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Snapchat, da 0 a 33 miliardi in 6 anni: tutte le tappe del successo

Snap, la società dell’app di messaggistica con le foto che si auto-distruggono, ha debuttato in Borsa raggiungendo una capitalizzazione al di sopra delle aspettative. I ricavi crescono ma anche le perdite. Ecco come ha fatto il founder Evan Spiegel ad arrivare a questo punto

Pubblicato il 28 Feb 2017

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Sei anni fa Snapchat era solo un’idea di tre studenti della Stanford University partita con 127 utenti. Ora la società fornitrice dell’applicazione che consente di inviare foto in grado di auto-disintegrarsi ed è usata da 158 milioni di persone ha debuttato in Borsa, arrivando a toccare una quotazione record di circa 33 miliardi di dollari.

Nelle scorse settimane Snap, la company che fornisce l’app di messaggistica Snapchat, aveva inoltrato richiesta ufficiale di presentazione dell’Ipo (Initial Public Offering) alla Borsa di New York. Il debutto di Snap Inc. a Wall Street, il 2 marzo, ha superato le aspettative. Collocato inizialmente a 17 dollari per azione, il prezzo si è impennato fino a 25,99 dollari, per poi chiudere a 24,48 dollari (+44%). Così la società ha raggiunto la capitalizzazione di mercato di circa 33 miliardi di dollari. Va tuttavia sottolineato che Snap, a fronte di ricavi in crescita, ha anche perdite in aumento. Nel 2016 ha registrato ricavi per 404,5 milioni di dollari, un balzo in avanti rispetto ai 58,7 milioni dell’anno precedente. Ma le perdite nette, nel 2016, hanno toccato quota 514,6 milioni, decisamente più elevate rispetto ai 372,9 milioni del 2015.

Ma vediamo passo dopo passo come, in pochissimi anni di vita, questa startup nata dall’idea di studenti universitari sia arrivata al debutto in Borsa con una valutazione record.

LA STORIA DI SNAPCHAT

2011, l’inizio per pochi Evan Spiegel, Ceo di Snapchat, e il suo co-founder Bobby Murphy, si conoscono alla Stanford University e danno vita a Picaboo, la prima versione di Snapchat, nella primavera del 2011. Con loro c’era anche Reggie Brown, poi uscito dall’azienda. Vogliono creare un’app in grado di inviare foto che siano in grado di auto-distruggersi. La prima applicazione viene lanciata a luglio sull’App Store senza grande clamore: a usarla sono soltanto in 127. Il problema è che gli utenti possono fare dal loro iPhone uno screenshot della foto ricevuta, rendendo inutile l’effetto “scomparsa” di Picaboo. Così i co-founder inseriscono nell’app un meccanismo di notifica che avvisa l’utente se la foto da lui inviata viene screenshottata. All’inizio ad usare l’app sono poche centinaia di persone e la startup non sembra decollare. A settembre Spiegel e Murphy cambiano il nome dell’app in Snapchat, vi aggiungono la possibilità di scattare direttamente foto dall’applicazione e la rilanciano sull’App Store. Si focalizzano sulle innovazioni tecnologiche invece che sul branding e sul marketing, in modo da rendere l’esperienza più organica e interessante. Il logo di Snapchat si chiama Ghostface Chillah come un componente del gruppo hip hop statunitense Wu-Tang Clan. È un fantasma in quanto simboleggia la natura effimera delle immagini che scorrono su Snapchat.

2012, arrivano i video – A ottobre viene lanciata Snapchat per Android nel Google Play Store. Questo contribuisce ad ampliare la base utenti fino a farle toccare 20 milioni di “snap” ogni giorno, circa 25 al secondo. A dicembre l’applicazione arriva a 50 milioni di snap al giorno e introduce un aggiornamento che consente di registrare e inviare video di 10 secondi semplicemente premendo un tasto.

2013, la proposta (respinta) di Facebook – A ottobre 2013 Snapchat lancia Stories, storie fatte di snap

che gli utenti possono postare ai loro amici e che restano visibili per 24 ore. I brand cominciano a usare Snapchat per raccontarsi. In quell’anno Facebook tenta di acquisire Snapchat per un cifra che, secondo indiscrezioni, ammonta a circa 3 miliardi di dollari. Mark Zuckerberg capisce che questa applicazione è in grado di attrarre le giovani generazioni molto più di Instagram, acquistata da FB l’anno precedente per un miliardo di dollari, mentre l’audience di Facebook ha un’età più elevata. Ma il Ceo Spiegel rifiuta l’offerta, consapevole di avere per le mani un’applicazione dalle grandi potenzialità ancora in parte da sfruttare.

2014, advertising e fintech – Il social network introduce una serie di novità e aggiornamenti. A maggio lancia Chat, il suo servizio di messaggistica, e successivamente Our Story, che consente agli utenti di tutto il mondo di contribuire con foto e video a un feed pubblico di snap relativo ad eventi di interesse pubblico. Il debutto di Snapchat nella pubblicità arriva a ottobre 2014. Nasce Snapchat advertising: gli annunci pubblicitari cominciano ad apparire della sezione “aggiornamenti recenti” a fianco delle storie dei propri amici. A novembre il social network si lancia nel fintech, la tecnologia applicata alla finanza. In collaborazione con Square dà vita a Snapcash, che permette agli utenti di ricevere denaro direttamente da Snapchat sui propri conti correnti. Un altro piede nel mondo del fintech lo mette con Community Geofilters a dicembre 2014. Gli utenti possono creare il loro Geofilter o acquistare filtri “brandizzati” per alimentare il proprio business o reclamizzare eventi sponsorizzati.

2015, il content providing – Da gennaio 2015 la società comincia a offrire agli inserzionisti varie modalità per sfruttare la sua vasta audience, giunta a 75 milioni di utenti. Tra queste Discover, una nuova pagina accessibile dalla home di Snapchat nella quale una serie di testate, da Vox Media a IGN, dal National Geographic a Mashable fino a BuzzFeed, Cnn e Food Network postano contenuti pensati appositamente per il social network, con la possibilità di accedere poi agli articoli completi sui rispettivi siti. A settembre Snapchat lancia una novità per gli amanti dei selfie, Lenses, che consente di modificare le proprie foto con immagini, colori e forme varie.

2016, gli occhiali video-camera e l’annuncio dell’Ipo – Snapchat è sempre più potente: ogni giorno genera 10 miliardi di visualizzazioni video, due miliardi in più di Facebook. A luglio introduce Memories, per permettere agli utenti di salvare contenuti che poi potranno editare e condividere. A settembre cambia nome e diventa Snap Inc. Snap lancia Spectales, occhiali da sole dotati di una videocamera sul lato destro e un piccolo display led su quello sinistro. Una volta collegati via bluetooth o wi-fi con lo smartphone, basta un tocco sull’asticella laterale per avviare la registrazione di un video da 10 secondi, pronto per essere condiviso su Snapchat. Per ricaricare gli occhiali è sufficiente riporli nella custodia-batteria, che dovrebbe garantire un’intera giornata di utilizzo. Inizialmente si possono acquistare, al costo di 129 dollari, solo presso distributori automatici negli snodi aeroportuali e ferroviari negli Stati Uniti, poi viene aperto uno store a New York e infine è resa possibile la vendita online. Sembra però che non stiano riscuotendo un particolare successo di vendite. A novembre Snap fa richiesta per presentare una IPO (Initial public offering) del valore di 25 miliardi di dollari.

Qui un dettagliato slide-show sulla storia di Snapchat

PERCHÉ IL SUCCESSO DI SNAPCHAT

Andare controcorrente – “Nell’era di Internet – scrive Gary Vaynerchuk, esperto di analisi di mercato – la regola è creare piattaforme nelle quali è possibile salvare qualsiasi cosa: tutto viene immagazzinato e può essere documentato per via digitale. Snapchat è andato nella direzione opposta, adeguandosi alla realtà contemporanea caratterizzata dalla precarietà. Potrebbe addirittura essere paragonata all’avvento della televisione e ai suoi primi 50 anni di vita: le trasmissioni si disperdevano nell’aria e finiva lì”.

Ispirarsi ai punti di forza dei concorrenti – “Snapchat – prosegue Gary Vaynerchuk – è stata lanciata in un periodo in cui chiunque pensava di essere un imprenditore capace di lanciare una app di successo. C’era Facebook per mantenere i rapporti con familiari e amici, Instagram per pubblicare le proprie foto, Twitter per una conversazione da cocktail party. Questi tre giganti dominavano il campo, ma si facevano concorrenza l’uno con l’altro in termini di funzionalità e soprattutto di audience. Snapchat è stato in grado di controbilanciare i punti di forza di tutti e tre creando un nuovo social network”.

Spontaneità – A Maggio 2012 Spiegel scrive nel primo post del suo blog: “Stiamo costruendo una photo app che non intende conformarsi a nozioni irrealistiche di bellezza o perfezione ma che invece consiste in uno spazio per essere divertenti, onesti o in qualsiasi modo uno si senta quando decide di condividere una foto”. Questo concetto di spontaneità ha fatto breccia nel pubblico più giovane, che è il principale utilizzatore di Snapchat, anche se sta aumentando il suo uso anche tra la popolazione adulta.

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