Competitività

L’Italia che compra all’estero: ecco 30 (e più) operazioni in 18 mesi

Italcementi diventa tedesca e parte il ritornello sul made in Italy conquistato. Ma sono moltissime le imprese italiane che fanno shopping oltreconfine. Da big come Luxottica e Ferrero a “multinazionali tascabili” come Amplifon, Campari e Ima. E anche nel cemento…

Pubblicato il 30 Lug 2015

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Il cemento italiano parla tedesco? Sì, se si guarda al passaggio di Italcementi a Heidelberg. Un po’ meno se si pensa che c’è stato un altro gruppo italiano del settore, Buzzi Unicem, che ha comprato un’azienda tedesca, la Dyckerhoff. Era il 2004 e l’operazione si è conclusa nel 2013.

Non lo si può negare: da Gucci a Pirelli, da Motta a Indesit, molti marchi nazionali hanno preso la via dell’estero ed è poco probabile che un giorno possano farvi ritorno. E ogni volta che accade puntuale parte il ritornello sul made in Italy conquistato dallo straniero. Il comprensibile disappunto per la perdita del controllo su pezzi dell’economia nazionale non può far passare in secondo piano il fatto che anche molte imprese italiane, soprattutto di medie dimensioni, si espandono all’estero e si internazionalizzano facendo shopping di aziende straniere. Senza andare molto indietro negli anni, basta vedere quanti sono stati gli affari messi a segno dalle nostre compagnie dall’inizio del 2014 fino a oggi. L’elenco, per fortuna, è piuttosto lungo: le operazioni sono almeno trenta.

A gennaio 2014, uno dei big dell’industria italiana, Luxottica, ha rilevato dall’americana Wellpoint il sito di e-commerce glasses.com, che detiene anche una tecnologia che dà la possibilità di provare “virtualmente” gli occhiali su internet. Nello stesso mese, L’azienda romagnola produttrice di sementi, Suba Seeds, ha rilevato per 6,5 milioni di dollari l’azienda Usa Condor Seed Production.

Un mese dopo, a febbraio 2014, Chiesi Farmaceutici ha completato l’acquisto dell’americana Cornerstone Therapeutics, di cui già deteneva il 58% delle azioni.

A marzo è la volta di uno dei marchi più abituati alle operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni), Campari, che ha acquisito per 185,6 milioni di dollari canadesi (pari a 120,5 milioni di euro) il 100% di Forty Creek Distillery, azienda canadese che produce whisky e altri liquori. Sempre a marzo, l’azienda bresciana Aso Siderurgica ha comprato il 100% del gruppo siderurgico romeno Cromsteel Industries.

Ad aprile 2014, Amplifon, società che opera nel mercato degli apparecchi acustici, ha acquistato il 60% di un’azienda attiva nello stesso settore, l’israeliana Medtechnica Orthophone. Pochi mesi dopo, a novembre, ha rilevato il 51% della brasiliana Direito de Ouvir.

Il luglio 2014 è stato un mese particolarmente positivo per lo shopping all’estero da parte delle aziende italiane. Il colpaccio è stato dell’italiana Gtech, la ex Lottomatica, che ha acquisito per 4,7 miliardi di dollari International Game Technology (Igt), una delle prime compagnie al mondo nel settore dei casinò e del social gaming con sede a Las Vegas, in Nevada.

Nello stesso mese, Prysmian ha concluso per 6,2 milioni di euro l’acquisizione del restante 34% delle azioni di AS Draka Keila Cables, azienda estone specializzata nella produzione di cavi; Fincantieri, attraverso la controllata Vard attiva nel settore offshore, ha acquisito per circa 8 milioni di euro la canadese Stx Canada Marine, attiva nel mercato nordamericano del design e dell’ingegneria navale; la veneta Inglass, che opera nel settore degli stampi per l’illuminazione auto, ha rilevato la francese Ermo, specializzata nella produzione di stampi multicavità ad alta precisione, per 25 milioni di euro; ancora un’azienda veneta, la Csm Machinery, che produce resistenze elettriche, ha annunciato l’acquisizione di Oackley Industrial Machinery.

A settembre dell’anno scorso, il gruppo Aquafil, produttore di fibre sintetiche, ha rilevato la scozzese Knox Fiber, attiva nella produzione di filati per pavimentazione tessile.

A ottobre, la veneta Fitt, produttrice di tubi in pv/ per irrigazione e di tubi industriali per uso professionale, ha completato l’acquisizione della spagnola Melisse; Fomas, azienda lecchese che realizza componenti in acciaio, ha rilevato l’americana Ajax Rolled Ring & Machine.

A novembre Investindustrial, il gruppo d’investimento in mano alla famiglia Bonomi, ha acquisito l’80% della società spagnola di noleggio auto Goldcar Spain; la Emak, che produce macchine per la cura del verde, ha rilevato attraverso la sua controllata Comet il 70% della brasiliana Lemasa, che produce pompe e impianti ad alta pressione.

A dispetto dell’inverno, il dicembre 2014 è stato un mese caldo per le acquisizioni. Proprio nel settore del cemento, scosso dalla vendita di Italcementi, Buzzi Unicem, attraverso la controllata Dyckerhoff ha completato l’acquisizione della russa Uralcement per 104 milioni di euro.

Sempre a dicembre Ima, multinazionale emiliana del packaging per il cibo, ha acquisito ben cinque aziende tedesche dal fondo di private equity Odewald: Benhil, Erca, Hassia, Hamba e Gasti, con 8 stabilimenti tra Germania, Francia, Spagna e India, 850 dipendenti e un fatturato previsto per il 2015 di 185 milioni di euro.

E ancora, Unicredit ha rilevato attraverso la sua controllata Bank Pekao la banca polacca Skok Kopernik; la Gnutti Carlo, gruppo che produce componenti di precisione per motori ha chiuso due operazioni in Svezia acquisendo la concorrente Vici Industri, fornitore di gruppi bilancieri e rilevando dal fondo finlandese Capman la Ljunghäll Group, società specializzata in pressofusioni lavorate in alluminio destinate all’industria automotive e delle tlc.

Il 2015 si è aperto con l’acquisto, a gennaio, della svedese CareTech per circa 25 milioni di euro da parte di Doro, azienda che opera nel mercato della telefonia semplificata per utenti senior.

Lo scorso febbraio, Dba Lab (partecipata dal Fondo Italiano d’Investimento), che sviluppa piattaforme software a supporto di ingegneria, project e asset management, sicurezza e automazione industriale, ha acquisito per 8 milioni di euro il 100% della slovena Actual IT, attiva nello sviluppo di soluzioni di information technology.

A maggio, l’altoatesina Microtec, che produce macchine optoelettroniche per il riconoscimento delle caratteristiche del legno, ha acquisito la concorrente svedese WoodEye diventando una delle aziende leader a livello mondiale in questa nicchia di mercato. Nello stesso mese, le cartiere Fedrigoni hanno acquisito per 85 milioni di euro il 100% della brasiliana Arjo Wiggins, monopolista sudamericano delle banconote.

A giugno ci sono state operazioni da centinaia di milioni come quella di Ferrero che ha rilevato il colosso britannico della cioccolata Thorntons per circa 157 milioni di euro e altre di dimensioni più modeste come quella messa a segno dal gruppo vicentino Zordan, attivo nell’arredo su misura per i brand monomarca del lusso, che ha rilevato per 2,5 milioni di dollari l’americana Woodways International.

A luglio si segnala anche un’operazione realizzata da una startup: Sounday, attiva nel mercato della musica digitale, ha rilevato l’americana Soundtracker, che ha creato un’app mobile per lo streaming musicale geolocalizzato.

Nello stesso mese la farmaceutica Zambon ha comprato la norvegese Nigaard, specializzata nella distribuzione di prodotti farmaceutici per l’apparato respiratorio, nell’allergologia e negli apparati medicali; la società di consulenza Bip ha acquisito la turca Cluster Alliance, specializzata nel settore dei pagamenti; sempre nell’ambito della consulenza nell’informazione technology, Exprivia, ha completato l’acquisizione della spagnola Professionales de Sistemas Applicaciones y Productos (Prosap).

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