Scenari economici

Perché ritirare le monete dalla circolazione può essere innovativo

Un’economia senza moneta metallica e cartacea permetterebbe alle banche centrali di adottare politiche monetarie di una nuova generazione, le NIRP, Negative Interest Rate Policy, basate sul tasso di interesse negativo: un possibile stimolo per i consumi. Ecco cosa accadrebbe

Pubblicato il 03 Feb 2016

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Mi rimprovera il direttore di EconomyUp, Giovanni Iozzia, perché parlo troppo di banche centrali e poco di innovazione. In questa occasione spero di farlo felice perché, nonostante continui a parlare di moneta, lo faccio nell’ambito delle problematiche che stanno a cuore a entrambi: innovazione e moneta.

Se vuoi parlare di ‘moneta e innovazione’ non puoi che cominciare con il chiederti che cosa sia moneta. In questo caso, come in altri che ho segnalato in passato, la risposta è solidamente presente in tutti i libri di testo di economia: la moneta è qualunque cosa possa assolvere alle quattro funzioni cui deve assolvere, appunto, la moneta: unità di conto, mezzo di scambio, mezzo di estinzione dei debiti, mezzo di detenzione della ricchezza. Tutto qui (!).

Il quesito successivo non può che essere: e come si misura la quantità di moneta in circolazione? Beh, ci sono delle convenzioni. Per esempio, si è largamente d’accordo che la forma più liquida di moneta, che chiamiamo M1, sia costituita dalla somma di moneta metallica, moneta cartacea, e depositi a vista presso le banche commerciali e gli uffici postali (a sua volta la somma di moneta metallica e moneta cartacea l’abbiamo denominata ‘il circolante’. Si stima che nel Regno Unito l’ammontare di circolante pro capite sia di circa 1500 sterline, negli Usa di circa 2000 dollari e circa 2000 euro nell’Eurozona).

Non c’è bisogno di addentrarsi in una discussione dettagliata di questi argomenti, visto che il quesito che voglio sottoporre all’attenzione dei lettori è il seguente: e se moneta metallica e moneta cartacea venissero ritirate dalla circolazione? (Ovviamente il loro equivalente verrebbe accreditato presso il conto corrente del detentore). Se fossero accettati soltanto pagamenti effettuati attraverso plastica, mobile, touchless e mille altre diavolerie già largamente diffuse?

La domanda non è affatto fuori dal mondo come potrebbe sembrare a prima vista. Come mostra la definizione data sopra, la moneta è una convenzione. E la convenzione dura fino a che viene rispettata: in breve, il giorno in cui la banca cui vuoi pagare in contanti la rata del mutuo dovesse dirti che non considera più moneta metallica e moneta cartacea un mezzo di estinzione dei debiti, beh, la vita si farebbe difficile, no? A meno che, ovviamente, tu non abbia un conto corrente su cui versare quella liquidità circolante.

Per avviare la discussione possiamo dire che ci sono diversi livelli a cui si può provare a rispondere. Anzitutto la nostra reazione culturale alla notizia: bene, ho letto e sentito dire, fine dei pagamenti in nero e della criminalità. Normale, in un paese in cui la criminalità è la norma, questa è necessariamente la nostra prima reazione istintiva, istintiva perché diffusa e legittimata come rilevante e intelligente dai mezzi di comunicazione di massa.

C’è poi la riflessione di carattere sociologico: e quelli che un conto corrente in banca non lo hanno? Sono tanti. E quelli che non sanno usare lo smartphone neanche per telefonare? Sono tanti. E quelli che la plastica l’hanno perché gliela ha imposta la banca per fregar loro la commissione, ma non l’hanno mai usata? Sono tanti. Occorrerà prendere cura di queste persone e dei loro problemi, ma siamo ancora nel regno del fattibile. E occorrerà pensare seriamente agli effetti sulla libertà del singolo di detenere la propria capacità di acquisto nella forma che desidera. Tanto per dirne una.

Il problema vero sorge quando pensiamo al perché e a chi vengano in mente idee tanto balzane come l’eliminazione del circolante. Ecco, in breve, la risposta, prima al perché e poi al chi.

Sappiamo tutti che la politica monetaria espansiva adottata dalla Fed nel 2008-2014 e dalla Bce 2011-2016, e nonostante le sparate verbali di Draghi, non sta producendo un granchè di effetti sull’economia reale: tassi di crescita anemici, disoccupazione giovanile alle stelle, occupazione alle stalle. Perché queste politiche non stanno dando i risultati sperati? Perché, si dice, esiste il circolante. O, meglio: la ragione per cui pensavamo che esistesse un limite inferiore al tasso di interesse, lo zero percento, è l’esistenza del circolante; e se il circolante venisse abolito allora quel limite non esisterebbe più, e i tassi potrebbero tranquillamente essere spostati in territorio negativo. Il che è una bomba, no? Il ragionamento di basa sul fatto che se non esistesse la possibilità per il pubblico di detenere circolante, allora non esisterebbe limite inferiore al tasso di interesse.

Questa proposizione non è irragionevole: se ho la possibilità di detenere circolante e la mia banca mi offre dei tassi di rendimento negativi sul mio conto corrente, tutto quello che farò sarà aumentare la quota di potere d’acquisto che detengo in forma di circolante e ridurre quella che detengo in forma di conto corrente. Giusto? Giusto. Debbo solo identificare una banca che mi faccia pagare poco, relativamente alla tassa che un tasso negativo rappresenta sulla consistenza del mio conto corrente, per una cassetta di sicurezza o, al limite, fare come il vecchio zio che, non fidandosi delle banche, teneva circolante nascosto in una damigiana in cantina, tra altre damigiane dal contenuto meno deprimente.

Ma supponiamo ora che la nuova convenzione non preveda l’esistenza di circolante (e senza prendere in considerazione le questioni, pur serie, che sopra ho definito ‘sociologiche’). In questa nuova situazione non avrò modo di evitare il prelievo che la banca farà ogni giorno sul mio conto corrente pagandomi un tasso di interesse negativo (oltre le commissioni, ovviamente). E allora che faccio? Beh, spenderò di più!! Terrò il mio conto corrente al minimo indispensabile, comprerò più beni e servizi, crepi l’avarizia (e crepi la banca, sento molti dire, ma invito queste persone a pensare alla profittabilità di una banca che non tratti circolante…). E poi: non è mica detto che debba mangiarmi tutto, posso anche ben spendere per comperare titoli finanziari, azioni e obbligazioni e fondi comuni di investimento, no? Facciamoli girare, ‘sti soldi… anche se di ‘soldi’ nel senso in cui usiamo oggi l’espressione non potremmo parlare più.

L’implicazione di portata veramente storica di un’economia senza circolante sarebbe, sembra, che le banche centrali potrebbero adottare politiche monetarie di una nuova generazione, le NIRP, Negative Interest Rate Policy. Il ragionamento è quello esposto sopra.

Ecco illustrato, per sommi capi, il perché eliminare l’uso del circolante potrebbe essere la prossima svolta nella politica monetaria. E il chi l’ha pensata, chi va pensando queste innovazioni? Due nomi per tutti: Willem Buiter, PhD da Yale e da qualche anno capo economista di CitiGroup, e Andy Haldane, MA da Warwick e capo economista della Banca d’Inghilterra. Mica pizza e fichi.

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