Quintarelli: l’Agenzia Digitale è un luogo di conciliazione di interessi

Il neopresidente del Comitato di indirizzo: «Non può imporre nulla. I poteri reali sono di guida e di convincimento». Come lavorerà il suo “tavolo”? «È tutto da definire. La prima cosa sarà imparare. Per evitare di ripetere errori già compiuti»

Pubblicato il 11 Lug 2014

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L’Agenzia Digitale è rinata mercoledì 9 luglio. Ha un padre certo ed è stata affidata alle cure amorevoli di “tate” competenti. Dopo due anni di sommovimenti politici, schermaglie burocratiche e fughe in avanti, il governo Renzi sembra voler fare sul serio. C’è un nuovo direttore generale e c’è per la prima volta un presidente del Comitato di Indirizzo (un pezzo finora era rimasto sulla carta), Stefano Quintarelli.

Tutto bene? Si potrebbe rispondere con una battuta. Gli ottimisti ritengono che questa sia la migliore soluzione possibile; i pessimisti pensano che gli ottimisti abbiano ragione; i realisti dicono: semplicemente… è così.

Stefano Quintarelli, che è stato uno dei candidati forti alla direzione generale, deputato di Scelta Civica e riconosciuto e autorevole pionere del web in Italia, è cauto perché non dimentica la natura dell’istituto: «L’Agenzia non è un’azienda».

Quintarelli, che cosa significa che l’Agenzia non è un’azienda?
Che nessuno di noi è amministratore delegato. Non sono sufficienti le persone ma le leve sulle quali possono contare e nel nostro caso sono poche. I poteri reali sono  di guida e di convincimento.

Finalmente però l’Agenzia ha un assetto chiaro. Non è anche un buon assetto?
Se fosse un’azienda, non sarebbe un buon assetto. Ma per i poteri che le vengono attribuiti, per la sua natura di organismo politico e amministrativo, l’Agenzia è e deve essere un luogo di conciliazione di diverse istanze.

Luogo di conciliazione senza alcun potere?
L’Agenzia non può imporre nulla. Ribadisco: è un luogo dove in primo luogo si raccolgono le istanze dei ministeri e delle Regioni. Che, fino a quando c’è il titolo V della Costituzione, hanno ampi poteri decisionali e autonomia e di spesa. Bisogna ricordare che l’Agenzia può elaborare la strategia digitale ma non ha gli strumenti per attuarla direttamente.

Qual è il lavoro del Comitato che presiede?
Il nostro sarà un ruolo di cerniera tra la politica e l’esecutivo, di conciliazione delle linee strategiche che passano poi all’Agenzia che dovrà tradurle in indirizzi. Se il Comitato avesse potere dispositivo, avrebbe anche poteri amministrativi e quindi sarebbe incompatibile con la mia posizione di parlamentare

Si attende obiezioni di incompatibilità?
No, illustri costituzionalisti su questo tema hanno già espresso la loro opinione. Senza tenere conto poi che la presidenza è un incarico pro bono, senza compenso.

Come lavorerà il Comitato e quando comincerà?
È ancora tutto da definire perché è un debutto assoluto. Previsto dal decreto istitutivo dell’Agenzia, non è mai stato insediato. Sarà un tavolo in cui saranno rappresentati la presidenza del Consiglio, i ministeri, insieme ai quali siederanno alcuni esperti designati dal Presidente.

Che cosa c’è al primo posto nella sua agenda?
Imparare e capire. Conoscere le iniziative e le eccellenze italiane sparse nel territorio e le migliori pratiche internazionali. Inutile ripetere errori già compiuti da altri e buttare via quattrini. Io sono sempre stato molto ricettivo e non cambio certo adesso: massima volontà e capacità di ascolto. E di studio.

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