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Open innovation, 6 libri da leggere per capire cos’è

Dal volume dell’economista che ha coniato il termine a quello che propone la “fusione” con il crowdsourcing. Ecco i titoli internazionali di management da leggere per entrare nel mondo dell’innovazione “aperta” e accrescere la competitività aziendale

Pubblicato il 11 Ago 2016

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Se le imprese vogliono aumentare di competitività devono fare ricorso a competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno – in primis startup, università, istituti di ricerca, fornitori, inventori, programmatori, consulenti – per creare più valore e competere meglio sul mercato. È la chiave dell’open innovation, termine coniato dall’economista Henry Chesbrough. Proprio Chesbrough, 59 anni, direttore esecutivo del Center of the Open Innovation e professore alla Haas School of Business all’Università di Berkeley in California, è autore di un saggio sulla materia intitolato “Open innovation”, termine che lui stesso ha coniato. Di seguito la sintesi del suo volume insieme ad altre letture consigliate per approfondire l’argomento. Si tratta di professionisti che affrontano il tema nell’ambito dei servizi finanziari (Fasnacht), puntando sull’importanza della rete (Sloane) e focalizzando l’attenzione prima sui fallimenti – e solo dopo sui successi – di un’azienda (Adner). Ad ogni modo, tutti loro offrono una serie di spunti interessanti per comprendere il concetto, non solo sulla carta, di innovazione aperta. Convinti che, oggi, sia l’unica strada percorribile.

♦ 1. Open innovation di Henry Chesbrough (Harvard Business School Press)
Pubblicato nel 2003, il volume – il cui sottotitolo è “The new imperative for creating and profiting from technology” – si concentra sul mutamento del modello di innovazione tradizionale, che può essere definito come “closed innovation”, verso nuovi paradigmi che aprono ad una ricerca d’innovazione oltre i confini dell’impresa. L’auspicio dell’autore, che descrive una serie di teorie e modelli offrendo una guida per l’implementazione di idee e strategie, è far sì che le aziende possano virare da una visione basata sul prodotto a un concetto di business orientato al servizio. Docente presso l’Esade di Barcellona e della Haas school of business di Berkeley, California, Chesbrough, classe 1956, è coordinatore del Program of open innovation. Il suo libro è considerato tra i best seller sul management nel mondo anglosassone.

♦ 2. Open innovation in the financial services di Daniel Fasnacht (Springer)
Attraverso casi di studio, l’autore propone una serie di modelli business “aperti” nell’ambito dei servizi finanziari, tratteggiando un insieme di procedure utili al cambiamento strategico. Nel saggio di Fasnacht, attuale Chief Executive Officer della società tedesca Tom Capital, viene evidenziata l’importanza di un approccio “smart client”, flessibile, perseguendo il giusto equilibrio tra le necessità dell’utente (in questo caso si parla di clienti o azionisti particolarmente esigenti) e quelle IT dell’azienda. Senza dimenticare l’importanza di sviluppare un modello di consulenza globale, considerando che bisogna rivolgersi al mondo. Gli imprenditori, infine, devono fare proprie una serie di best practice per essere in grado di investire in molteplici direzioni strategiche. Basandosi sulla cultura dell’innovazione aperta.

♦ 3. The wide lens di Ron Adner (Penguin)
Consigliato dallo stesso Chesbrough, che lo definisce “un volume che ben integra open innovation e cambiamento dei modelli business”, il saggio di Adner prende il via da una valutazione: molte aziende falliscono perché agiscono con i paraocchi, ovvero sono troppo concentrate sul proprio percorso di innovazione e trascurano gli input esterni, dai quali dipende il loro successo, dimenticando ciò che significa essere competitivi. E ancora, spesso le imprese sono convinte di poter far bene tutto da sole – identificare a fondo le esigenze della clientela, fornire strumenti sempre più innovativi, stracciare i propri competitor – ma poi sul campo non ci riescono. A cosa sono dovuti i loro insuccessi? L’autore – docente alla Tuck School of Business (Dartmouth college, Hanover, New Hampshire) – cerca di fornire le risposte.

♦ 4. Open innovation research, management and practice di Joe Tidd (Icp)
L’innovazione aperta è per un’impresa come un vestito, su misura, da indossare alla perfezione. Dunque la ricerca dimostra che i nuovi modelli strategici sui quali occorre puntare differiscono per settore e azienda. La corposa pubblicazione curata da Tidd (docente universitario a Londra, Rotterdam e Copenaghen) – che ospita anche contributi di professionisti italiani, come Valentina Lazzarotti e Raffaella Manzini, dell’unità di studi su tecnologia, innovazione e sostenibilità dell’università Carlo Cattaneo di Varese – esamina i meccanismi che contribuiscono a determinare un percorso aperto al successo. Tenendo presente che, per sua natura, la ricerca d’innovazione serba dei limiti. Potenziali o meno.

♦ 5. Leading open innovation di Anne Huff, Kathrin M. Möslein, Ralf Reichwald (Mit Press)
Nell’ambito di un mercato globale e sempre più competitivo, le aziende devono abbandonare qualsiasi forma di convenzionalità. Compresa quella che le vede affidarsi esclusivamente a risorse interne. Prendendo spunto da realtà varie – una su tutti Wikipedia, ma anche Siemens e Nokia, che fanno dell’innovazione aperta un cardine – gli autori esplorano le possibilità di instaurare legami professionali per sviluppare prodotti, soluzioni e servizi al passo con i tempi. Il corposo testo (322 pagine) è arricchito da numerosi contributi, di carattere internazionale, provenienti dal mondo accademico e da quello manageriale.

♦ 6. A guide to open innovation and crowdsourcing di Paul Sloane (Kogan Page)
Il termine “crowdsourcing” deriva dalla fusione di due concetti: quello di “folla” e quello di “esternalizzazione di un’attività fuori dalla propria impresa”. Associandolo alla pratica di innovazione aperta, l’autore evidenzia quanto in tutto ciò la rete svolga un ruolo da gigante; oramai qualsiasi progetto passa attraverso le piattaforme online, strumenti ideali per diffondere un’idea e aggregare gruppi di professionisti. Sloane, classe 1950, relatore di fama internazionale, affronta nel libro (pubblicato nel 2011) il tema del connubio web-democrazia, sottolineando che le aziende non hanno scelta: se vogliono crescere, e non restare indietro, devono adeguarsi.

Per approfondire il tema dell’open innovation, conoscerla e soprattutto capire come guidarla e trarne vantaggio, si può far riferimento all’iniziativa del Gruppo Digital360: una piattaforma che a 360° tocca tutti i temi dell’innovazione aperta.

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