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360 Capital Partners investe in Jobmetoo, la società web per lavoratori con disabilità

La startup marchigiana ha raccolto complessivamente da 360 Capital Partners e da soci preesistenti un totale di 500 mila euro che saranno destinati allo sviluppo della piattaforma

Pubblicato il 07 Apr 2014

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Il logo di jobmetoo

“Siamo molto soddisfatti del fatto che il principale fondo di Venture Capital italiano abbia creduto nel nostro business model e deciso di supportarci nel rendere concreta la nostra visione”. Così Daniele Regolo, socio fondatore di Jobmetoo, la prima società web focalizzata sul recruiting di lavoratori con disabilità, ha accolto l’investimento di Venture Capital firm 360 Capital Partners.

La startup marchigiana con sede operativa a Milano ha raccolto complessivamente da 360 Capital Partners e da soci preesistenti, individuati dal network di U-Start, un totale di 500 mila euro che saranno destinati allo sviluppo della piattaforma, all’ampliamento della gamma dei servizi forniti, al lancio delle attività di marketing e comunicazione, e al rafforzamento della struttura.

Jobmetoo è stata finalista della prima edizione della 360by360 Competition promossa da 360 Capital Partners in qualità di azienda selezionata direttamente da U-Start, boutique di advisory per investitori in ambito seed ed early stage investment.

“360 Capital Partners ha già investito in passato nel settore del job recruiting online e ha quindi sviluppato un’esperienza specifica che sono certo potrà contribuire alla rapida crescita di Jobmetoo” sottolinea Cesare Maifredi, General Partner di 360 Capital Partners. “La startup ha l’ambizione di diventare il punto di riferimento per le aziende che vogliono inserire nel proprio organico lavoratori appartenenti alle Categorie Protette per poterle far lavorare in mansioni che ne esaltino il loro valore a vantaggio quindi sia dell’azienda sia della persona con disabilità.” “L’idea ha un chiaro risvolto sociale, infatti la persona con disabilità, grazie al proprio lavoro, può perseguire un cammino di autodeterminazione in una società veramente inclusiva, senza dimenticare la diminuzione del costo statale per le pensioni” conclude Daniele Regolo.

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