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Ainio, Cannavale, Donadon e Piacentini: ecco il board di Endeavor Italia

L’associazione no-profit, che ha come obiettivo la crescita dell’ecosistema imprenditoriale, avrà un consiglio “pesante”. Oltre al commissario per l’Italia digitale, dovrebbero esserci anche i founder di Banzai e Volagratis e il patron di H-Farm. Si parla anche di un banchiere

Pubblicato il 23 Mar 2016

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Diego Piacentini

Ci sarà anche Diego Piacentini nel board di Endeavor Italia, l’organizzazione no-profit americana appena sbarcata in Italia per sostenere l’ecosistema imprenditoriale. Il vicepresidente Amazon, che da agosto sarà commissario del governo per il digitale, farà parte del team che affiancherà la guida di Raffaele Mauro, giovane manager che ha dopo studi ed esperienze internazionali, era tornato in Italia per lavorare in Intesa Sanpaolo e adesso ha deciso di rimettersi in gioco. Obiettivo: “Creare e favorire la crescita di ecosistemi imprenditoriali in territori dove ancora sono per nulla o poco sviluppati e aiuta le imprese ad accedere al capitale, al talento e al mercato grazie al suo network”.

► Qui puoi leggere un’intervista a Raffele Mauro, managing director di Endeavor Italia

La rete di relazioni che il nuovo board può portare in dote per favorire la crescita delle scaleup italiane appare notevole. I membri dovrebbero essere 7 e sembra che siano tutti nomi di peso. Oltre Piacentini, ci potrebbero essere Paolo Ainio, fondatore di Banzai, il gruppo quotato che sta dismettendo la parte media, ma anche Riccardo Donandon, patron di H-Farm, e Fabio Cannavale, fondatore di Volagratis e Ceo di Lastminutecom. Gira voce che al progetto abbia aderito anche un banchiere di grande tradizione familiare e alcuni manager e imprenditori del mondo della moda.

Nella tradizione di Endeavor, fondata a New York nel 1998, i membri del board sono ispiratori, investitori e mentor, ruolo in cui tutti i nomi che si fanno per il chapter italiano si ritrovano certamente a proprio agio, visto la notevole esperienza che hanno nella selezione, nella valutazione e nella gestione di startup. Può forse apparire singolare che l’uomo chiamato a governare l’Italia Digitale si ritrovi in un’associazione che di solito si concentra sui paesi “sottosviluppati” dal punto di vista imprenditoriale e tecnologico. E soprattutto nei panni di investitore. (d.eu)

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