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#startupNOtax, facciamo crescere il venture capital italiano

Forbes pubblica ogni anno la classifica dei Re Mida del VC. Tra i primi 100 del 2014 non c’è neanche un europeo. Da noi i capitali mancano più che altrove. Per questo la leva fiscale è fondamentale. E la tassa sulle rendite da startup dovrebbe essere al 12,5%

Pubblicato il 23 Apr 2014

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Pierluigi Paracchi, founder and Ceo Medixea Capital, Investor and Board Member at EOS

Ho scoperto solo nel 2011 che qualche d’uno tiene traccia dei “Re Mida” del Venture Capital (“VC”) mondiale. E questo qualche d’uno è la rivista americana Forbes, guarda caso la stessa che pubblica la ben nota classifica degli uomini più ricchi del mondo. L’ho scoperto poiché ho avuto il piacere per oltre 5 anni di condividere la gestione di un investimento in una start-up biotech italiana, EOS – Ethical Oncology Science, con Mr. #36 della classifica dei Re Mida del VC, anno 2011: Antoine Papiernik di Sofinnova.

Pochi giorni fa è uscita la classifica 2014: se nel 2011 si contavano due europei tra i primi 100, oggi nessun VC dell’Europa continentale è presente in classifica. Ad Antoine (e di certo al sottoscritto) non è bastata la vendita di EOS a novembre 2013 per oltre 400M$ per entrare tra i primi 100 che trasformano in oro ogni investimento in start-up. Per competere con i VC che hanno investito e disinvestito nelle Internet co. come WhatsUp, Facebook, Twitter e nella biotech co. come Acceleron Pharma, si deve viaggiare a suon di miliardi di dollari; i milioni non bastano neanche “per arrivare sulla buccia della grande mela”. Tutte le industrie sono costellate di miti, di personaggi: imprenditori e finanziatori di smisurato successo. Da noi sono pochini, e spesso vittime d’invidia. Senza parlare poi della cronica mancanza di capitali da investire nelle start-up: solo 81M€ nel 2013, meno del Portogallo.

Mi professo liberal, per cultura, formazione e tradizione, ma devo ammettere che serve un sostegno pubblico al settore VC altrimenti non chiuderemo mai il gap. Penso che l’azione più efficace e meno invasiva sia la leva fiscale: le norme di detrazione e deduzione introdotte dal governo per favorire gli investimenti in Start Up Innovative sono rivoluzionarie. Ciò permetterà ad una parte dell’enorme mole di risparmio che ancora i cittadini italiani hanno di convergere verso imprese ad alto contenuto tecnologico. Certo con un maggior rischio, ma con dei ritorni che non hanno nulla a che fare con Bot (ormai all’1,5% annuo), mattone (rendimenti negativi) e gestioni patrimoniali (raramente sopra i Bot). Il tutto con un significativo vantaggio fiscale: un privato, ad esempio, può investire fino al 500k€ per anno (fino al 2016) in una Start Up portandosi a casa immediatamente una detrazione Irpef di 95K€ (più altri 190k€ se investe la stessa somma nel 2015 e nel 2016). Insomma, con un Bot si ha un’attesa di meno dell’2% di rendimento annuo; con un investimento in Start Up Innovativa si ha una garanzia, quindi un paracadute, sul 19% del capitale investito con però la possibilità di ottenere un rendimento pari ad un moltiplicatore del capitale. Chi ha investito nell’italiana EOS ha moltiplicato per 14 il proprio capitale, chi ha investito in WhatsUp lo ha moltiplicato per 50.

Manca una ciliegina sulla torta della leva fiscale, evitare che l’aumento della tassazione sulle rendite, il cosiddetto capital gain, passi dal 20% al 26% per gli investimenti in Start Up Innovative. Anzi, per questi dovrebbe essere equiparato alla tassazione sui poco innovativi Bot, il 12,5%. Qui la scommessa è portare un investitore e una startup italiana nella classifica di Forbes. Insomma, utilizzare il tocco fiscale per far emergere i nostri Re Mida!

Ecco perché è utile e necessario sostenere la campagna #startupNOtax lanciata da EconomyUp

* Pierluigi Paracchi, Ceo Medixea Capital @pigiparacchi

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