Startup in tv

Shark Tank, gli “squali” di Italia1 sborsano 1,7 milioni in due ore

Nella prima puntata del talent per startup in onda ieri i giurati hanno scommesso su 6 realtà imprenditoriali. Successo di pubblico (1,3 milioni, 6,39% di share) e pioggia di commenti su Twitter: «Basta con i tronisti, bene che in tv vadano gli imprenditori». Ma qualcuno denuncia: «Troppe storie fuffa»

Pubblicato il 22 Mag 2015

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I 5 giurati di Shark Tank

Un milione e 720 mila euro: tanti sono i soldi offerti a business ideas e startup (6 in tutto) in poco più di due ore da imprenditori e investitori italiani. È successo ieri sera a Shark Tank, format internazionale trasmesso in prima serata su Italia1, che per la prima volta nel nostro Paese vede protagoniste in tv le startup, anche se la parolina magica non è quasi mai citata, probabilmente perché, in alcuni casi, si tratta di idee imprenditoriali ancora allo stadio embrionale.

La cifra è notevole, soprattutto se si pensa alla scarsità di venture capital circolante in Italia di cui puntualmente si lamentano i principali attori dell’ecosistema. Qualcuno, sui social e in Rete, si è chiesto se fossero “soldi veri o del Monopoli”. Soldi veri, assicurano da Mediaset, pur specificando che, proprio perché si tratta di un’interazione reale, dopo la conclusione della trattativa in video tutto si sposterà nelle stanze di avvocati e commercialisti per mettere a punto tutti i dettagli dell’accordo. E naturalmente si andrà avanti soltanto se non emergeranno irregolarità di alcun tipo.

Sarà stata la disinvoltura con cui i cinque giudici staccavano idealmente assegni a diversi zeri, sarà stata la loro sostanziale credibilità, saranno state le storie, alcune interessanti e in grado di ispirare altri aspiranti imprenditori, alcune con qualche coloritura melodrammatica, alcune (in)volontariamente comiche: sta di fatto che Shark Tank, format nato in Giappone e consolidatosi negli Usa, è stato seguito da 1.382.000 telespettatori, con il 6.39% di share. Risultato decisamente positivo per un’emittente come Italia1 (la serata è stata vinta da Velvet su RaiUno con il 14,3 di share seguito da La grande bellezza su Canale 5 con il 9,2%). I più entusiasti, c’era da aspettarselo, sono stati giovanissimi e giovani: 17,35% di share sul target 15-24 anni e 15,27% tra i 15-35enni. Il programma è piaciuto soprattutto al pubblico maschile compreso tra i 20-24 anni, con il 22,1% di share. Ed è stato prontamente “adottato” dai social: ieri, su Twitter, l’hashtag ufficiale della trasmissione #SharkTankIT è rientrato nella top ten degli argomenti più discussi della serata.

Tutto inizia con…la polenta. Davanti ai giurati Fabio Cannavale, Mariarita Costanza, Luciano Bonetti, Gianluca Dettori e Gianpietro Vigorelli (tre imprenditori, un venture capitalist e un pubblicitario) si presenta Marco Pirovano da Bergamo con il suo “Polentone”, progetto per la distribuzione di polenta take away. Dettori gli offre 50mila euro per il 10%. Affare fatto.

Niente da fare per DolyNoire, “negozio e movimento hip-hop” di Milano, né per Valentina Nesci, laureata in chimica che si presenta con il nonno per proporre l’idea di una crema personalizzata. Bel colpo, invece, per Fabio Lettieri, che propone IPPS, un sensore di parcheggio portatile: Mariarita Costanza se lo contende con gli altri investors e si aggiudica il 12% per 500mila euro.

Pioggia di battute sui social per Mirella Ariata che presenta la sua Cat Suit Home, una casetta per gatti da tenere nell’abitazione. “La casa è più grande della maggioranza delle case per umani” è uno dei commenti su Twitter. Niente da fare per la signora Mirella, che versa anche qualche lacrima, nella migliore tradizione dei talent. Un bel no anche a Arnaldo e Marco Fiori, che invece credevano tanto nel loro “Amore perfetto”, sito di incontri online per individuare il partner giusto dalla calligrafia. “Qualcuno dica a questi grafologi che, nell’era digitale, la gente a 20 anni ha già dimenticato come si scrive in corsivo” è il commento di “Dio”, profilo Twitter popolarissimo in Rete.

Ce la fanno invece Milena e Piergiorgio che portano in scena il loro Calihotplate, piatto a doppio uso (ci si può cucinare ma è anche pronto ad essere portato in tavola): 150mila euro per il 25%.

È poi il turno di Mammamenia.it, startup di Filomena Cutrupi che propone “cofanetti di coccole” a mamme stressate (massaggi, aperitivi, babysitting e servizi di stireria). La giovane calabrese conquista 120mila euro per il 35% della sua attività. Ma la sua storia divide il web quando Filomena svela di essere affetta da sclerosi multipla. Qualcuno si chiede “quando arriva Maria De Filippi ad aprire la busta”, altri lodano il coraggio della giovane mamma che va avanti nonostante la malattia e vuole che la sua impresa resti in Calabria. Ironia abbondante sull’uso del neologismo “apericoccole”.

Colpo riuscito anche per Carlo Maria Recchia da Cremona, biondo agricoltore produttore di Mais Corvino, una tipologia di mais che lui sostiene essere unica al mondo. I giurati rimangono impressionati dal prodotto ma anche dal carattere e dall’ambizione del ragazzo. Premiato con 150mila per il 20% dell’attività, dopo una sua contrattazione sulla percentuale.

Sfumato l’affare per Floome, etilometro in grado di misurare il tasso alcolemico attraverso lo smartphone, che tra l’altro è stato lanciato da Vodafone (ma gli startupper non ne fanno menzione). Qualche dubbio da parte di Dettori sul fatto che in ragazzi che vanno in discoteca abbiano voglia di spendere soldi per un etilometro, poi l’offerta dei giurati e la controproposta degli startupper. Non accettata.

Colpaccio per Airlite, pittura innovativa anti-inquinamento. I due imprenditori chiedono 750mila euro per il 3%. Riflessione dei giudici, che si tirano fuori. Tutti tranne Cannavale che con una zampata da felino (ma non era uno squalo?) accetta l’affare.

Non ce la fanno White Lion (gelato proteico), Mosaiq (materassi componibili) e Bollock, antifurto decisamente antiquato (“Ho scritto in faccia pirla?” è la genuina reazione di Dettori).

Nel complesso un programma con giusto ritmo, giurati competenti, lucidi e taglienti in dosi adeguate, storie di varia umanità (e innovazione). Anche un non addetto ai lavori, guardandolo, può capire meglio perché una startup può funzionare e un’altra no.

Sui social si scatenano i commenti. Per Gianmarco Carnovale, presidente di Roma Startup, “è la volta buona che sdoganiamo l’impresa tra i giovani finalmente. Non più tronisti e calciatori, ma imprenditori!”. Marco Meola, Ceo e founder di Rehub (community di ricercatori accademici e centri di ricerca): “Può essere educativo anche per una marea di imprenditori già affermati con tanti soldi che al massimo investono in mattoni o in Borsa e che forse ora capiranno che là fuori ci sono centinaia di buone idee che li stanno aspettando”. Poi però a qualcuno sembra che il programma sia “volutamente inzeppato di robe fuffa perché di buone e plausibili ce ne saranno 2 o 3 a puntata”. Altri si chiedono se è un “vero capitalist quello che ti offre 500k in 10 minuti” e suggeriscono di tenere d’occhio il follow up delle startup, per verificare che gli investimenti vengano effettivamente effettuati.

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