La buona economia

Le porte made in Italy che conquistano i francesi

Scrigno, che produce controtelai per porte a scomparsa, cresce nonostante la crisi e ha rinnovato l’alleanza con il colosso transalpino Saint Gobain. Come spiega Mariacristina Berardi, l’imprenditrice che guida l’azienda, “non ce ne siamo mai andati da qui perché funzioniamo grazie all’esperienza dei dipendenti e alla fiducia nel territorio”

Pubblicato il 10 Ott 2014

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Mariacristina Berardi, amministratrice di Scrigno

«Per aprire il tuo spazio, basta chiuderla»: sarebbe sufficiente questo elegante slogan per capire che il successo di un prodotto semplice come una porta scorrevole non stia solo nell’elemento in sé quanto nell’aura magica dell’oggetto. Che un attimo prima c’è e quello dopo scompare nel muro. E chissà che la frase scelta per aprire il sito della Scrigno – 150 dipendenti e un fatturato di 62 milioni di euro nel 2013 – non l’abbia ispirata proprio l’eleganza femminile della donna che guida la società riminese dal 2002, l’imprenditrice Mariacristina Berardi.

«La mia è una azienda di famiglia (il padre di Mariacristina, Giuseppe Berardi, ha creato la società partendo da una falegnameria nel 1989 ndr) e il carattere solido delle porte che facevamo un tempo è stato trasferito anche a quelle scorrevoli», spiega al telefono dal suo ufficio di Rimini. Come per dire: se il made in Italy è forte è anche perché riesce a far migrare di generazione in generazione e di prodotto in prodotto la creatività artigiana di una volta. Imprimendola anche alle soluzioni più innovative.

Prima dei Berardi, in Italia le porte al massimo scorrevano. Ma l’intuizione della famiglia riminese alla fine degli anni Ottanta fu quella di aggiungere un elemento ancora poco conosciuto in quel genere di produzione: la possibilità di far scomparire letteralmente le porte nei muri costruendo camaleontici controtelai.

La Scrigno non è la sola azienda leader di mercato nel settore delle porte a scomparsa: in Italia la concorrenza è spietata (Dierre ed Eclisse solo

per citare due esempi di alta qualità e, rispettivamente, di grandissima e media fascia di fatturato), ma il gruppo riminese può vantare un fatturato in costante crescita anche nel periodo buio della crisi che ha colpito e continua a colpire il settore edilizio.

Da poco l’azienda ha siglato il rinnovo dell’accordo triennale con il colosso dell’edilizia francese Saint Gobain (42 miliardi di fatturato nel 2013). Mancano ancora diverse settimane per chiudere l’anno, ma l’impresa ha calcolato che nel 2014 avrà raggiunto quota 25 milioni di ordini da parte della Francia, dove evidentemente la magia delle porte a scomparsa è molto apprezzata.

Viene da chiedere come mai un’azienda così fiorente, nonostante il successo, non abbia mai avuto la tentazione di spostare sede e produzione all’estero viste le condizioni dell’economia italiana. «È un tasto doloroso», spiega Berardi, «e certo di offerte per trasferirci ne abbiamo ricevute, anche non troppo lontano dall’Italia, ma il motivo per cui Scrigno resta a Rimini è collegato al modo in cui realizziamo i nostri prodotti: è un misto di competenza, correttezza verso fornitori, clienti e fiducia nel territorio e nei nostri dipendenti. Insomma, è anche grazie ai legami che abbiamo costruito qui se l’azienda funziona».

Per far sparire le porte con un tocco leggero, la società ha investito negli ultimi sei anni circa 21 milioni di euro in impianti di produzione e tecnologia. Eppure a permettere di mantenere alto il livello di qualità e di vendite il segreto sarebbe nelle competenze degli artigiani storici della società. «Alcuni dei nostri attuali dipendenti erano nella falegnameria di mio padre: il valore di una expertise simile non ha eguali», conclude Berardi. Che forse ha intuito prima di altri che per far crescere una azienda e il made in Italy, più delle numerose commesse, serve fidelizzare e valorizzare l’ingegno, l’esperienza e la creatività di chi può trasformare una semplice porta in un oggetto magico.

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