Ecosistema

Startup che non ce la fanno: il caso Homejoy

L’impresa americana attiva nel settore delle pulizie a domicilio chiude i battenti. Benedikt Franke, founder di Helpling, startup attiva nello stesso settore, e Alberto Cartasegna, Head of Helpling Italy & Spain, ci spiegano quali potrebbero essere le ricadute di questa chiusura e perché invece il modello europeo funziona

Pubblicato il 22 Lug 2015

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Non solo successi. Dagli Stati Uniti arrivano anche notizie di fallimenti di startup. È il caso di Homejoy, startup fondata nel 2012 da Cheung e dal fratello Aaron, che il 31 luglio chiuderà i battenti. Secondo quanto riportato da fonti internazionali, le motivazioni sono da ricercare nel rapporto con gli addetti alle pulizie e con la norma americana che regola i rapporti fra lavoratori autonomi e azienda. Ci sono, dunque, diverse ragioni che hanno portato alla chiusura di Homejoy, ragioni riconducibili principalmente all’espansione poco controllata e lenta, ai prezzi troppo alti rispetto alla media del mercato americano, alla scarsa fidelizzazione tra cliente e addetto. Il tutto ha contribuito a far sì che i trend di crescita attesi, soprattutto dagli investitori, non venissero soddisfatti.

Anche in Italia da poco meno di un anno esiste una realtà paragonabile ad Homejoy che ricerca e prenota addetti alle pulizie tramite piattaforma online: si tratta di Helpling, startup tedesca portata in Italia da Alberto Cartasegna (a capo anche di Helpling Spagna). Proprio poco tempo fa, Helpling, ha acquisito Hassle, la piattaforma europea pioniera in questo mercato e leader del settore in Inghilterra. Grazie a questa mossa le due startup formano insieme la più grande piattaforma, fuori dagli Usa, per la prenotazione online di addetti alle pulizie. Secondo le indiscrezioni, l’importo della exit sarebbe di 32 milioni di euro. Segnale, questo, che il modello europeo funziona.

Abbiamo chiesto ad Alberto Cartasegna, Head of Italy & Spain, e a Benedikt Franke, founder di Helpling, di spiegarci come è da interpretare la chiusura di Hornejoy e quali potrebbero essere le ricadute per chi opera nello stesso settore.

Benedikt Franke, Homejoy chiude. Come è stata presa la notizia nella sede Helpling in Germania?
La notizia non ha alcun impatto diretto su di noi, ma naturalmente solleva una serie di riflessioni legate al fatto che entrambe le società operano nello stesso settore. Tuttavia, il

Alberto Cartasegna,  Head of Italy &  Spain Helpling

motivo della chiusura di Homejoy non è da ricercarsi nel modello di business ma nella sua realizzazione. Helpling, a differenza di Homejoy, si è da subito concentrata sulla costruzione di relazioni a lungo termine con i clienti. Inoltre, sia la tariffa che la commissione, sono nettamente più basse, e quindi competitive, di quelle che proponeva Homejoy. Per questi motivi siamo fortemente convinti che abbiamo un’occasione unica di partecipare a uno dei cambiamenti più importanti nell’era della digitalizzazione, quello legato ai servizi online dedicati alla casa e all’individuo. La notizia che Homejoy si arrende ci dà la conferma che possiamo rafforzare le nostre mosse a livello globale, anche contro una società che è nata molto tempo prima di Helpling e ha raccolto oltre 40 milioni di dollari. Se General Motors non riesce nel settore automobilistico, BMW può avere ancora un grande successo perché opera meglio .

Helpling potrebbe incappare, come per Homejoy, nel pericolo di ricevere una citazione da alcuni degli addetti partner?
Il nostro modello di business è stato verificato più volte da ditte esterne in ciascuno dei nostri paesi in cui operiamo e siamo fiduciosi di adempiere i requisiti legali al 100%. Tutti i nostri processi e la completa autonomia degli addetti alle pulizie non consentono una conclusione diversa da quella che siamo un servizio che fornisce una piattaforma attraverso la quale prenotare addetti alle pulizie indipendenti. Noi mettiamo a disposizione degli addetti un’infrastruttura a un costo di servizio.

Nei paesi in cui vi è una differenziazione più netta tra i liberi professionisti e i lavoratori a tempo indeterminato, non rischia di essere complicato per Helpling?

Anche se in ogni paese ci sono differenze nella definizione di lavoratore dipendente e di libero professionista, i nostri requisiti interni per il lancio della piattaforma in un nuovo mercato sono sempre gli stessi, questo per essere sicuri di rispettare le norme di legge vigenti al 100% in ognuno dei paesi in cui siamo attivi.

Google ha acquisito alcuni degli sviluppatori di Homejoy e, a quanto pare, ha piani per il mercato dei servizi domestici. Consideri Google un potenziale concorrente?
No. Google e le attività di Amazon, con i propri piani di mercato, confermano la nostra opinione che la digitalizzazione dei servizi alla famiglia è una macro-tendenza. Guardando alla storia di Homejoy, è diventato evidente che non è facile avere successo in questo mercato. Homejoy non ha peccato nella tecnologia o nel modello di business, ma nella loro attuazione. Non pensiamo che Google abbia ottenuto un vantaggio in questo settore con l’acquisizione di ex sviluppatori Homejoy. È fondamentale declinare le diverse dinamiche dei mercati locali per strutturare un modello di business che tenga conto della complessità del panorama entro il quale operiamo. Helpling è molto più avanti di quanto lo fosse Homejoy nell’applicare questo modello e siamo fiduciosi di poter espandere con successo la nostra attività.

Alberto Cartasegna, in Italia siete un business giovane e vi scontrate con una legislatura forse tra le più complesse. Come avete affrontato i problemi legati al lavoro autonomo?
Il settore delle pulizie domestiche in Italia è dominato dal “mercato nero” per il 60% e in questo panorama noi siamo l’alternativa legale. A oggi, dopo poco meno di un anno di attività, operiamo in tutte le principali città italiane, siamo un team di 20 persone e abbiamo pulito più di 10 mila appartamenti grazie alle diverse centinaia di addetti che hanno scelto di diventare nostri partner. Questi dati sono un segnale più che positivo del fatto che gli italiani stanno recependo al meglio il nostro tipo di servizio proprio perché va a colmare un vuoto normativo rispondendo a un bisogno reale. Attualmente per chi volesse avvalersi di un addetto alle pulizie esistono solo tre metodi: affidarsi al passaparola e nella maggior parte dei casi pagarlo in nero, retribuire il proprio collaboratore con i voucher attenendosi al limite di retribuzione e di ore consentito dalla legge o assumerlo con regolare contratto e relative spese. Helpling si rivolge a tutta quella fascia di clienti che non ha la possibilità o la necessità di regolarizzare il proprio collaboratore domestico e che ha percepito la comodità della prenotazione attraverso il mezzo tecnologico oltre alla garanzia di qualità nella selezione dei partner che contraddistingue il nostro brand. Non abbiamo riscontrato nessun problema legato al lavoro autonomo, perché gli Helpling sono partner che lavorano in partita Iva e che utilizzano la nostra piattaforma per trovare e gestire i loro clienti.

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