INNOVAZIONE

Giovanni Brunelli: “La tv del 2014? Online e social, ma vincono i contenuti”

L’esperto di sistemi televisivi: “Si imporrà la web tv. In crescita l’enhanced tv e le interazioni tra spettatori e social network. Grande interesse anche per la super-tecnologia 4K. Ma tra i player prevarrà chi offre contents di qualità”

Pubblicato il 15 Gen 2014

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“La partita tra i player televisivi in Italia la vincerà chi saprà offrire al meglio i propri contenuti e coccolare i propri utenti: nel 2014 continuerà a diffondersi la tv su Internet, proseguiranno le vendite di smart tv e aumenterà l’interesse per le tecnologie più avanzate, come il 4K in grado di trasmettere immagini ad altissima definizione. Ma alla fine l’utente sarà sempre sedotto e conquistato da un’offerta di contenuti abbondante e di qualità”. Ne è convinto Giovanni Brunelli, già executive di NewsCorp in Italia, Germania e nell’Est Europa, specializzato in innovazione tecnologica applicata ai contenuti televisivi e consulente di aziende televisive internazionali. Brunelli, che è anche founder di start up nel settore editoriale, analizza l’attuale panorama televisivo e individua le sfide a cui saranno chiamati nel corso di quest’anno i principali operatori del settore.

A dicembre ha debuttato Infinity, piattaforma Mediaset che mette a disposizione in streaming più di 5mila titoli di film in Hd. A primavera si attende River, analoga iniziativa di Sky, e ultimamente si è molto parlato di un possibile sbarco in Italia della web tv americana Netflix. Sarà l’anno della tv su Internet?

Sarà l’anno del consolidamento di una serie di elementi già avvenuti in passato. Infinity, la futura River e anche esperienze come Chili Tv, spin-off di Fastweb guidato da Stefano Parisi, Cubovision, la videoteca digitale di Telecom Italia, o anche Apple Tv, non fanno che proporre a determinati segmenti di mercato contenuti televisivi già esistenti ma in modalità diversa. Se guardiamo indietro, la prima vera rivoluzione è avvenuta ad inizio 2000 con la tecnologia Nds di Sky, in sostanza quella che ha consentito, debellando la pirateria, lo sviluppo del modello pay tv digitale basato sull’offerta al cliente di contenuti in esclusiva ad alto valore qualitativo su canali lineari, cioè con palinsesto preconfezionato dai broadcaster: in pratica film in esclusiva a ridosso all’offerta cinematografica (quindi più ‘freschi’), serie tv e documentari particolarmente interessanti e partite di calcio in life time. Dal 2006 è iniziato il processo che ha portato all’avvento del digitale terrestre: un’innovazione che ha reso possibile un’ulteriore variazione nel panorama televisivo italiano e, dal punto di vista del cliente, ha significato il proliferare dell’offerta televisiva. Quindi direi che i grandi mutamenti sono già avvenuti. A latere, ci sono altri snodi di cui tener conto: da un lato, l’avvento dell’alta definizione che ha contribuito a migliorare la qualità percepita da parte dell’utente, dall’altra i video registratori digitali e il debutto della visione della tv in mobilità attraverso i tablet, che hanno reso i contenuti disponibili quando e dove si vuole.

La web tv sarà il prossimo passo?

In realtà già esiste. L’esperienza più eclatante è YouTube: è un dato di fatto che questa piattaforma di proprietà di Google, da un lato sia usata dagli utenti per promuovere propri contenuti televisivi, dall’altro sia il canale preferito da produzioni televisive per proporre contenuti originali pensati appositamente per l’audience sul web. Non è ancora un broadcaster, certo, ma se guardiamo alle modalità di fruizione si può tranquillamente definire, a mio parere, una web tv. Poi molti dimenticano che esiste già un’esperienza diffusa di Internet tv ed è legata al settore porno. Gran parte dell’innovazione tecnologica relativa alla televisione – la multicanalità, la tv on demand, gli abbonamenti, le piattaforme dedicate – sono un’esperienza consolidata nell’offerta pornografica. Di fatto la rivoluzione che ci si aspetta da Infinity, River e, quando arriverà in Italia, da Netflix, è già avvenuta, solo che riguarda un settore molto di nicchia e un pubblico la cui ampiezza deve essere ancora ben valutata. In realtà la vera discriminante per l’innovazione televisiva nel 2014 sarà, ancora una volta, il contenuto.

Perché i contenuti sono così cruciali per il futuro della televisione?

I contents si possono racchiudere in quattro categorie: l’informazione, l’intrattenimento in generale, lo sport, i film e le serie tv. L’informazione ed il relativo approfondimento resterà appannaggio della tv generalista, che continua ad avere un ruolo fondamentale anche nell’intrattenimento, fatti salvi alcuni grandi eventi prodotti da Sky. Lo sport resta un terreno essenzialmente coperto da Mediaset e Sky. Rimangono le due grandi variabili che possono determinare cambiamento: film e fiction.

E qui torniamo a Netflix, Infinity e River, che propongono e proporranno film e serie tv online on demand. Quali possibilità di successo?

La partita si gioca su quantità e qualità dei contenuti e la vince chi sa fare bene questo mestiere. Netflix sembra proprio farlo bene. Lo dimostra, tra le altre cose, il ragionamento che ha fatto sulla pirateria. In Italia il comparto in cui i pirati informatici sono molto attivi è proprio quello dei film. Netflix ha fondato la propria offerta andandosi a studiare l’offerta di BitTorrent e altri siti pirata per capire cosa va a cercare la gente. Ha dimostrato in qualche modo di parlare la lingua dei clienti che vogliono vedere i contenuti sul proprio pc e sul proprio tablet. Il problema non è se Netflix avrà successo, ma quanto sarà grande questo successo. Il dubbio che rimane è quanto è grande il mercato italiano e quanti sono gli utenti disponibili a pagare una quota tra i 5 e i 10 euro per vedere film via Internet. È una bella sfida: a mio avviso il mercato c’è e il successo di Netflix dipenderà dalla sua capacità di capire a fondo questo mercato e usarlo in maniera corretta.

E per quanto riguarda l’innovazione negli strumenti di visione? Nel 2014 si imporrà definitivamente la smart tv?

La smart tv, che offre la possibilità di accedere sia al canale lineare sia a Internet, è sicuramente uno strumento utile, ma a mio parere riguarda essenzialmente il mercato dei single. Un utente che vuole accedere al suo Facebook guardando la tv lo farà preferibilmente se è da solo. Non è un caso che aumenti sempre di più il numero delle persone che guardano la televisione con il proprio tablet sulle ginocchia. La smart tv è un’idea fantastica nel momento in cui coniuga il segnale che arriva dal satellite, dal cavo e dal web, cioè permette attraverso un unico apparecchio televisivo di poter accedere a diverse modalità di erogazione del contenuto attraverso applicativi dedicati. Ma se viene venduta come possibilità di fare tante altre cose la trovo molto interessante ma non sarà questo l’elemento trainante della mia attenzione.

Eppure le proiezioni di vendita sono in costante ascesa.

A mio parere assomiglia molto più al turnover normale dei televisori. Del resto è piuttosto improbabile che oggi come oggi un cliente che vuole un apparecchio nuovo non compri una smart tv. Quindi funzionerà ma nella misura in cui i vecchi televisori verranno sostituiti con quelli nuovi. Trovo invece che potrebbero diventare molto interessanti proposte di “enhanced TV”, cioè la possibilità di completare ed arricchire la visione di un programma trasmesso in tv con contenuti esclusivi e personalizzabili accessibili solo via tablet. Altro esempio di fenomeno già in atto riguarda la possibilità di socializzare intorno ad un programma televisivo possibilmente “live”. In questo caso giocano un ruolo fondamentale i social network, primo tra tutti Facebook piuttosto che Twitter. Se la piattaforma di Mark Zuckerberg riuscirà a migliorare l’esperienza dei gruppi d’ascolto, che ritengo ad oggi non ancora all’altezza delle esigenze degli utenti, i tablet, e non le smart tv, avranno un ruolo fondamentale almeno nel breve periodo.

E cosa dire di un’altra innovazione di cui si parla molto negli ultimi tempi: l’altissima qualità, ovvero i televisori 4K?

Il futuro sarà determinato non dagli apparecchi televisivi ma, anche in questo caso, dai contenuti 4K. Facciamo un piccolo passo indietro e guardiamo all’introduzione della tecnologia 3D. Stanno iniziando ad essere immessi sul mercato apparecchi televisivi che consentono di vedere le immagini in tre dimensioni senza gli appositi occhiali usati finora, ma c’è un problema relativo ai costi, che sono elevati. Il volume di vendita deve essere tale da poter giustificare e ripagare gli investimenti ma al momento non c’è grande richiesta di apparecchi che prevedano questa tecnologia. Dunque l’offerta 3D da parte degli operatori sta crescendo sì, ma molto lentamente. Peraltro la scelta di un operatore o broadcaster da parte di un utente non sarà mai dovuta soltanto all’offerta 3D, che lo renderà certamente soddisfatto ma non è l’elemento determinante. È il contenuto che può determinare il vero cambiamento. Tornando al 4K: è un passaggio estremamente interessante nel modo in cui l’utente vede la tv ma avrà tempi molto lunghi. La catena televisiva funziona in questo modo: qualunque sia il terminale, il cliente vedrà quello che è stato pensato per essere a un determinato livello di qualità. Un contenuto prodotto in bassa qualità si vedrà sempre ‘male’ anche se inserito in un apparecchio tv dotato di funzionalità estremamente elevate. Se compro un televisore 4K ma vedrò contenuti non 4K sarà stato molto bravo il venditore, ma io non avrò esattamente quello per cui ho pagato. Per non dimenticare poi un problema di fondo. Trasmettere in 4k vuol dire occupare circa 4 volte la banda necessaria per l’Alta definizione: oltre al costo c’è un problema di disponibilità fisica di capacità trasmissiva che non è infinita.

Tempi biblici, dunque, nell’affermazione di nuove tecnologie?

No, piuttosto un problema di effettivo vantaggio competitivo rispetto al livello di business sottostante, e di effettiva soddisfazione da parte del cliente. Soddisfazione che potrà effettivamente determinare le sue scelte, quindi spostare il mercato in una direzione o nell’altra.

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