016

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Una moto elettrica a trazione integrale, yacht a energia solare, il gelato italiano in roll, una piattaforma di crowdfunding per finanziare gli artigiani del gusto made in Italy. Le prime quattro startup selezionate non lasciano dubbi sulla linea di TH2, nuovo acceleratore nato tra Roma, le Marche e Milano. L’obiettivo è scoprire innovazione e portarla nel tessuto economico italiano che, come è noto, è costituito prevalentemente da piccole e medie imprese. Insomma, un modello possibile di open innovation non solo per le grandi imprese. E proprio per questo lancia un programma Corporate.

Che cosa vuol dire TH2? The Hive 2, perché il nuovo progetto, partito alla fine del 2015, nasce da un’evoluzione di The Hive

l’incubatore certificato di Ancona che l’anno scorso dopo due anni di vita si è piazzato all’ottavo posto in Europa tra le strutture associate a un’università. Dalle startup (una trentina quelle “covate”) alle “growup”, cioè alle società che hanno superato la fase di verifica del modello di business, del prodotto e del mercato e devono solo trovare la spinta definitiva per arrivare ai clienti nel modo più efficace.

“Che cosa cerchiamo? Idee di prodotto “disruptive” o fortemente innovative da sviluppare nei settori industriali tradizionali, high-tech, agrocultura/food, nuovi modelli per retail/distribuzione”, dice Aldo Curinga, che ha avuto l’idea iniziale con Giorgio Guidi (amministratore delegato di TheHive) e Mario Nipoti Ranzini e ha poi riunito attorno al progetto Filippo Traù, Marco Gualtieri, Alessandro Macciardi, Michele Costabile e Roberto Mazzei.

Le prime quattro startup selezionate sono

► Cantiere Savona, che produce a Cagliari uno yacht a propulsione solare ed è stata una delle prime in Italia a chiudere con successo una campagna di equity crowdfunding

Armotia, l’idea realizzata di due ingegneri appassionati di due ruote che hanno fondato una società di nome Visionar (appunto) per produrre una moto di nuova generazione non solo per il motore elettrico

► Mashcream, il progetto-prodotto di Mash, che propone il gelato italiano in versione Thai, preparato al momento su una piastra a -30 gradi;

► Woopfood, una piattaforma di crowdfunding per connettere chi produce food Made in Italy con i suoi fan e clienti in tutto il mondo

Da sinistra verso destra: Marco Gualtieri, Michele Costabile, Alessandro Macciardi, Filippo Trau, Roberto Mazzei

Come dice questo primo elenco, le le growup possono arrivare da The Hive o da un’attività di scouting che vuole essere molto selettiva. “TH2 seguirà tra le 6 e le 10 growup all’anno con un periodo medio di 18 mesi di accelerazione assistendole nella strutturazione industriale, posizionamento di mercato e raccolta di capitali”, spiega Curinga. “Avremo un approccio pragmatico e imprenditoriale per ridurre al minimo il rischi di write-off”.

Come funziona TH2? L’acceleratore seleziona le growup, le fa seguire dalla sua rete di Senior Tutor specializzati e investe, direttamente o indirettamente creando un veicolo di investimento per ogni round. E punta al dialogo con le imprese, l’obiettivo non è il traguardo finanziario, il venture capital, ma quello industriale, quindi il merger and acquisition. Insomma, le growup vanno “consegnate” a imprese che così acquisiscono innovazione. “È proprio per avvicinare le imprese dei nostri settori di riferimento è partito un programma di “Corporate Startup” che avvicina e guida la imprese partner di TH2 nel percorso di innovazione esterna tramite appunto start-up e grow-up con un approccio di Corporate Venture Capital”, spiega Curinga. A cui piace concludere con le parole di Chris Anderson: “Negli ultimi 10 anni si sono cercate nuove vie per lavorare insieme ed offrire servizi sul web. Nei prossimi 10 anni si applicheranno queste lezioni al mondo reale”. Il futuro prossimo visto dall’ex direttore di Wired è cominciato.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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