L’Italia una start up nation? Si può, rafforzando il quadro normativo

Coinvolgere il mondo industriale nel sostegno alle start up con premialità fiscali in una logica BtoB, coinvolgere le Regioni e le realtà locali, attivare un fondo dei fondi: così si può creare un’integrazione tra imprese giovani e imprese mature

Pubblicato il 08 Lug 2013

Federico Barilli

Federico Barilli è il  Segretario Generale di Italia StartUp

Italia Startup accoglie con soddisfazione l’allargamento dei criteri che classificano le startup innovative. L’argomento era già stato oggetto di provvedimento normativo nella precedente legge “Crescita 2.0“, poi rivisto e ampliato nel recente decreto lavoro (DL 76/2013). Più volte avevamo posto al Ministero e al Legislatore l’esigenza di allargare i criteri, per non limitare la possibilità a tante startup di poter accedere alle agevolazioni previste, iscrivendosi all’apposito registro dedicato. Ci fa piacere riscontrare che le nostre istanze, frutto di tanti segnali di scontento ricevuti dal mercato, siano state ascoltate e recepite.

Il nostro auspicio, a questo punto, a completamento di quanto previsto dalla Legge approvata dal precedente Governo e Parlamento, è che vengano varati i due regolamenti relativi agli sgravi fiscali per chi investe in startup e al crowdfunding. Si aprirebbero così nuove opportunità di investimento sia per la finanza “dedicata” (venture capital, business angels, ecc) che per le imprese. E, grazie al crowdfundig, potrebbero essere coinvolti nuovi soggetti di investimento, sia internazionali, sia nazionali, inclusi i cosiddetti “family and friend” cioè singoli investitori, che credono nello sviluppo delle nuove imprese innovative e che possono partecipare a forme di investimento allargato, con importi anche limitati.

Chiusa questa prima importante fase normativa, si apre la cosiddetta “Fase 2” che, a nostro giudizio, dovrebbe prevedere: a) l’attivazione di un cosiddetto “fondo dei fondi” con garanzie da parte dello stato, per limitare il rischio di investimento da parte dei soggetti privati che vogliono finanziare le startup; b) un coinvolgimento più consistente del mondo industriale, con premialità fiscali per progetti di filiera, distrettuali o di reti d’impresa, a sostegno delle startup, in una logica “business to business”; c) una presenza/coinvolgimento importante del livello territoriale, Regioni in primis, molte delle quali hanno già sviluppato progetti a supporto delle nuove imprese, che vanno quindi potenziati e integrati, nella logica delle filiere produttive, di cui al punto precedente.

Il quadro normativo sarebbe così rafforzato e completato, consentendo anche all’Italia di poter aspirare a diventare una “startup nation”. Con un modello però originale, frutto soprattutto di un’integrazione tra imprese giovani e imprese mature, secondo la logica della contaminazione di modelli e di competenze.

Federico Barilli è il Segretario Generale di Italia StartUp

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