La normativa

Equity crowdfunding, Francia batte Italia 10 a 1

L’anno scorso le piattaforme francesi di raccolta fondi hanno rastrellato oltre 25 milioni di euro. Da noi, dal 2013 ad oggi, ne sono stati raccolti meno di un decimo: 2,1 milioni. Merito anche di un regolamento (quello di Parigi) più semplice e veloce

Pubblicato il 02 Lug 2015

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L’equity crowdfunding francese batte quello italiano: soltanto l’anno scorso le piattaforme dei cugini d’oltralpe che consentono di investire in società in cambio di ingresso nella compagine azionaria hanno rastrellato più di 25 milioni di euro con una crescita di +146% rispetto all’anno precedente, come riporta l’associazione Financement Participatif France. In Italia da luglio 2013 ad oggi i finanziamenti complessivi non hanno superato i 2.168.356 euro. In pratica meno di un decimo della quota francese. Tra i motivi di questa discrepanza ci potrebbero essere le significative semplificazioni rispetto al regolamento italiano, che è stato ampiamente criticato dagli operatori del settore e a proposito del quale è stata avviata di recente una procedura di revisione da parte della Consob.

A rilanciare questi dati è Crowdfunding Buzz, magazine dedicato a raccogliere notizie e informazioni relative a tutte le forme di crowdfunding, che ricorda come questa modalità di raccolta fondi sia stata normata in Francia solo di recente.

Dopo molti anni di vuoto giuridico, è solo dal primo ottobre 2014 che l’equity crowdfunding in Francia ha il proprio regolamento, il quale ha recepito le modalità operative delle piattaforme attive nel Paese già da alcuni anni. Da allora le piattaforme devono operare con lo statuto di CIP (Conseiller en Investissements Participatifs) autorizzato dalla AMF (la Consob francese). Così le imprese e altri attori possono raccogliere fondi da Internet senza ricorrere ai metodi tradizionali di finanziamento. Il medesimo regolamento norma anche il lending crowdfunding. Il Paese transalpino ha quindi tagliato il traguardo in un secondo tempo rispetto all’Italia, che è stata la prima nazione in Europa a emanare una legge sull’equity crowdfunding, con conseguente regolamento Consob entrato in vigore a luglio 2013.

Ma, forse proprio perché è partita più tardi e quindi ha avuto modo di riflettere su quello che non andava nella normativa italiana, che la Francia ha un regolamento semplificato rispetto al nostro, pur con alcuni limiti. In particolare il finanziamento richiesto può essere al massimo di un milione di euro per un periodo di 12 mesi, mentre in Italia il limite è di 5 milioni. Dall’altra parte, però, ci sono aperture e semplificazioni notevoli rispetto al regolamento tricolore. Qualunque tipo di società può ricorrere all’equity crowdfunding, per esempio anche quelle che operano in campo immobiliare, in Italia solo le startup e le pmi innovative. Non esiste l’obbligo di nominare una banca o una SIM come intermediario: l’intermediario è la piattaforma stessa. La profilazione Mifid (disciplina che impone al gestore autorizzato la trasmissione di un ordine ad una banca o una impresa di investimento per la valutazione di adeguatezza e/o appropriatezza dell’investimento) è effettuata dalla piattaforma. Sebbene sia obbligatorio per tutti i potenziali investitori (non esiste sopra/sotto soglia come in Italia), il processo avviene solo online e senza spostarsi dalla piattaforma, mentre in Italia bisogna firmare a mano e recarsi presso una filiale bancaria.

Le piattaforme valutano la fattibilità di ogni progetto proposto e possono fornire consulenza a chi lo presenta, costituendo così una vetrina affidabile per le startup e una migliore risposta alle esigenze delle piccole e micro imprese.

L’investimento può essere disposto direttamente oppure tramite una holding di investimento (SAS – Société par Actions Simplifié) appositamente costituita per raccogliere le offerte relative ad un progetto specifico.

Oggi l’equity crowdfunding sta sperimentando in Francia una forte espansione, tanto che le piattaforme hanno raccolto più di 25 milioni di euro nell’ultimo anno con una crescita di +146% rispetto all’anno precedente. Nel 2014, inoltre, il budget medio raccolto per progetto è stato di 376.733 euro. In Italia il capitale richiesto, in media, è inferiore:350.457 euro per progetto, con investimento medio di 10.250 euro.

Pur ricordando che l’equity crowdfunding è nato negli Stati Uniti (una delle prime piattaforme di equity crowdfunding è EquityNet che recentemente ha superato 300 milioni di dollari di raccolta), la rivista Crowdfunding Buzz, nata su iniziativa di Fabio Allegreni e di Digital Media Partner, sottolinea come la Francia abbia sfondato in questo settore e indica le piattaforme più in voga.

In particolare Wiseed, specializzata in equity e real estate crowdfunding. A partire dalla sua istituzione, la piattaforma ha raccolto 23.252.600 euro riuscendo a finanziare 69 startup grazie a 49.200 investitori. Con tali numeri, la piattaforma è dunque la prima in Francia. Dietro, troviamo Anaxago che riceve più di 120 candidati ogni anno ed ha raccolto 21.194.791 euro investiti in 52 progetti con la partecipazione di 47 500 investitori. Non lontano da questi due giganti, si possono citare SmartAngles o Sowefund di cui però non sono noti i dati.

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