Ecosistema

Industria 4.0, Rocca (Assolombarda): «Le startup forniscono i sapori, le aziende creano le ricette»

«Dalla quarta rivoluzione industriale nascono possibilità per le neo imprese» dice il presidente dell’associazione a margine dalla presentazione dei risultati di ABC Digital, programma di alfabetizzazione digitale per over 60. «Ma il motore resta l’industria high-tech»

Pubblicato il 03 Ott 2016

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Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda

“Nell’Industria 4.0 ci sono tanti sapori nuovi e, mettendoli tutti insieme, gli industriali possono creare nuove ricette. Le startup creano più sapori che ricette”. A dirlo a EconomyUp è Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda, intervistato oggi a Milano a margine della presentazione dei risultati di due anni di attività di ABC Digital, il programma di alfabetizzazione digitale per le persone over 60 voluto dall’associazione degli industriali della Lombardia. Ora diventa modello replicabile: registrandosi al sito è possibile accedere alla ‘cassetta degli attrezzi’ per proporre i corsi ABC Digital alla propria scuola. “Il nostro obiettivo – afferma Rocca – è diffondere la cultura digitale proprio tra quella fascia di cittadini che rischia altrimenti di rimanere esclusa dai servizi offerti da un’area metropolitana sempre più smart e interconnessa. Se si considera lo stato di avanzamento verso un’economia e una società digitali – prosegue il presidente di Assolombarda – l’Italia è al 25° posto su 28 stati europei, la Germania al 9°, la Spagna al 15°, la Francia al 16°. E gli utenti abituali di internet sono ancora pochi, nonostante l’avanzamento degli ultimi anni: se in Germania si parla dell’84% della popolazione, in Italia ci si ferma al 63% (ma era il 42% nel 2009). Va un po’ meglio in Lombardia, con il 70%”. Dati che portano a riflettere anche sull’argomento del momento: il piano Industria 4.0 presentato giorni fa dal governo Renzi per supportare le imprese nell’affrontare le nuove sfide di adattamento che comporterà la futura fabbrica automatizzata e interconnessa.

Il piano governativo aiuterà un’Italia ancora così poco digitale ad affrontare la quarta rivoluzione industriale?
Porterà notevoli vantaggi alle industrie esistenti dell’high-tech, che sono un grande motore di innovazione. L’Industria 4.0 mette in atto un meccanismo di incorporazione di tutte le cose che stanno succedendo nel campo delle nuove tecnologie: nuovi materiali, nuovi sensori, digitalizzazione dei processi produttivi, insomma i nuovi ‘sapori’ dell’innovazione. Tutto questo sta andando avanti insieme. Sono poi gli imprenditori che, dopo aver mescolato insieme i vari sapori, riescono a creare delle ricette. Che riguardano poi anche il modo in cui portare i prodotti sui mercati esteri.

E il ruolo delle startup nell’Industria 4.0?
Nell’ambito della quarta rivoluzione industriale stanno nascendo anche possibilità per le startup, che riescono a cogliere alcuni aspetti innovativi. Le startup però creano più sapori che ricette. Le ricette le sfornerà l’attuale settore medium high-tech italiano, che è molto forte.

L’attuale documento su Industria 4.0 dovrà essere completato per poi entrare nella legge di stabilità. Confindustria sarà convocata dal governo con altre parti sociali, le associazioni di rappresentanza delle startup (per ora) no. Vi farete portatori di istanze comuni?
Certamente. Come Assolombarda abbiamo dedicato moltissima attenzione al tema delle startup. Quest’anno abbiamo diffuso uno studio che per la prima volta analizza quante società nascono in Lombardia, quante sopravvivono e abbiamo fatto il confronto con altre regioni considerate motori d’Europa: le tedesche Baden-Württemberg e Bayern, la francese Rhône-Alpes e la spagnola Cataluña. Nell’Industria 4.0 tutto si tiene: se nasce un fervore intorno all’innovazione della quarta rivoluzione industriale è chiaro che c’è grande spazio anche per nuovi imprenditori e nuove startup. Piuttosto io credo che oggi dobbiamo concentrarci sui mezzi per realizzare l’“up”. Mi spiego: dal nostro report è emerso che funziona la fase di “start”, ma le nostre società hanno più difficoltà di altre a sopravvivere e a fare exit.  Insomma, nella comparazione internazionale, il nostro è un mondo di grandi start, ma di scarsi up. Quindi dobbiamo avere maggiore attenzione a creare imprese che siano in grado di crescere e imporsi sui mercati esteri. Nell’ambiente 4.0 c’è molto spazio. Poi la realtà dimostra che non c’è dirigismo in questi settori. Noi vogliamo creare un ecosistema vitale all’interno del quale c’è l’innovazione combinatoria e ci sono le innovazioni che nascono dalle startup.

La seconda edizione di ABC Digital, che ha visto 35 scuole coinvolte e circa 2500 over 60 formati, punta a contribuire alla riduzione del digital divide. Quanto è importante la formazione nell’Industria 4.0?
Uno dei motori della quarta rivoluzione industriale sono proprio i giovani, che diventano naturalmente dei formatori, perché provengono da generazioni che maneggiano in modo naturale gli strumenti digitali. Nella nostra esperienza industriale i giovani ci contaminano e ci fanno vedere modi di risolvere i problemi che non avremmo risolto con i tecnici tradizionali. Il digitale è un’occasione straordinaria per permettere ai giovani talenti di contaminare le imprese.

Milano e l’innovazione: quali novità sul destino dell’ex area Expo?
La novità è che, usando la metafora di prima, cominciano ad esserci sapori interessanti che possono portare a preparare buone ricette e, in definitiva, un buon prodotto. Ci sono vari pezzi di un puzzle che non ha ancora trovato soluzione, ma si stanno creando le pre-condizioni. Soprattutto si ha il senso della direzione, di dove vogliamo andare. In quell’area può sorgere uno dei luoghi più importanti a livello internazionale nel campo delle scienze della vita. Vari gli elementi in gioco: Università, Human Technopole, Ibm Watson, Nokia Health… Potrebbe diventare un centro che unisce tecnologia e salute in modo straordinario. L’Italia ha le caratteristiche necessarie per ospitare una realtà del genere.

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