La ricerca

Crowdfunding in Italia verso il raddoppio: vale 56,8 milioni. Grazie (anche) al Fintech

Il valore dei progetti finanziati con la raccolta fondi online è salito dell’85% rispetto a maggio 2014, dice il Report 2015 dell’Università Cattolica. Le piattaforme sono 82 (+68%). Ma quasi la metà dei soldi arriva da siti di prestiti tra privati come Prestiamoci e Smartika. Ecco tutti i dati

Pubblicato il 08 Gen 2016

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Il crowdfunding è in cresciuto in Italia nell’ultimo anno: attualmente si contano 56,8 milioni di euro di progetti finanziati attraverso 82 piattaforme dedicate (69 attive e 13 in fase di lancio), in maggioranza con sede al Nord, grazie a circa 858mila donatori/finanziatori. Il valore complessivo dei progetti finanziati attraverso le piattaforme è aumentato dell’85% rispetto ai 30,6 milioni di euro rilevati a maggio 2014, il numero delle piattaforme è salito del 68%. Se ne può dedurre un aumento dell’interesse verso questa innovativa modalità di raccolta fondi online, al quale però “non corrisponde adeguata capacità progettuale”.

Sono le conclusioni a cui è giunto “Il crowdfunding in Italia- Report 2015”, ricerca realizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e coordinata da Ivana Pais, professore associato di Sociologia economica presso la facoltà di Economia della Cattolica, con il contributo di Tim e il supporto tecnico di Starteed. La raccolta dei dati è stata effettuata attraverso un questionario online rivolto agli amministratori delle piattaforme di crowdfunding da settembre a ottobre 2015. All’indagine hanno risposto 51 piattaforme, il 62% del totale. La foto scattata ritrae un fenomeno ancora di modeste dimensioni ma in espansione: le piattaforme danno lavoro a circa 250 dipendenti e per tre su quattro il mercato di riferimento è quello nazionale. Solo un progetto su cinque ce la fa a sbarcare online (gli altri vengono selezionati e respinti prima) e la raccolta fondi, in media, non supera i 10mila euro a progetto. Uno dei dati più rilevanti è che quasi la metà del valore complessivo dei progetti finanziati, per l’esattezza il 40%, va attribuito non alle classiche piattaforme di ricompense o di equity, ma alle piattaforme di debito, che al momento in Italia sono solo tre ma fanno, finanziariamente parlando, la parte del leone: si tratta di realtà del Fintech (tecnologia applicata alla finanza) come la startup Prestiamoci, primo marketplace del credito in Italia che mette in contatto coloro che hanno bisogno di un prestito personale con coloro che hanno un capitale da investire, o come Smartika, nella quale richiedenti e di prestatori interagiscono direttamente tra loro senza ricorrere ad intermediari.

Qui è possibile scaricare il rapporto completo. Vediamolo punto per punto

Composizione del mercato in Italia – In Italia si contano attualmente 82 piattaforme di crowdfunding. Di queste 69 sono attive (al 21 ottobre 2015) e 13 sono in fase di lancio. Rispetto all’ultima mappatura delle piattaforme di crowdfunding, risalente a maggio 2014, si nota un forte incremento: a quella data si contavano 41 piattaforme attive, oggi sono cresciute del 68%.

Tipo di piattaforme – Le più diffuse sono quelle basate su ricompense, cioè che prevedono piccole ricompense per ciascuna donazione, ma sono in crescita quelle di equity, in base alle quali il finanziatore ottiene in cambio quote azionarie della società finanziata. Fra le 69 piattaforme attive, 31 (pari al 45%) sono basate su Ricompense, 13 (il 19%) su Donazioni, 13 (19%) sono piattaforme Equity e 3 (il 4%) si fondano sul Debito (tra cui la startup Prestiamoci, che si occupa di prestito tra privati). Le piattaforme ibride risultano 9 (13%), all’interno di queste, il modello più diffuso è quello Ricompense+Donazioni. Rispetto alla mappatura del 2014, a seguito dell’iscrizione al registro Consob, cresce la percentuale delle piattaforme attive Equity (dal 5 al 19%). Diminuiscono invece le piattaforme ibride, in particolare quelle basate su Ricompense+Donazioni (dal 24 al 12%).

Storia e geografia delle piattaforme di crowdfunding italiane – Il crowdfunding in Italia è nato nel 2005 con Produzioni dal Basso. Fra le piattaforme che hanno risposto al questionario, 3 sono nate nel 2010 e una nel 2011. Nel 2012 se ne sono aggiunte altre 6, tra il 2013 e il 2014 sono state avviate ben 20 nuove piattaforme di crowdfunding. Dal 2015, sono attive altre 9 piattaforme e per ben 11 è atteso il lancio nei prossimi mesi. Questi numeri attestano un’alta vivacità del settore, a cui si accompagna però anche un significativo tasso di mortalità. Nello specifico, fra le startup rilevate a maggio 2014, 4 piattaforme (2 delle quali attive dal 2013 e 2 allora in fase di lancio) risultano attualmente inattive.

Le sedi – A livello geografico la maggior parte delle piattaforme di crowdfunding, esattamente 26, è collocata nell’Italia settentrionale; un ruolo di rilievo ricopre la città di Milano, sede legale di 16 piattaforme e sede operativa di 18. Nel Centro Italia sono collocate 7 sedi legali e 9 sedi operative; nel Sud Italia si registrano 5 sedi legali e 3 sedi operative.

Chi sono i fondatori – Complessivamente fra le piattaforme intervistate si contano 81 fondatori, con una media di 4,2 fondatori per piattaforma, un minimo di 2 e un massimo di 8 fondatori. La maggior parte (il 53%) delle piattaforme conta 2 o 3 fondatori, il 20% ne conta 4 o 5, il 12% ne conta 6 o 7. Infine, per 8 piattaforme (pari al 16%) il numero dei fondatori è pari a 8. Gli imprenditori di questo settore sono prevalentemente uomini, sotto i 40 anni, laureati, con una formazione in ambito economico o ingegneristico. In particolare, fra i fondatori delle piattaforme di crowdfunding, circa 2 su 3 sono uomini, mentre le donne rappresentano il 32%. Per molti fondatori non si tratta della prima esperienza lavorativa: nel 90% dei casi, infatti, essi hanno avuto la possibilità di maturare competenze in posizioni lavorative precedenti. Inoltre, il 67% dei fondatori svolge attività professionali ulteriori rispetto alla piattaforma; si tratta prevalentemente di consulenti, manager o docenti.

Forma giuridica – Tra le piattaforme intervistate, il 78% è iscritto al Registro delle Imprese. Rispetto alla forma giuridica, le modalità più diffuse tra le piattaforme di crowdfunding sono la Società a responsabilità limitata, che caratterizza più della metà delle piattaforme attive (21, pari al 53%), la Startup innovativa iscritta al registro (7, pari al 18%) e la Società per azioni (7, pari al 18%).

Dipendenti – Complessivamente le piattaforme di crowdfunding italiane intervistate7 danno lavoro a 249 persone, con una media di 5,7 lavoratori per piattaforma. Le piattaforme che hanno personale dipendente rappresentano il 50%, quelle che si avvalgono di collaboratori stabili sono il 64% e il 66% ricorre a collaboratori occasionali. Mediamente, all’interno delle piattaforme lavorano 1,5 dipendenti, 2,1 collaboratori stabili e 2,1 collaboratori occasionali.

Mercati di riferimento e pubblico di riferimento – Complessivamente, per circa 3 piattaforme su 4 (il 73%) il mercato di riferimento è quello nazionale; il 14% delle piattaforme si rivolge a un mercato locale e solo il 12% a un mercato estero (europeo, 8% o extraeuropeo, 4%). la maggior parte delle piattaforme (l’82%) si rivolge a privati, ma è alta anche la percentuale di quelle che si rivolgono ad associazioni (74%), superiore rispetto alle aziende (67%); la quota di piattaforme che si rivolge alla Pubblica Amministrazione è del 49%.

Progetti pubblicati – Il 73% delle piattaforme intervistate compie una selezione dei progetti da pubblicare. I progetti ricevuti dalle piattaforme intervistate dal momento del loro lancio sono in totale 100.924, Complessivamente, i progetti pubblicati sono 21.384 (il 21% di quelli ricevuti). Il confronto con i dati relativi all’ultima mappatura di maggio 2014, dove i progetti pubblicati erano 12.809, mostra un aumento del 67%. Si può dedurre un aumento dell’interesse verso il crowdfunding, a cui non corrisponde adeguata capacità progettuale. Il tasso di successo è pari mediamente al 30% (nel 2014 era del 37%); nello specifico, il valore più alto si registra tra le piattaforme basate sulle ricompense (49%), seguono quelle basate sul debito (43%), le equity (33%), le piattaforme basate sulle donazioni (12%) e quelle ibride ricompense + donazioni (10%).

Il valore del crowdfunding – Il valore complessivo dei progetti finanziati attraverso le piattaforme intervistate è pari a quasi 56,8 milioni di euro, con un aumento dell’85% rispetto ai 30,6 milioni di euro rilevati a maggio 2014. Al raggiungimento di questa somma concorrono per il 40% le piattaforme basate sul debito (una, in particolare, rappresenta da sola il 35% del valore totale), per il 36% l’unica piattaforma intervistata basata su donazioni+debito, seguono le altre.

Le campagne – Per quanto riguarda il tipo di campagne pubblicate sulle piattaforme, mediamente si tratta per il 37% di campagne creative e culturali, per il 34% di campagne sociali, per il 20% di campagne imprenditoriali. In percentuali minori vengono pubblicate campagne civiche, immobiliari e politiche. Rispetto al valore economico delle campagne pubblicate, mediamente l’81% dei progetti si attesta tra i 1.000 e i 10.000 euro. I progetti pubblicati sotto i 1.000 euro rappresentano il 7%, quelli tra i 10 e i 20.000 euro sono il 5%, quelli tra i 20 e i 50.000 euro il 4%. Le campagne sopra i 50.000 euro rappresentano il 3%. Fra le piattaforme attive, 4 (il 10%) hanno pubblicato soltanto campagne di valore superiore ai 100.000 euro. Complessivamente, le piattaforme di crowdfunding attive intervistate hanno raccolto 857.331 donatori/finanziatori (ovviamente, potrebbero esserci ridondanze, nel caso di finanziatori di campagne su diverse piattaforme), con una media di 25.216 donatori/finanziatori per piattaforma e un massimo di 550.000. Rispetto ai valori medi complessivi, dall’analisi per modello emerge che per le piattaforme basate sul debito il numero di finanziatori è compreso tra 501 e 10.000; tutte le piattaforme debito+donazioni non superano i 100 finanziatori, mentre le piattaforme equity non superano i 500.

Modalità di pagamento – Rispetto alle modalità di pagamento, la maggior parte delle piattaforme di crowdfunding intervistate utilizza il payment gateway (76%), la carta di credito (67%) e il bonifico bancario (65%). L’sms non risulta invece una modalità di pagamento diffusa.

Potenzialità e criticità – In generale i referenti delle piattaforme intervistate esprimono aspettative positive rispetto al futuro del crowdfunding e si mostrano fiduciosi rispetto alla crescita del mercato. Emergono però anche diverse criticità: l’eccesso di vincoli e regolamentazioni, la presenza di norme troppo rigide per l’equity crowdfunding, la concorrenza internazionale, la mancanza di risorse, l’eEccessiva diffusione di piattaforme generiche, la scarsa conoscenza dello strumento da parte dei potenziali utenti, la scarsa diffusione di una cultura della donazione,la scarsa cultura digitale , la scarsa diffusione delle forme di pagamento elettroniche.

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