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TechCrunch Italy 2013, un evento importante ma serve altro

Ci sono stati disservizi e pecche organizzative, ma non sono mancati i protagonisti dell’ecosistema italiano. Quel che è mancata è stata la partecipazione di pubblico e del popolo delle start up. Da qui bisogna ricominciare, pensando a una grande convention nazionale del movimento delle start talmente “rumorosa” e significativa da conquistarsi visibilità internazionale

Pubblicato il 30 Set 2013

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La sala del Maxxi dove si sono tenute le conferenze di TechCrunch Italy 2013

Sarebbe ingiusto, e inutile, ricordare del TechCrunch Italy 2013 il wifi singhiozzante, la sala senza copertura di rete che costringeva a chi voleva e/o doveva twittare ad avere un orecchio dentro e un piede fuori o le start up “esposte” un po’ a casaccio in uno spazio evidentemente inadeguato per chi stava dietro i tavolini ma anche per chi passava davanti. Disservizi frequenti in Italia anche se in questo caso paradossali (l’assenza di connessione in un evento digitale) o incomprensibili (non era certo la prima edizione…) vista l’importanza dei soggetti organizzatori.

Sono altri i file da archiviare. TechCrunch è una straordinaria macchina per organizzare conferenze con speaker abili e di alto livello, riuscendo a fare hype, a spettacolarizzare i temi dell’innovazione. Altra cosa però è fare “il più grande evento digital italiano”. Al Maxxi c’erano sì tutti i protagonisti dell’ecosistema ma non c’era il popolo delle start up. Forse perché non era questa l’intenzione, forse perché era troppo alto il costo del biglietto d’ingresso (399 euro prezzo pieno con vari sconti e riduzioni a 150 e 99), così come il fee di partecipazione richiesto alle start up per un tavolino (999 euro). La cifra ufficiale di partecipanti (mille per fare cifra tonda) è stata la stessa della prima edizione che si svolse in una sola giornata, in una location più rustica ma più sincera e in un clima più coinvolgente. Certamente Populis e TechCrunch Europe faranno qualche riflessione su questi risultati, che non sono stati all’altezza delle aspettative.

TechCrunch 2013 è stato un grande evento senza pubblico, e con poche start up, in cui i protagonisti dell’ecosistema si sono ritrovati per capire che serve altro. Un modo positivo e produttivo per rielaborare la delusione di fronte al tanto atteso appuntamento. Il panorama italiano è per fortuna più ricco e variegato di quanto si è visto nella confusa Star up Alley allestita al Maxxi. E non ha ancora un suo momento di ritrovo e di confronto nazionale. Al di là dei deficit tecnologici e organizzativi, al di là dei conti che probabilmente non torneranno per gli organizzatori, è questo il vero insuccesso di TechCrunch Italy 2013. Dal quale bisogna ripartire per costruire una grande convention nazionale del movimento italiano delle start up. Che dovrà essere talmente importante e “rumorosa” da ottenere e meritare visibilità internazionale.

P:S. A futura memoria: sul palco del Maxxi per la competition fra start up non è salita neanche una donna.

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