Carlotta Ventura (Telecom): «Aiutiamo le donne innovatrici, ma attenti ai ghetti»

La Group Senior Vice President Brand Strategy & Media di Telecom Italia a EconomyUp: «Cresce la presenza femminile in Rete, ma dobbiamo ancora colmare il gap educativo. E non dimentichiamo che non conta solo il genere, ma la cultura e la storia di una persona»

Pubblicato il 17 Nov 2015

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Carlotta Ventura, Group Senior Vice President Brand Strategy & Media di Telecom Italia

“L’innovazione è una sintesi di capacità umanistiche e capacità scientifico-matematiche. Se questa sintesi può essere fatta dagli uomini, può essere fatta altrettanto bene dalle donne, anzi con sensibilità ancora maggiore. Però non deve diventare un boomerang. Le ragazze devono imparare a includere i loro fratelli e colleghi maschi e a non creare dei ghetti. Questo è il grande rischio di lavorare con l’emersione del talento femminile”. Così dice a EconomyUp Carlotta Ventura, Group Senior Vice President Brand Strategy & Media di Telecom Italia, a proposito del connubio “donne e innovazione”. Intervistata a margine di TIMgirlsHackathon, maratona di coding dedicata alle studentesse delle scuole superiori della provincia di Milano che si è svolta di recente presso il TIM #WCap Accelerator, sede locale dell’acceleratore di startup di Telecom Italia, Ventura spiega: “Stiamo lavorando da anni per raccontare ai ragazzi come l’uso consapevole della Rete possa essere uno straordinario volano di opportunità per vivere meglio la loro gioventù. E soprattutto alle ragazze, che hanno ancora passi avanti da compiere, ma ce la stanno facendo”.

Donne e tecnologia: siamo pronti in Italia?
Ci stiamo preparando. Le generazioni che stanno uscendo adesso dalle scuole superiori e dalle università sono più convinte delle loro capacità e più pronte ad emergere rispetto al passato. Hanno forse alle spalle madri più consapevoli del ruolo che i loro figli e le loro figlie possono e devono avere nel mondo del lavoro. Poi hanno la Rete dalla parte loro che, se usata in modo intelligente, è un grande strumento di emancipazione e progresso.

La scarsa dimestichezza che a volte si pensa ci sia tra mondo femminile e hi-tech è più un problema culturale, di immagine o di genere?
Stiamo assistendo alla crescita della presenza femminile sul web sia come user, una presenza in questo caso ormai normalizzata, sia come partecipante alla creazione della Rete. Ovviamente c’è un gap nel campo degli studi che si deve colmare e si sta colmando. Il numero di donne che si iscrivono alle facoltà scientifiche è ancora ridotto, ma sono convinta che, anche grazie ad attività come questa che Tim ha messo in campo, si possano gradualmente superare gli ostacoli.

Quante ragazze vede ogni anno Tim #WCap? Quante innovatrici in erba?
Sono ancora in numero inferiore rispetto ai maschi ma stanno crescendo. Non è un mondo semplicissimo, ma sono certa che non sia il genere quello che fa la differenza. O almeno non solo il genere: la cultura, la persona, la storia, l’essenza del carattere. Sono queste le cose che contano.

Donne e management: lei è un esempio. C’è ancora da fare anche in questo campo?
C’è sempre da fare. Io sono un esempio di come si possa essere straordinariamente fortunate perché, all’inizio, quando mi affacciavo al mondo del lavoro, sono stata aiutata. E mi ha aiutato proprio una donna. Tuttavia le opportunità bisogna sapersele creare ma bisogna anche saperle cogliere.

Sono necessarie policy ad hoc per favorire l’ingresso delle donne in mondi tradizionalmente maschili?
Sono necessarie nel momento in cui sono finalizzate ad allargare le vie d’accesso. Quindi sì, ancora servono. Però quello che è importante è il supporto alla figura femminile nel corso della vita lavorativa: supporto che deve venire dalla famiglia, dallo Stato, dalla società, in modo che possa continuare la sua carriera senza dover fare scelte drastiche e penalizzanti.

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