Visioni e progetti

Così Berlino vuole diventare il polo europeo delle startup

Il sindaco della capitale tedesca, Klaus Wowereit, in un’intervista per McKinsey racconta la ricetta che sta seguendo per raggiungere il primato: «Apertura, libertà e creatività, mettendo insieme politici, imprenditori e università. Dobbiamo essere sempre più accoglienti e multilingue»

Pubblicato il 28 Lug 2014

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Klaus Wowereit, sindaco di Berlino

Berlino è la città con il più alto numero di startup in Germania. Scommettendo sull’innovazione e la tecnologia, la capitale tedesca ha creato occupazione e un tessuto imprenditoriale giovane e dinamico, relativamente resistente alle crisi.

“Circa dieci anni fa, abbiamo iniziato a guardare con particolare attenzione ai settori innovativi favorendo la nascita di attività che includono l’assistenza sanitaria, il trasporto, la mobilità e la logistica, ma anche la comunicazione e le tecnologie energetiche”, dice il sindaco di Berlino Klaus Wowereit in una lunga intervista pubblicata sul sito della societa di consulenza McKinsey.

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Progetti di successo, come la trasformazione del quartiere Adlershof in un hub per l’innovazione e la tecnologia. Ma non basta. “Sono orgoglioso di come le aziende berlinesi siano cresciute – continua Wowereit, che fin dalla sua prime elezione nel 2001 si è sempre dimostrato un entusiasta sostenitore di questo tipo di imprenditoria – ma il nostro obiettivo è diventare la città leader delle startup in Europa”. Per raggiungere l’obiettivo bisogna mettere insieme politici, società già solide e avviate, organizzazioni che sostengono le imprese, camere di commercio, associazioni professionali e, naturalmente, imprenditori.

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“Dobbiamo continuare a migliorare la nostra accoglienza per questo tipo di attività”, continua Wowereit. “Per esempio offrendo un supporto multilingue aggiuntivo e snellendo le procedure negli uffici governativi”. Il collegamento con le università è fondamentale: è lì che va sviluppato lo spirito imprenditoriale. Tel Aviv, New York e la Silicon Valley sono i luoghi che Berlino ha eletto a modello per quanto riguarda la tecnologia digitale, “ma per quanto riguarda le innovazioni dello spazio urbano, uno scambio di idee con Vienna e Singapore potrebbe essere estremamente utile”.

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Secondo un recente rapporto McKinsey sono cinque i fattori fondamentali che aiutano le startup a crescere: talento, infrastrutture, capitale, networking e buona reputazione della città. Nel caso di Berlino poi, la ricetta della società di consulenza è quella di aumentare i sistemi di incentivazione per i dipendenti di istituti di ricerca e delle università, istituire premi specifici per i docenti e gli istituti di ricerca che hanno con un buon tessuto di startup al loro interno, favorire il collegamento fra l’ambiente universitario e quello imprenditoriale.

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Sono fondamentali in questo senso un’agenzia poliglotta, con uno sportello unico per gli imprenditori stranieri che aiuti ad affrontare la burocrazia locale, e un portale online in grado di fornire una visione più chiara di tutti i servizi offerti da uffici governativi e istituzioni. Aiuterebbe anche la creazione di un campus dove fare networking e coaching, dedicato specificatamente alle aziende strutturate, alle nuove società e ai venture capitalist. Ipotesi a parte, la città sta ragionando sulla creazione di un fondo privato per sostenere le startup di almeno 10 milioni di euro, finanziato da piccole e medie imprese.

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“Berlino deve essere una somma di eccellenze individuali”, conclude il primo cittadino. “In pochi anni abbiamo trasformato la città del ‘muro’ in una metropoli cosmopolita, pulsante e attraente. Qui arrivano persone creative con un’idea, che poi viene sviluppata in collaborazione con docenti universitari, economisti e imprenditori e investitori. Berlino è diventata un terreno fertile per la nascita di nuove imprese. E noi, come politici, abbiamo il dovere di sostenere questo sviluppo più che possiamo. Apertura, libertà e creatività: unendo questi elementi, questa riuscirà a diventare il più importante hub europeo”. Ed è già sulla buona strada.

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