Diario da Pechino

TUS Star, viaggio dentro il più grande incubatore al mondo

Oltre cinquemila startup incubate, 27 aziende quotate in borsa e un fatturato che supera gli otto miliardi l’anno. Ecco come funziona il polo tecnologico cinese che ha stretto un accordo di collaborazione con il PoliHub. Il racconto di due protagonisti dell’operazione

Pubblicato il 24 Feb 2017

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La sede di Thus Star, l’incubatore di startup più grande al mondo

PoliHub, l’incubatore gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano, ha siglato, giovedì 23 febbraio, un accordo di collaborazione con il più grande incubatore al mondo: il cinese Tus Star. EconomyUp ha raccontato i momenti più importanti della giornata, svelando anche i dettagli dell’accordo, tramite le parole di Stefano Mainetti – consigliere delegato di PoliHub – presente a Pechino. La seconda giornata di incontri invece è stata dedicata agli approfondimenti volti a definire i passi operativi dell’accordo di collaborazione appena siglato. È stata anche l’occasione per visitare le strutture di Thus Star e comprenderne il modello operativo. Ecco la testimonianza dei rappresentanti di PoliHub a Pechino.

Durante questa seconda giornata di lavori, abbiamo avuto l’occasione di incontrare i direttori generali di TUS Star Incubator per i poli di Pechino, Shanghai, Xi’an, Chengdu nonché il direttore degli investimenti nell’area new materials. La strategia di TUS Star è basata sullo sviluppo di una rete di incubatori specializzati in diversi settori e delocalizzati in aree strategiche definite a livello governativo.

Uno di questi è l’incubatore di Shanghai, composto da otto diversi campus specializzati in molteplici ambiti. Quello di Xi’an opera in ambito agritech, mentre il polo di Chengdu si occupa di new media (foto in basso)

Le dimensioni di questi campus, se rapportate all’Italia, sono davvero impressionanti. TUS Star ha previsto, ad esempio, per il nascente campus universitario di Xi’an di oltre 3 milioni di mq, la costruzione di un polo tecnologico riprodotto nel plastico della foto in basso.

Il modello di incubazione di TUS Star
Si tratta di un modello che si è evoluto nei 22 anni di esperienza e oggi si basa su sei fasi distinte. La prima, denominata “Dream Course” (che attualmente coinvolge circa 2000 startup): offre ospitalità e un’attività di sensibilizzazione formativa sostenuta da appositi “grant” assegnati su base competitiva. La seconda viene chiamata “X Lab” (al momento con 1000 startup), a cui si accede a fronte di un investimento seed, ed è un percorso di messa a punto e verifica del modello di business. La terza, “TUS Star Plan” (al momento 1000 startup), è un percorso di accelerazione che richiede ulteriori round di investimento da parte di TUS Star. La quarta, “TUS Star Camp” (attualmente oltre 1000 startup), è la fase di scaleup e ha lo scopo di avvicinare startup e fondi di Venture Capital indipendenti da TUS Star. La quinta fase, “Diamond Plan” (al momento 44 startup) è la rappresenta il percorso di preparazione alla IPO (Initial Public Offering). La fase 6, detta “IPO” segue l’azienda una volta quotata in borsa: al momento 27 imprese sono quotate sulle borse di Shanghai, Shenzhen e New York.

La struttura della società
Anche la struttura societaria si è evoluta negli anni. Oggi esiste una holding (TUS Holdings) che controlla un gruppo di iniziative correlate. La proprietà è divisa in due: per il primo 50% appartiene alla Tsinghua University (tramite una holding strumentale) e per l’altro 50% a principali aziende cinesi. TUS Holdings opera attraverso diverse realtà ad essa correlate: TUS Star, l’incubatore, TUS Park, specializzata nel gestire il real estate dei parchi tecnologici, TUS Investments per gli investimenti nelle startup e TUS Education and Media per la gestione dei servizi.

Le caratteristiche di un modello virtuoso
Questo tipo di modello permette la gestione di iniziative strategiche di Paese per la creazione di parchi associati alle Università, specializzati nel trasferimento tecnologico e nella creazione d’impresa. La stretta collaborazione con aziende ed enti governativi favorisce lo sviluppo di piani strategici di lungo periodo e una sinergia tra formazione, innovazione e mercato. Inoltre, anche la raccolta di capitali di rischio è assicurata con continuità. Questi elementi permettono una gestione della crescita delle startup meno esasperata di quanto accada in altri ecosistemi ed il ruolo dei fondi di venture capital è contenuto e utilizzato solo nelle fasi necessarie. Basti pensare che le 27 società che sono giunte alla quotazione sono ancora sotto il controllo di TUS Star, quindi in grado di garantire un flusso continuo di dividendi. Il “sacro Graal” della exit non è dunque un’ossessione da queste parti, dove i capitali sono pazienti e si privilegia il bene di sistema su ritorni d’investimento in tempi brevi.

Impressioni e opportunità
La nostra impressione è che TUS Star costituisca una vera e propria infrastruttura di sistema per la Cina e le possa garantire un futuro da Paese innovatore e non più solo fast follower o low-cost. In un certo senso anche il motto scelto da TUS Star per proporsi alle startup riflette questa ambizione, facendo leva sulle 3 H di Health, Happiness and Harmony

Per PoliHub la collaborazione con TUS Star comporta un importante confronto sulle modalità operative e ci spinge a valorizzare le rispettive complementarietà. Per l’Italia, il mercato della Cina è sicuramente un fondamentale punto di riferimento sia per il numero e la dinamicità dei potenziali clienti, che per la disponibilità di capitali di investimento.

* Stefano Mainetti è consigliere delegato di PoliHub
* Marco Carvelli è head of corporate solutions di PoliHub

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