Open innovation

Enel.com, come un sito diventa vetrina della trasformazione digitale

Il primo operatore elettrico italiano cambia la sua presenza online pensando ai clienti e unificando il marchio in tutti i Paesi in cui è presente. È un pezzo di un percorso ispirato al concetto “Open Power”. «Da soli capiamo le cose parzialmente», dice l’amministratore delegato Francesco Starace

Pubblicato il 29 Set 2016

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Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, fra Isabella Panizza e Ryan O'Keeffe

“Aiutateci a vedere le cose che non vediamo”. Per Francesco Starace la presentazione del nuovo sito corporate Enel.com è una nuova occasione per riaffermare la visione con cui sta guidando l’azienda. «Da soli capiamo le cose parzialmente, ci sono angoli che non vediamo, intere fette di realtà che non contempliamo». È un inno all’open innovation quello dell’amministratore delegato del primo operatore elettrico italiano, seconda utility quotata in Europa con presenze in circa 30 Paesi. E non a caso il concetto che ispira la presenza di Enel nel mercato globale e la trasformazione in corso è “Open Power”.

«Open Power ci piace perché si presta a diverse interpretazioni», spiega Starace. «Nel digitale va letto verso l’interno dell’azienda e verso l’esterno. Esistevano già molti dipendenti che in modi diversi si erano organizzati in gruppi digitali per comunicare fra di loro. È un eccellente punto di partenza questa voglia e capacità di scambio. Quello che vogliamo portare è una coscienza e una maggiore strumentazione per esprimerla in maniera più efficace. Non vogliamo disciplinarla, questo flusso deve essere messo in condizione di funzionare al meglio. Verso l’esterno, invece, ci sono diversi gruppi di stakeholders, analisti, media, clienti, che cercano cose diverse. Su questo fronte mettiamo diversi sensori, vogliamo essere più ricettivi e aumentare il dialogo».

In questa visione il nuovo Enel.com diventa quasi una sorta di showroom in cui “esibire” e testare un approccio fondato sulla semplificazione, la trasparenza e la centralità del cliente. Sembrerebbe ovvio, ma non lo è stato finora per tante grande aziende, italiane e non. E per molti loro stakeholder. «Ogni anno a novembre incontriamo gli analisti.  Quest’anno sarà il 22 e per la prima volta introdurremo un nuovo tema strategico: la centralità dei milioni di clienti che abbiamo nel mondo, il modo diverso di entrare in relazione con loro, quello che stiamo facendo per realizzarlo, quanto digitali dobbiamo diventare per essere come loro, i nostri clienti», anticipa l’amministratore delegato di Enel.

La digital transformation è inevitabilmente un processo che comporta la mutazione di tutta l’azienda, a partire ovviamente dalla sua presenza digitale. Un percorso operativo partito un anno fa per rappresentare al meglio quel che Enel è non solo in Italia, per capire, come dice Starace, quel che abbiamo dentro e quello che fuori appare. Si è cominciato dal logo (“aveva scarsa utilità digitale), adesso tocca al sito poi sarà la volta delle declinazionali internazionali.

La homepage del nuovo sito Enel.com

Enel.com è ovviamente responsive e mobile first, colorato, dinamico e punta decisamente a dare visibilità alla presenza globale del gruppo, cercando di trasferire questo valore attraverso l’unificazione del brand e della linea grafica. Le lingue sono l’italiano, l’inglese e lo spagnolo (i clienti che parlano quest’ultima oramai sono quanto quanti gli italiani…). Spazio e importanza viene data all’inspirational storytelling che sarà sviluppato su due keyword: sostenibilità e innovazione.

Si partiva da una situazione molto complessa. «Quasi 200 siti nei diversi Paesi in cui siamo presenti», racconta Ryan O’ Keeffe, Director of Communications. Non c’era un chiaro e forte messaggio di gruppo. Dal 2017 ci sarà un solo brand per tutti, un protafoglio di siti efficenti e client centric, un mood grafico comune». Non è stato e non è un lavoro semplice. «La sfida è trovare un equilibrio glocal: immagine globale da una parte, adattamento locale dall’altra». «Abbiamo lavorato come fossimo una startup», dice Isabella Panizza, Head of global Digital Communications. «Con un approccio lean, un team che prevede una persona di digital communication in ogni Paese e un set di template in cui calare le esigenze locali». Parla della Global Design Library, una scatola di Lego dove ogni country può trovare i mattoncini necessari per costruire la sua presenza digitale.

Nel percorso di semplificazione è prevista anche l’unificazione del sito corporate e di quello commerciale: un unico touch per tutti gli stakeholder del gruppo. Dopo l’accensione di Enel.com nell’ultima country (Russia prima di Natale) partirà un test in Romania, Paese scelto per la propensione al web, la disponibilità di una delle reti più veloci d’Europa

Il cantiere è sempre aperto. Perché la trasformazione richiede tempo per diffondersi a tutti i livelli di un grande gruppo e modificare processi e modelli organizzativi. «In verità il processo è cominciato molto prima di un anno fa», ricorda Starace. «Nel 2014 ci siamo chiesti: che cosa stiamo facendo di sbagliato? Per esempio investire in impianti inquinanti o in in impianti che non hanno valenza commerciale. Abbiamo quindi cominciato a fare scelte diverse, non per ragioni ideologiche ma di business. E adesso siamo in una fase di transizione responsabile in cui cerchiamo di capire che cosa fare con quello che abbiamo».

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