Bic Lazio, comincia la ricerca di 10 startup da incubare

Il 21 aprile parte la call dell’incubatore pubblico, il primo certificato della Regione. I progetti selezionati otterranno 6 settimane di formazione e un mentoring specialistico. Quaranta le imprese incubate e lanciate sul mercato, altrettante sono in fase di preincubazione

Pubblicato il 07 Apr 2016

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Innovation Lab”, la call di Bic Lazio, verrà lanciata il 21 aprile prossimo. Gli startupper avranno un mese di tempo per fare l’upload della loro idea sul sito dell’acceleratore romano (qui il link con informazioni e bando) e sperare di rientrare nelle 10 selezionate per entrare nel percorso di training di sei settimane. “Ma se le proposte valide sono più di 10 non è che le mandiamo via. A Bic Lazio si può entrare in qualsiasi momento” dice Michela Marcoccia, tutor d’impresa.

Da due anni a questa parte Bic Lazio ha rinnovato la sua veste all’insegna dell’open innovation e anche il bando rientra in questa logica. “Le 10 startup selezionate verranno accompagnate e formate nei sei step che dovranno valorizzare il processo di innovazione. Si comincia dall’individuazione della IP strategy e si arriva alla costruzione di un pitch valido per convincere l’investitore, passando per la stima degli asset intangibili, la market analysis, l’individuazione della unique selling proposition e le strategie di fundraising. Ad ogni startup – continua Marcoccia – verrà proposto un mentoring specialistico sul tema fra questi che le è più utile”. Per tutte le altre, e in qualsiasi momento, le porte di questa struttura vicina a Porta Maggiore, appena fuori le mura Aureliane, restano sempre aperte.

“Bic è stato il primo incubatore certificato in tutto il Lazio. Poi abbiamo deciso di fare un passo ulteriore e diventare un luogo dove le idee possano essere accompagnate fino a

essere validate. All’insegna della open innovation” continua Marcoccia. Gli ultimi dati parlano di una quarantina di startup incubate e introdotte sul mercato, altrettante in fase di preincubazione, oltre 100 imprese associate e coinvolte, insieme a 24 tutor e 30 mentor. Il tutto dislocato nel territorio laziale, seguendone la vocazione e la tradizione imprenditoriale: a Roma si lavora nella moda e nel design e, all’interno del Tecnopolo Tiburtino, nella tecnologia spaziale applicata in ambiti diversi; a Viterbo c’è la struttura dedicata all’industria culturale e creativa; a Civitavecchia ci si dedica al turismo; a Latina alla scienza della vita ed economie del mare; a Rieti elettronica e sostenibilità ambientale; agrofood e forestali a Bracciano; Colleferro è il polo per efficienza energetica e sostenibilità ambientatale e infine a Ferentino si incubano le startup del settore meccanico e sistemi di automazione. In quattro di queste strutture ci sono i FabLab, con tanto di stampanti laser e stampanti 3D per prototipare l’idea. All’interno del Bic di via Casilina c’è anche un laboratorio dove progettare i software necessari al funzionamento della stampante per il prodotto in lavorazione. Sei maxi schermi occupano la parete centrale del laboratorio, proiettando scene simili a quelle che si possono incontrare nelle aule Bic: sono altrettanti FabLab sparsi nel mondo, da Barcellona a Tokyo, da Rotterdam agli Stati Uniti.

Ma come funziona esattamente Bic Lazio? “Chiunque abbia un’idea può sottoporcela. – spiega Marcoccia – Se è un’idea destinata al mercato “tradizionale” la seguiamo con i canali tradizionali e i nostri trad lab per stilare il business plan, fare ricerche di mercato e tutto quello che serve per realizzarla. Se invece siamo davanti a un’innovazione, di prodotto, di sistema o di processo, il futuro imprenditore entra nel nostro talent: tre giorni alla settimana, per sei settimane, lo startupper entra a contatto con altri talenti, i mentor e i tutor per sviluppare e strutturare l’idea con i nostri startup lab”. È soprattutto in questa fase che la ramificata struttura Bic avvia i motori della open innovation: “Noi tutor conosciamo tutte le startup e le competenze di tutte le strutture. Riusciamo a capire subito se un team può essere implementato con risorse presenti in un altro centro, o se un a startup può sfruttare le risorse e i prodotti di un’altra. Non c’è bisogno di andare in outsourcing se hai già un bouquet di offerte interno” continua Marcoccia. Succede così che un’azienda dell’ecosistema Bic sia stata la prima cliente a testare il prototipo di una startup incubata, o che una startup che stava sviluppando sensori sia diventata fornitrice di un’altra che stava lavorando su prototipi di doni. “A Bic Lazio tutto è gratuito. L’unico obbligo è dedicare ai nuovi un po’ di tempo (10 minuti ogni ora passata nel Talent, Dr) per il coaching e restare nella nostra orbita anche dopo aver finito il percorso di incubazione” aggiunge Marcoccia. Superati i Lab le startup entrano nel processo di preincubazione, dove possono sfruttare i mentor esterni, i tutor e l’ecosistema Bic. Attualmente ci sono 12 startup preincubate e 10 processi di mentoring. “Vogliamo validare le idee fino al loro ingresso nel mercato, non importa a che punto sono quando entrano nel percorso” continua Marcoccia. Si entra nel Bic presentando il progetto o rispondendo a una call, come quella di Innovation Lab dei prossimi giorni. L’importante è avere un’idea che possieda know how o tecnologie brevettate o brevettabili, perché “non seguiamo più il criterio dell’iscrizione nello specifico registro delle startup innovative, ma è importante che i prodotti finiscano per avere un valore imprenditoriale” conclude Marcoccia.

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