Massimiliano Montefusco (RDS): basta assistenzialismo alle startup

Il direttore marketing dell’entertainment company, che ha appena lanciato la nuova edizione di RDS Startup Lab (35mila euro per verificare in Silicon Valley un progetto innovativo, scadenza 27 marzo), non esclude di entrare nel capitale di startup. «Ma devono avere scalabilità globale. In Italia si parla troppo di aiuti»

Pubblicato il 15 Mar 2015

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Massimiliano Montefusco, direttore marketing RDS

Non chiamatela radio. Anche se la ragione sociale dice ancora Radio Dimensione Suono, “RDS è un entertainment company che fa anche radio” mette subito in chiaro il direttore marketing Massimiliano Montefusco, 36 anni, figlio di quell’Eduardo che nel mondo della radiofonia privata italiana, che si appresta a celebrare i 40 anni, è imprenditore storico.
RDS è nel podio degli ascolti che in effetti non sono più misurabili come nell’era pre-Internet: c’è la piattaforma web con tanto di video, ci sono i social e si fanno persino i video talent show.
Mentre a Milano sono in corso i RadioDaysEurope, abbiamo incontrato Massimiliano Montefusco per discutere di innovazione, della relazione con le startup e del progetto che la compagnia ha lanciato per scoprire e sostenere imprenditori creativi, RDS Startup Lab che ogni anno riserva una borsa di studio di 35mila euro per imprenditori under 35 con un’idea innovativa che viene verificata e strutturata con un soggiorno di otto mesi in Silicon Valley, che comincerà in settembre. L’iniziativa è alla seconda edizione e per il 2015 il bando è aperto fino al 27 marzo.

Montefusco, che cosa cercate nelle startup?
Tecnologie e canali innovativi. Ma anche un modo di ragionare che è diverso da quelle delle grandi aziende dove spesso c’è lentezza nella execution.

Come è nato il progetto Silicon Valley?
Ormai dai diversi anni con mio padre e i miei fratelli andiamo ogni anno in Silicon Valley per capire che aria tira. Abbiamo anche fatto investimenti importanti a Miami, che è il ponte verso il Sud America, dove stiamo realizzando un grande centro di produzione audio-video sull’acqua. Burocrazia permettendo, perché c’è anche lì, dovremmo aprire entro l’anno. La nostra filosofia comunque è non rinunciare a quelle conoscenze e competeze che ci possano permettere di cambiare paradigma…

(E mentre dice questo Montefusco si alza per prendere alcuni cartonati che sembrano manifesti di Ligabue ma sono foto tridimensionali ma che non richiedono alcun occhiale)

«Sono il risultato di 200 scatti effettuati da 9 Nikon in contemporanea»….spiega.

E chi fa questa meraviglia?
Una startup francese ma di origine italiana.

Quale?
Non possono ancora dirlo perché l’accordo è in corso si definizione. Questa soluzione tecnica a noi interessa per coinvolgere i nostri ascoltatori negli eventi live a cui partecipiamo. Ma altre applicazioni si possono pensare.

Potreste entrare nel capitale della startup?
Non lo escludiamo ma al momento facciamo solo accordi commerciali. Siamo interessati solo a startup che abbiamo scalabilità mondiale.

Torniamo a StartupLab. Come funziona?
È un pezzo del Best Programm della Fondazione Fulbright guidato da Fernando Napolitano che abbiamo sostenuto sin dal primo momento. Noi, in particolare, cerchiamo nuove idee per la musica e l’intrattenimento.

Com’è andata la prima edizione?
Abbiamo mandato in Silicon Valley Vincenzo De Laurentiis con il suo progetto JMTVideo per creare contest fotografici e video su app, siti e social. (JoinMeThere è nata a Singapore dove è stata subito notata da Samsung, ndr). È tornato con un business plan e un’app che abbiamo già utilizzato in RDS per un selfie contest e che lui ha venduto a Chateau d’Ax. Ma non facciamo solo questo…

Cos’altro c’è?
RDS Startup Plus. Due volte l’anno portiamo a NewYork due startup, non necessariamento legate all’intrattenimento, che già fatturano e che possono giocarsi la partita sul mercato globale per aiutarle a trovare investitori internazionali. Negli Stati Uniti c’è grande movimento, negli acceleratori c’è turnover, trovi sempre startup nuove. In Italia mi sembrano che siano inchiodati. E poi vedo un’altra pericolosa tendenza.

Quale?
Quella all’assistenzialismo delle startup. Si parla troppo di aiuti, agevolazioni, facilitazioni. E sembra si stia dimenticando che la vera forza dello spirito imprenditoriale è la competizione, a livello globale.

E cosa si dovrebbe fare?
Prestare più attenzione alla creazione di valore. Quello vero. In Italia è possibile. Abbiamo asset straordinari che tutti conosciamo e che vengono sintetizzati nelle 4F (Food, Furniture, Fashion, Fabricated Machinery). Su questi dovremmo concentrare anche la nostra capacità di innovazione portandola però sul mercato mondiale.

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